Ultimo Capitolo

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Etvoilá, salve persone, vampiri, lupi, streghe o ibridi
Ebbene sì siamo arrivati, finalmente e non senza sforzi, all'ultimo capitolo della storia, spero di cuore che vi piaccia, purtroppo non credo che ci sarà un seguito anche perché vorrei concentrarmi su altre storie, più mie invece che FanFiction, che vi invito se avete tempo e voglia ad andare a vedere
Bando alle ciance vi lascio alla lettura

Era passata circa una settimana da capodanno.
Io iniziano ad essere agitata, avevo paura.
Stavamo a casa di suo fratello Elia, ma volevamo trovare il modo di andarcene.
Stando a quando diceva Kol più stavamo con Elia è più era probabile che Klaus ci trovasse.
Non avevamo granché da fare, io cercavo di tenermi occupata mentre Kol cercava un posto dove andare a stare definitivamente.
Elia era un ragazzo particolare, enigmatico, sempre sulle sue, potrebbe stare anche antipatico all'inizio, non stava troppo a casa, doveva lavorare a detta sua, ogni tanto è venuta a trovarlo una ragazza, Hayley.
7 Gennaio
Kol torna a casa di fretta, dicendomi che dovevamo andarcene e in fretta, aveva saputo da un suo contatto che Klaus era diretto qui e noi non ci saremmo dovuti far trovare.
"Io preparo le ultime cose, te fatti trovare in aereoporto tra due ore, chiaro?"
Mi disse mentre iniziavo a fare i bagagli.
"Certo" risposi di rimando mentre usciva dalla stanza.
Allora avevo meno di due ore per farmi una doccia, prepararmi e raggiungere l'aeroporto per l'ora prestabilita.
Elia a quell'ora non c'era, e teoricamente non sarebbe arrivato che dopo la nostra partenza.
Mi domando se lui lo sappia o meno.
Prendo un paio di pantaloni, una felpa e il cambio dell'intimo e mi dirigo in bagno.
Cerco di rilassarmi quanto possibile mentre il getto d'acqua mi colpisce la pelle scivolando poi giù fino allo scarico.
Cerco di non pensare ai miei genitori, a mio padre in ospedale che aspetta solo di morire, a mia madre che ho lasciato sola insieme a Zelda, alle mie amiche che non hanno idea di dove sia.
Tutte persone che non ho potuto salutare, che non sanno niente e che devono continuare a non sapere, per quando questo faccia male, sempre meglio che scoprire la verità.
Se penso che all'inizio di quest'anno ero solo una normale ragazza di provincia, e adesso guarda, in Virginia in fuga da un vampiro millenario insieme ad un altro vampiro, che è anche il mio ragazzo.
Non riesco a trattenere le lacrime, crollo sotto il peso di tutta questa situazione del cazzo.
Mi sbrigo a finire, mi vesto ed esco dal bagno coi capelli ancora bagnati.
Mi blocco a metà strada tra il bagno e il letto con la valigia ancora aperta, sentendo il suono dello scricchiolio del pavimento in legno.
"Guarda chi si rivede" mi giro di scatto spaventata.
Klaus ci aveva trovati, ed era arrivato prima del previsto.
Rimasi paralizzata non riuscendo più a muovermi mentre lui mi si avvicinava.
Mi si accosta di fianco sussurrandomi all'orecchio per poi rivolgermi uno dei suoi sorrisi da psicopatico narcisista maniaco del controllo che pensa e sa di aver già vinto e ottimo ciò che voleva.
"Tranquilla non ho intenzione di ucciderti, per il momento, voglio solo parlarti"

All'orario stabilito con Kol, mi feci trovare, come aveva chiesto, in aereoporto con la valigia pronta a partire.
Klaus non poteva soggiogarmi, e questo lo sapeva anche lui.
Purtroppo questo non fa che peggiorare la situazione, perchè mi rende coscente di quello che sta per accadere, avrei voluto che potesse soggiogarmi, così da potermi dimenticare tutto una volta finito, ma a quanto pare aveva anche scoperto, mentre ci cercava, il motivo per cui sembravo immune alla cosa.
A quanto pare il mio sangue non era cento per cento umano, ma da qualche parte nella mia famiglia da parte paterna si trovano streghe e stregoni.
A quanto pare non possiamo essere soggiogati, qualcosa a che fare con incantesimi di protezione o altro.
Grandioso, l'unica volta nella vita che mi sarebbe servito a qualcosa essere un umana scopro che discendo da delle streghe.

