11

195 12 1
                                    

Ciao a tutti,
Prima di iniziare il capitolo volevo farvi notare una cosa:
Nell'altro libro, questo sarebbe stato il capitolo FINALE.
Per me è una cosa stranissima, perché la storia in realtà credo che farà almeno 35 capitoli, quindi...
No, ok, vi lascio in pace.
Ciaoooo!


Il senso di orientamento degli altri due ragazzi doveva essere molto superiore al suo, perché mentre Athena si sarebbe già persa, tra tutti quei corridoi, i due sembravano diventare più sicuri ad ogni angolo.
Li osservava svoltare, scendere scale, prendere ascensori, aprire porte che lei non aveva nemmeno notato nel più assoluto silenzio, immaginando dove la stessero portando.
Solo dopo essere entrati nell'ennesimo ascensore dalle pareti a specchio, Athena ricominciò a parlare:
<< Dove stiamo andando?>>.

Deedee, troppo impegnata a guardare in cagnesco il suo compagno, non le rispose, quindi ci pensò l'altro:
<< Ti dobbiamo far vedere il dormitorio, anche tu starai lì >>.
Proprio in quel momento le porte dell'ascensore si aprirono, rivelando quello che Athena, sul momento, pensò fosse un altro edificio.

L'ambiente era molto più confortevole, e, cosa alquanto importante, l'odore di disinfettante e amuchina non era presente.
Il pavimento in parquet possedeva mille colorazioni diverse, mentre i muri erano bianchi, ma non dello stesso colore accecante di qualche piano sopra (o sotto?).
Il tutto era illuminato dalle stesse lampade degli altri piani, solo che qui erano coperte da una struttura abbastanza elegante che, inspiegabilmente, rendeva la loro luce meno cruda.
Carino.

<< Noi stiamo qui >> disse Deedee, che sembrava aver appena ritrovato la voce, indicando una delle porte.
<< Adesso ti presenteremo i nostri compagni di stanza; saranno loro a farti continuare il giro.>>.
Ah, ecco spiegata l'improvvisa vitalità della ragazza: il suo lavoro da guida stava per finire.

Giacomo, scribacchiando velocemente qualcosa su un tastierino vicino alla porta, la aprì, rivelando al suo interno una stanza con quattro letti, un piccolo divano e un televisore acceso. Il pavimento era quasi completamente ricoperto da indumenti.

Come se tutto quel disordine fosse normale, i suoi due accompagnatori si avvicinarono agli altri due ragazzi ridendo e scherzando. Si vedeva che erano a loro agio in quella stanza.

Athena, titubante, li seguì, rimanendo però sempre qualche passo indietro.
Giacomo non doveva averli avvertiti della sua presenza, perché quando la videro lei notò distintamente un lampo di inquietudine nei loro occhi.
Nonostante quello, però, non fecero alcuna scenata in stile "infermiera da ricovero", cosa per la quale fu loro molto grata.

Il primo a parlare fu un ragazzo alto e robusto, l'opposto di Giacomo, le cui braccia pallide erano poco più spesse di un grissino.
<< Piacere, io sono Alessandro >>.
Le sorrise, anche se Athena notò che parte della sua attenzione era ancora rivolta allo schermo, dove stava avendo luogo quella che riconobbe come una partita di calcio.

<< Io invece Alexia >>.
Athena si girò verso la ragazza che aveva appena parlato, e rimase di stucco: sembrava la persona più felice della terra.
I suoi occhi, scuri come i capelli, sembravano abbracciare tutto il mondo, ed il sorriso che le rivolse sarebbe stato capace di far trovare a proprio agio perfino la persona più timida del cosmo.
Le risultò naturale sorriderle di rimando, lei che non sorrideva praticamente a nessuno.
Possibile che fosse quello il suo potere?

Stava per dire il suo nome, quando un'altra voce, una voce di troppo, disse:
<< Io sono Pablo>> .

Athena lanciò un urlo di spavento, mentre si guardava intorno, agitata.
Non c'era nessun altro in quella stanza, chi diavolo aveva parlato?!
<< Hey, calma, sono qui>> riprese la voce.
Solo che non c'era nessuno.
<< Pablo, così la spaventi, smettila! Potrebbe friggerti!>> esclamò Giacomo, e allo stesso momento mosse le mani per aria come per cacciare una mosca.
Si udì un sospiro, proveniente dallo stesso punto da cui parlava la voce, poi comparve un ragazzo dai capelli scuri e spettinati.

<< Scusa se ti ho spaventata. Io sono Pablo>> disse il ragazzo appena apparso. Il suo tono era dispiaciuto, ma stava sorridendo.

<< Athena...>> rispose l'altra con un filo di voce. Era sicura che un attimo prima il ragazzo non fosse lì!

<< Forse non te lo ricordi, ma ci siamo già incontrati, a Genova. Sono quello che hai colpito allo stomaco.>>  Mentre diceva quelle parole sollevò in parte la maglietta, mostrando un livido sull'addome.

L'altra spalancò gli occhi: allora non si era immaginata quella voce!
Aprì la bocca per scusarsi, poi la richiuse. Non era brava in quelle cose.

<< Bene, che ne dite se adesso fate voi da guide alla nuova arrivata?>> disse Deede, battendo le mani.
Il suo sguardo era già corso verso il telecomando, appoggiato per terra.

Alessandro, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, incantato dallo schermo, si sentì tirato in causa. << Aspetta solo qualche minuto, siamo in vantaggio!>> .
<< Tanto l'hai registrato, te lo puoi vedere quando vuoi!>>
<< Ma non c'è la stessa emozione!>>

Athena aggrottò le sopracciglia; ma quei ragazzi non facevano altro che litigare?

Ciao a tutti (di nuovo).
Il mio periodo di inattività è durato quanto un'era glaciale, ma spero che mi perdonerete.
Cercherò di pubblicare più spesso, lo prometto!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che i nuovi personaggi, ancora tutti da scoprire, siano di vostro gradimento.
Al prossimo capitolo!!!

Power: EnemiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora