Dopo aver chiesto anche alla stazione del bus e aver ricevuto la stessa risposta della stazione ferroviaria, se la ragazza aveva mai avuto dei dubbi ora si erano dissipati: non era una coincidenza il fatto che fosse capitato proprio quel giorno lo "sciopero".
Si chiese come loro potessero aver bloccato tutti i mezzi che lei era in grado di prendere anche senza genitori e senza essere maggiorenne.
"Non essere stupida, Athena; qualche asso nella manica dovevano pur avercelo anche loro, oltre agli uomini super addestrati, gli scienziati pazzi e l'attrezzatura da milioni di euro...".
Zittendo quella vicina nella sua testa che purtroppo sapeva avere perfettamente ragione la ragazza si mise a sedere sul bordo di un marciapiede, sconfortata.
Era da sola e braccata come un animale, quante possibilità aveva di riuscire ad andarsene questa volta?Nessuna.
Una volta espresso quel pensiero, stranamente, si sentì meglio, come se accettare la sua fine imminente le avesse ridato forza.
Di rialzò in piedi, dirigendosi verso quella che le sembrava la strada più trafficata della zona.
Volevano trovarla? Bene, si sarebbe fatta trovare.Si incamminò a passo spedito, fino ad arrivare vicino al mare, in una strada turistica piena di gente in magliette colorate con scritto "I Love Italy" e altro.
Non sapeva dire quanta strada aveva fatto, ma ad un certo punto aveva visto loro.
Erano una nutrita comitiva di turisti in bermuda, maglietta e macchina fotografica, insomma, l'abbigliamento tipico per una vacanza.
Peccato che le loro facce non avevano nulla di vacanziero.Indossavano tutti occhiali da sole scuri, simili a quelli di Athena, sotto i quali si intravedevano gli occhi vigili occupati ad analizzare l'area.
Ad intervalli abbastanza regolari si giravano tutti verso il mare a scattare una foto.
Peccato che di foto ormai ne avessero fatte abbastanza da riempirci un album fotografico.La cosa più strana era la loro espressione: vigili e tesi, sembravano trovarsi sui carboni ardenti piuttosto che in "vacanza".
Alcuni di loro inoltre avevano un'aria familiare...
"Oh no" pensò Athena.
"Sono quelli di questa notte" .Incredibilmente molti degli individui lì davanti a lei erano gli stessi che aveva affrontato quella stessa notte, quelli che aveva colpito con un frisbee di energia.
Malignamente la ragazza pensò che avrebbe dovuto colpirli molto più forte, magari anche ...No.
Lei non avrebbe mai ucciso qualcuno volontariamente.
" E allora al barbone cosa hai fatto? L'hai "addormentato?" Le disse una voci a beffarda nella sua testa che prontamente scacciò via scrollando il capo.Pochi secondi dopo però la ragazza si irrigidì, un nuovo pensiero peggiore dei precedenti:
Loro l'avevano vista poche ore prima.E lei era esattamente uguale a poche ore prima, sarebbe stato un gioco da ragazzi vederla, era tempo di pochi minuti.
D'un tratto tutto il coraggio e la spavalderia di qualche minuto prima scemarono, lasciandola debole ed impaurita.
Era stata proprio una brutta idea.Iniziò ad allontanarsi il più in fretta possibile, voleva mettere almeno un continente di distanza tra lei e quelle persone.
Purtroppo però, forse per i suoi movimenti bruschi o l'evidente agitazione, i men-in- black-ora-non-black la videro.
Una volta realizzato che proprio la ragazzina che stavano cercando gli era servita come un borbottarono qualcosa in una radiolina magicamente comparsa nelle loro mani, per poi seguirla a passo spedito.
Athena prese un respiro profondo, mentre anche lei si incamminava cercando di distanziarli.
Fece finta di non vederli per due, tre, quattro minuti...
Poi non ce la fece più, ed iniziò a correre con il cuore in gola, sotto gli sguardi indagatori e lievemente infastiditi dei passanti.Sentiva lo scalpiccio dei piedi dei suoi inseguitori dietro di lei sempre più vicini, sempre più vicini...
Senza nemmeno sapere dove stesse andando la ragazza girò al primo bivio, poi al secondo e al terzo, per poi cadere a terra nella fretta.