In pochi minuti Kol mi venne in contro
"Allora sei pronta?" Mi chiese appena mi ebbe raggiunto.
"Prontissima" risposi io convinta "dove andiamo?"
"Italia, con scalo di 5 ore a Francoforte"
Wow, rimasi stupita, non mi aspettavo che pensasse a qualcosa come questa
Lui parve notare la mia incertezza.
"Tutto bene? Sei ancora sicura di volerlo fare?"
Cercai di farmi passare tutti i dubbi.
"Si certo, non mi aspettavo che andassimo così lontano, tutto qui"
Attraversammo i controlli e ci dirigemmo al gate che avrebbe aperto tra circa 40 minuti.
"Come facciamo con passaporti e visti?" Chiesi improvvisamente rendendomi conto, ricordandomi anche di vari racconti da certi miei amici sulle loro vacanze in Europa, di quanti documenti vari ci volessero per un viaggio oltre oceano e di come ci volessero anche uno o due mesi per averli.
Lui si girò verso di me e la sua faccia si trasformò, tiro fuori i denti e vidi le vene attorno agli occhi rendersi nere risaltando rispetto al resto della faccia. Ovviamente gliel'avevo già visto fare ma non so se mi sarei mai abituata alla cosa.
"Non ti preoccupare di questo, ci ho pensato io"
Sorrisi in risposta e rimanemmo ad aspettare in silenzio che aprisse l'imbarco mentre alcune persone del nostro volo erano già in fila nonostante mancassero 30 minuti, come se avessero paura che non ci sia posto per tutti.

10 minuti all'imbarco, mi stavo facendo agitata, ma cercavo con tutta me stessa di non darlo a vedere.
Alla fine ciò che stavo aspettando, ma che avevo sperato non succedesse mai, successe.
Accadde in fretta che quasi non mi accorsi di nulla.
In tutto l'aereo porto si scatenò il finimondo, gente che correva spaventata ovunque, vampiri diurni fuori controllo, poi c'eravamo noi, io e Kol.
Lui che cerco ti tirarmi fuori da quella situazione e io che sapevo non ci sarebbe mai riuscito, o forse non sarei riuscita io a far quello che dovevo e saremmo entrambi finiti delle mani di suo fratello.
"Seguimi!" Mi disse lui mentre correva fuori dall'aereoporto dirigendosi verso una macchina che sembrava essere lì apposta, come se avesse saputo che qualcosa sarebbe andato male e non saremmo potuti partire.
"Aspetta!" Tentai di gridare io mentre lui si girava verso la portiera posteriore per aprirla.
Iniziai ci una fila infinita di sussurrati "mi dispiace" mentre tirai fuori la daga che mi aveva in precedenza consegnato suo fratello per poi doverlo pugnalare al cuore.
Sinceramente non so neanch'io come sia riuscita a farlo.
Sul suo volto di dipinse un'espressione di dispiacere e rassegnazione mentre mi guardava gli occhio pieni di lacrime capendo che Klaus aveva vinto ancora una volta, che dopo mille anni vinceva sempre lui, aveva sempre ciò che voleva.
Mi accasciai insieme a lui con il volto pieno di lacrime fino a quando non arrivo di nuovo suo fratello a reclamare la vittoria.

Ed eccomi, quasi un mese dopo, vicino al letto di mio padre in ospedale, ancora lì tenuto in vita da delle stupide macchine, con appoggiato sul lenzuolo un vecchio libro, un qualche crimorio trovato in soffitta, tramandatoci da nonna Smeralda.
Tentai di trovare il coraggio per iniziare, stesi le braccia aperte in avanti e iniziai a intonare la cantilena in quella lingua antica in cui era scritta (che per quel che ne sapevo poteva essere latino come elfico).
Pochi minuti dopo mio padre apri gli occhi spaesato, senza capire in un primo momento dove fosse e come ci fosse arrivato.
Poi mi vide "I...Irine...?"
Avevo gli occhi gonfi e lucidi.
"Ciao papà" riuscì a rispondergli tra un singhiozzo e l'altro prima di scoppiare a piangere e buttarmi tra le sue braccia.

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