1: È normale

307 27 6
                                    

"Ho fatto un affare".
Questo era il primo pensiero di Athena tutte le mattine quando, uscendo dal suo sacco a pelo, saliva direttamente sullo skateboard.

Molto probabilmente era una cosa inutile, e avrebbe potuto utilizzare i suoi soldi per qualcosa di più pratico, ma che volete farci? Quando lo aveva visto lì, di fianco a quel vagabondo, che voleva usarlo come legna da ardere (non puoi usare uno skateboard per cose del genere!) non aveva potuto fare nient'altro che prenderlo, nonostante sospettasse che l'uomo non lo avesse ottenuto in maniera legale.

In cambio lei aveva scassinato una macchina per lui, cosa che le veniva sempre più facile grazie al suo potere.

Ancora mezza intontita e con molta voglia di rimettersi a dormire la ragazza iniziò a gironzolare per la città, senza pensare a nulla, quando...

Lo vide.
Un piccolo manifesto su un muro, beffardo, con su scritto: SCOMPARSA.
Sotto vi era una sua foto di qualche mese prima alla C.A.S.A, i capelli tagliati corti ed uno sguardo glaciale, gli occhi abilmente camuffati tramite un programma di Photoshop per farli sembrare normali e non troppo luminosi.

Per qualche secondo Athena rimase lì a fissarlo, cercando di metabolizzare il fatto che loro erano arrivati anche lì, poi in uno scatto isterico strappò violentemente il manifesto dal muro e lo accartocciò, gettandolo poi per terra fumante per colpa del calore che ora emanava la ragazza.

Guardandosi intorno sospettosa scappò via come un fulmine, il cuore che le martellava nel petto.

Dopo qualche isolato finalmente iniziò a ragionare, pensando al da farsi.
Non era di certo la prima volta che doveva fuggire.

                            .  .  .  .  .

Le imperfezioni del terreno le facevano tremare le gambe, mentre il cigolio dello skateboard riempiva le orecchie della ragazza in cerca di una macchina dalla quale "prendere in prestito" qualcosa.
Finalmente, in un parcheggio, trovò una Mercedes dall'aria molto costosa.

Cercando di non farsi notare la ragazza sbirciò dai finestrini non oscurati, e vide, sotto un lussuoso sedile di pelle, uno zaino malamente "nascosto";
Veramente i proprietari di quell'auto pensavano che cercare di mimetizzare uno zainetto potesse bastare per non avere tutta l'attenzione di scassinatori e borseggiatori con una macchina come quella?

"Illusi." Si disse la ragazza, mentre con una punta di rimpianto che la fece tentennare ma non rinunciare di preparava a scassinare l'autovettura.

Chiudendo gli occhi Athena vagò nelle profondità della sua mente, cercando il nocciolo del potere che le aveva procurato così tanti guai.
Subito avvertì il solito tremolio alle mani che accompagnava la sua "performance", poi iniziò a passare la mano (ora bluastra dall'energia che le scorreva nel corpo) su uno dei finestrini dell'auto.

Solo qualche secondo dopo avvertì il vetro sfrigolare come a contatto con l'acido.

L'energia della ragazza, oltre ad essere terribilmente distruttiva, era anche corrosiva se usata in maniera particolare; bisognava lasciarla "posare", lasciarle invadere le cellule ed i materiali come un parassita, lentamente e senza violenza.

Per Athena era estremamente complicato ciò: doveva trattenere qualcosa di cui aveva molta paura all'interno del suo corpo, e dopo vomitava tutte le volte, ma le consentiva di fare quello che doveva più facilmente.

Finalmente il vetro iniziò a piegarsi di se stesso, come se stesse appassendo, lasciando alla ragazza un varco abbastanza ampio da farci entrare mezzo busto.

Power: EnemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora