Capitolo dieci. - "Fiorire."

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Vivere una vita in bianco e nero non era una delle cose più belle che ti potessero capitare. Il fatto non riuscire ad essere amati dalle propria famiglia e dall'essere in generale, faceva male. Più gli anni passavano e più tu eri malato, più questa cosa te l'appesantivano.

Avere un crollo emotivo in questi giorni mi rese veramente impreparata. Il sonno iniziava a farsi sempre più assente, le occhiaie avanzavano sul mio viso cadendo quasi ai miei piedi.

Non stavo bene.

Per niente.

Avere un amore così grande davanti e perderlo nel giro di giorni, era una cosa che sicuramente mi aveva destabilizzata senza alcun dubbio. Mi sentii malissimo, vuota. Come se fossi un semplice sacco senza ossa e organi.

Non capivo esattamente perché ma non dovevo preoccuparmi per nessun motivo visto che ero una donna forte e che sicuramente sarei riuscita a dare una svolta a questa mia situazione sentimentale.

«Maledizione!» un forte senso di nervosismo invase il mio corpo, buttando all'aria la prima cosa che mi capitava sotto tiro. Urlai isterica, non sopportavo più quella situazione, volevo salvare a tutti i costi tutti. Il mondo intero meritava di essere salvato e l'unica persona che poteva farlo, ero io.

Shawn Mendes, Melanie Martinez, Ashley Frangipane e Austin Mahone.

Quattro nomi che mi rendevano la mente offuscata dalla troppa rabbia. Il dolore dell'amore sottratto, mi devastava, mi faceva annegare in un mucchio di lacrime che ancora non uscivano.

Questo mi sentivo, forse una donna vuota, senza meta, senza vita e senza amore. Mi chiesi cento volte se Camila respirasse ancora quei minuti della sua vita. Mi chiesi se fosse ancora viva, e pronta a combattere per la sua libertà.

Ma non ricevetti una risposta.

Forse era morta e io non sapevo minimamente che cazzo fare, se continuare il tragitto oppure fermarmi qui e lasciar perdere.

Averei perso tutti, forse.

Allyson, Troy.

Due persone che mi hanno aiutata a vivere e a non morire quando c'era da farlo.

Mi passai una mano sotto all'occhio destro, portando via una lacrima. Un'altra lacrima, cadde per terra dal mio occhio sinistro.

Non appena toccò il suolo, mi venne un colpo fisso al cuore, facendomi bloccare il fiato. Mi guardai le mani che a vista d'occhio si riempivano d'acqua. La stessa che usciva dai miei occhi.

Guardai un altro punto fisso, sperando di darmi una risposta.

Ma dovevo darmela entro subito.

Dovevo combattere ancora.

E sacrificare la mia vita se necessario.

Avrei avuto la possibilità di morire e di conseguenza fiorire, il mio corpo morto avrebbe dato vita sicuramente a nuova vita.

Cosa che non mi sarei mai tirata indietro di fare.

Dovevo morire e fiorire.

Mia figlia è nata e doveva crescere.

E io, sarei stata l'unica persona capace di portarle a termine il suo ciclo vitale.

Dovevo combattere per l'amore mio e della mia futura moglie Camila, per Allyson e per il suo ragazzo Troy. Avrei lottato come una tigre che lotta per la sua libertà.

Sicuramente, ci sarei riuscita.

Forza Lauren; la resa dei conti era alle porte.

Camila Cabello's P.O.V.

Guardare la parete completamente nera mi dava un senso di vomito. Sentivo gli occhi uscire dalle orbite.

Mi chiesi se Lauren fosse riuscita a trovare una soluzione oppure che avesse deciso di lasciar perdere.

Lauren ed Ally erano le mie uniche due speranze. Non appena una catena avvolse il mio collo, mi sentii tirare, facendomi sollevare. Austin Mahone mi stava guardando. «Che dici, di divertirci un po'?»
«Direi di no... Mi stai facendo male.» dissi io iniziando a lacrimare e ad essere senz'aria.

«Non mi interessa se ti sto causando dolore, Camila. Credo che una scopata con me e Shawn di farà bene, anzi, più che bene.» mi sorrise lui e io negai con gli occhi piani di lacrime. «Tutto questo davanti a tua figlia, che dici?»

Solo in quel momento mi sentii uno schifo, un giocattolo. Peggio di quando Lauren mi usava.

Almeno lei qualcosa di tenero sotto lo aveva.

Venni trascinata via, lontana da quella stanza.

Ero pronta a soffrire per l'ennesima volta.

Lauren Jauregui's P.O.V.

Ally venne nuovamente da me, guardandomi in faccia, tenendo un'espressione piuttosto triste ed amareggiata. Non la capii molto, volevo che mi spiegasse. «Che c'è ora?»
«Mi sono rotta, lauren.» disse lei. «Di Troy, intendo.» sussurrò e io corrugai le sopracciglia. «È strano e non riesco a darmi una cazzo di spiegazione, veramente.»

«Mh?»

«È sempre al cellulare, mi ignora. È in chiamata ogni ventiquattrore. Non lo capisco più. Non era così prima.»

Pensai un po' a quello che poteva succedere. «Effettivamente, qualcosa non mi sta tornando. Le probabilità che ci sia qualcosa sotto sono belle che alte, secondo me.»

Ally alzò lo sguardo. «Cosa pensi?»
Inspirai. «Come abbiamo visto e come tu mi hai detto, lo stipendio di Troy è buono, giusto?»
«Sì.»
«Con quanto è partito Troy per questo viaggio?»
«Tremila dollari, sicuro.» mormorò lei. «Non usa carte di credito.»
«E come ha fatto a pagarci le camere di quell'hotel?»

Ally rimase in silenzio.

«Ally, qui le cose non tornano, secondo me ci sono troppe cose sotto. Non si capisce... Ma sono sicura al cento per cento che lui collabori con qualcuno di queste persone e che ci sta portando al macello.» dissi io.
La bassa sembrò rimanere seria. «Non lo so, credi veramente?»
«Beh, stranamente, ci spostiamo e lui è al telefono. Arriviamo alla rotta, lui è al telefono di nuovo. Perché? Chi deve tenere aggiornato?» le spiegai.

Allyson con testa bassa iniziò a ragionare. «Che cazzo... Potrebbe essere.» disse. «Però... Non credo che Troy potrebbe mai farlo.»
«Lo so, tu la pensi così perché sei innamorata e lo capisco. Ma ti giuro sul mio culo enorme che... Troy collabora per eliminarci.»
«Devo chiede-...» la bloccai.
«No. Non chiedergli niente. Ascolta me, facciamo finta che niente fosse successo, andiamo spedite ma con la consapevolezza che qualcosa potrebbe accadere.»

Ally annuì tristemente.

«Non voglio mettermi in mezzo negli affari tuoi e del tuo ragazzo. Ma non so cosa pensare.»

«Pensare cosa, Lauren?» chiese la voce maschile dietro le mie spalle.

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