La ragazza si risvegliò avvertendo un vociare confuso vicinissimo a lei.
Strizzò le palpebre, tentando di mettere a fuoco almeno una parte di quelle figure dai contorni sfocati che la circondavano.
Nella sua conduzione solo una cosa era certa: il dolore.
Ormai era qualcosa di inimmaginabile, tanti che, per un attimo, desiderò la morte.
Quello dopo però, era già scivolata nell'incoscienza.****
Questa volta Athena si risvegliò stringendo tra le dita delle candide lenzuola fresche di bucato.
Doveva stiracchiarsi, ma non ne aveva voglia.
Non aveva voglia di fare nulla, in realtà; si sentiva stranamente bene, rilassata ai limiti del dormiveglia.Rimase così, a metà tra il mondo dei sogni e quello reale, fino a che un odore nuovo, più forte degli altri, le fece arricciare il naso:
Disinfettante.Pochi secondi dopo l'arrivo del nuovo odore percepì come un fruscio, per poi rabbrividire quando la gamba ferita venne a contatto con l'aria aperta.
Si stupì di non essersi accorta prima di avere la gamba fasciata, ma non ci diede molto peso: niente le pareva un problema, anche se una vocina fastidiosa nella sua testa continuava a dirle qualcosa che non capiva.La stessa persona che le aveva tolto le bende, stava ora provvedendo a cambiargliele.
Rilassò i muscoli, mentre chiunque altro fosse presente nella stanza completava la fasciatura con mani esperte e senza il minimo rumore.Si stava per riaddormentare, quando quella vocina fastidiosa riuscì a farsi largo tra la nebbia dei farmaci e degli antidolorifici somministratigli per la gamba;
"Ma dove diavolo sono?"
I ricordi di tutto quello successo a Genova la investirono come un treno, strappandola dal torpore.Si alzò come una molla, il petto che si alzava e abbassava a ritmo frenetico per colpa dell'ansia, ritrovandosi faccia a faccia con colei che stava armeggiando con la sua fasciatura.
Si guardarono negli occhi per un istante, poi l'infermiera si precipitò a premere un pulsante su quella che agli occhi di Athena era in tutto e per tutto una stazione di comando aliena, fissando insistentemente una flebo attaccata al suo braccio.
La ragazza non ci mise molto a capire cosa volesse fare la sconosciuta: Rispedirla nel mondo dei sogni.
Sopprimendo un gemito di dolore staccò la flebo, per poi protendere una mano verso l'altra e colpire.
Dal palmo di Athena partì un lampo di luce blu, il quale, velocissimo, andò ad impattare contro il petto della sconosciuta, facendola sbattere contro un muro.Tutti i macchinari di fianco a lei iniziarono ad emettere segnali acustici, come impazziti, finché la ragazza non riuscì a staccare tutti gli elettrodi e simili collegati al suo petto, che la rendevano simile ad uno stendi panni pieno di mollette.
Athena osservò con una punta di dispiacere la figura abbandonata per terra dall'altro lato della stanza, poi fece un respiro profondo, preparandosi al peggio: controllare la sua gamba.
Le bende con cui era stata parzialmente fasciata erano pulite, mentre per terra stavano abbandonate quelle vecchie e sporche di sangue secco che la donna non aveva fatto in tempo a buttare.Un po' goffamente Athena completò la fasciatura, per poi rivolgere un secondo sguardo alla figura priva di sensi contro il muro:
Non era morta, lo sentiva, ma di certo sarebbe rimasta k.o. per un po' di tempo, abbastanza per permetterle di uscire.Agitata, si guardò intorno:
Era in un'infermeria tanto spaziosa quanto vuota.
Di fianco ad ogni lettino vi erano degli apparecchi simili a quelli di fianco al suo letto, peccato però che fossero tutti spenti.I muri erano tutti di un bianco accecante, molto diversi da quelli a cui era abituata alla C.A.S.A., grigi e molto spesso anneriti da esplosioni (causate da lei) o pieni di crepe (causate da Jago).
Il ricordo del suo vecchio amico le provocò una stretta al cuore; cosa diavolo gli era successo?Cercando di scacciare la malinconia, Athena riprese a cercare l'uscita.
I muri erano tutti uguali, tranne uno, dipinto di bianco ma con un un rettangolo grigio alquanto simile ad un'uscita.Si avvicinò, cercando una maniglia o qualcosa di simile, ma non vi era assolutamente nulla.
Senza perdere tempo, Athena puntò entrambe le mani verso la porta, concentrata.Non poteva permettersi di sbagliare: il rumore causato dall'esplosione avrebbe richiamato l'attenzione di tutti gli sconosciuti presenti nell'edificio, e lei non aveva di certo bisogno di un pubblico.
Percepì l'energia che defluiva tutta verso le sue mani, e resistendo all'impulso di sfregarsi gli occhi per via della spiacevole sensazione provocata dalle sue iridi ora luminescenti, sparò l'ennesimo globo di energia.
Il frastuono fu peggio di come se lo fosse immaginato:
La porta, fatta in un materiale simile al metallo ma di cui non sapeva il nome, volò fino all'altro lato del corridoio, sotto allo sguardo atterrito...
Di due ragazzini.Erano più piccoli di lei di qualche anno, ma avevano la sua stessa espressione impaurita.
Dopo un attimo apparentemente interminabile quelli scattarono verso un' estremità del corridoio, ma Athena fu più veloce.Ne bloccò uno al muro con una mossa fin troppo simile a quella usata contro di lei da Jago, mentre puntava una sfera di energia pulsante al petto dell'altro.
<< L'uscita. Subito.>>
Ciao a tutti!!!!
Capitolo corto (di nuovo) ma abbastanza ispirato.
Spero vi piaccia la piega che stanno prendendo gli eventi, lasciate una stellina o un commento in caso affermativo e ditemi cosa ne pensate!!!
Che succederà?
Dove diavolo è finita la nostra Athena?
Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo!!!
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Power: Enemies
FantasySecondo libro della saga "POWER". Si trova un RIASSUNTO DEL PRIMO LIBRO all'inizio per coloro che vogliono iniziare la lettura da qui. Athena fugge senza una meta da quattro mesi. Cambia città continuamente, a bordo di treni e mezzi di fortuna, in u...