Si rialzò subito, ma quei pochi secondi erano bastati ai suoi aguzzini per raggiungerla e mettersi a cerchio intorno a lei, tra il panico generale scatenatosi tra i passanti nel vedere gli uomini con in mano delle pistole lanciadardi.
Athena non sentiva nient'altro che il battere frenetico del suo cuore, mentre gli altri serravano le fila.Un passo.
Tum tum, tum tum.
Due passi.
Tum tum, tum tum.
Tre passi.
Tum tum, tum tum
Le armi ora cariche.
Tum tum, tum tum.L'urlo spaventato di un bambino dal dotino teso la riscosse.
Si girò a guardarlo, e vide che non stava indicando le armi o gli uomini.Stava indicando lei.
Solo in quel momento si rese conto che stava letteralmente brillando.
Le sue vene, come se all'interno vi scorresse luce, erano fosforescenti, ed illuminavano anche la pelle lì appresso di blu, lo stesso colore solo come diluito che le colorava gli occhi.
Nel panico, provò a sfregarsi gli avambracci, in un primitivo tentativo di cancellare quella luminescenza degna di una lucciola, ma niente.Anche coloro che l'avevano accerchiata parevano a disagio; nessuno aveva detto loro cosa fare in un caso del genere.
Approfittando dello stupore generale, la ragazza si buttò in avanti per aprirsi un passaggio, sotto lo sguardo per un attimo allibito degli uomini, che dai fascicoli che avevano dovuto imparare praticamente a memoria sapevano che la ragazzina era solita attaccare da lontano, magari con una bella esplosione, per poi andarsene.
Velocissimo il più vicino alla loro fuggitiva la placcò, trattenendola per il collo mentre quella tentava di sgusciare via come un verme.
*****
Athena boccheggiò:
Quell'uomo la stava soffocando, mentre lei tentava invano di far entrare un po' di aria nei polmoni che le parevano in fiamme.
Dopo qualche minuto in cui lottò con tutte le sue forze rimase semplicemente ferma, avendo solo qualche spasmo per la mancanza di aria di tanto in tanto, sperando che così le avrebbero concesso almeno un respiro, ma il suo assalitore non accennava a lasciarla andare, anzi strinse ancora di più la presa, fissando insistentemente le sue braccia.La ragazza seguì lo sguardo dell'altro, per quanto le permettevano i puntini neri che avevano iniziato a danzarle davanti agli occhi, e vide che le sue braccia stavano tornando di una colorazione normale.
"Ah si? Mi vuoi uccidere per vedermi cambiare colore come un camaleonte?"
Pensò Athena, poi con l'ultima goccia di energia diresse un colpo verso l'addome dell'uomo.Allora successe una cosa strana:
Tutta la luce rimasta nella ragazza si spostò alla velocità... beh, della luce, verso i palmi delle sue mani per poi scomparire.
L'urlo agonizzante dell'uomo però le fece capire dove fosse finita.
Cercando di non ascoltarne i lamenti Athena sorpassò la figura ora rannicchiata a terra, e tossendo si impose di correre il più lontano possibile.Non se ne capacitava, ma dopo appena una cinquantina di metri distanziò i suoi inseguitori, fino a seminarli.
Nonostante questo e le membra pesanti continuò a correre, finché non si scontrò contro qualcuno.<< Ciao Athena.>>
Le disse una voce familiare...Fine prima parte (si sono cattiva😈)
Ciao a tutti!
CHI SARÀ LA FIGURA FAMILIARE? ( credo sia abbastanza facile da capire...)
IL PRIMO AD INDOVINARE VINCE... UNA FACCINA FELICE!😃😃😃😄 (non ho nient'altro...)
Spero vi sia piaciuto questo capitolo, lasciate un commento o una stellina in caso affermativo o semplicemente continuate nella lettura!
AVVISO:
In questo momento sto revisionando completamente il mio altro libro, "Poteri di Settimo Grado" ( ne approfitto per fargli un po' di pubblicità )
quindi io cercherò di aggiornare il prima possibile, ma se dovessi tardare sappiate che c'è un motivo!A presto!
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Power: Enemies
FantasySecondo libro della saga "POWER". Si trova un RIASSUNTO DEL PRIMO LIBRO all'inizio per coloro che vogliono iniziare la lettura da qui. Athena fugge senza una meta da quattro mesi. Cambia città continuamente, a bordo di treni e mezzi di fortuna, in u...