Il Pub | Jeffrey X Reader

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È tardi, troppo tardi. La notte è già calata da un pezzo e nonostante tu sia stanca, non riesci nemmeno a prendere sonno.

Dopo esserti girata e rigirata tra le lenzuola oramai accartocciate, decidi di alzarti. Alzandoti noti la giacca di pelle buttata sulla sedia e un'idea folle, che adesso non lo sembra più così tanto, ti attraversa la mente: uscire.

Non è di certo l'ora adatta per uscire, così nel cuore della notte, d'inverno per giunta, ma non ti importa: vuoi solo uscire di casa perché quelle quattro mura adesso cominciano a starti strette addosso, lasciare che l'aria fredda ti pizzichi la pelle e che il silenzio allevii la tensione.

Ti vesti mettendo le prime cose che ti capitano, tanto a quest'ora non ci sarà di sicuro nessuno... E anche se ci fosse, di sicuro non t'importa essere vista conciata così.

Esci di casa e cominci a camminare senza meta tra le strade deserte e silenziose della tua città. Un passo dopo l'altro, l'unico rumore che si sente è quello delle tue suole sulle piastrelle, arrivi in un parco. Di giorno è troppo caotico: i bambini corrono e gridano inseguiti dai loro amici che fanno ancora più baccano, ma ora è diverso. Il silenzio lo cinge dolcemente rendendolo un posto perfetto per sedersi in una panchina in tranquillità, avvolti dall'oscurità.

I tuoi nervi sono leggermente meno tesi, ma non ancora abbastanza da farti sentire meglio.

Nonostante siano passate alcune decine di minuti non è cambiato nulla. Ti alzi sconsolata sapendo che c'è solo una cosa da fare, anche se non ti è mai piaciuto farlo.

Riprendi a camminare stavolta con una meta: il pub.

Non bevi mai, non ti piace e sai che non fa nemmeno bene, ma questa volta è diverso... Le hai provate veramente tutte e vedendo che tutti gli altri riescono a lasciarsi alle spalle i loro problemi, anche solo per un po', affogandosi di alcool, puoi farlo anche tu.

Arrivi all'entrata del pub che sono circa le 3.30.

Ovviamente dentro è deserto.

Il barista, accasciato pigramente sul bancone, sentendo la porta aprirsi, si tira su tentando di darsi un tono e ti accoglie con un sorriso.

Non sai nemmeno dove abbia trovato la forza di fare un sorriso ma ci provi anche tu, con scarso successo.

<Insonnia?> chiede prendendo un bicchiere mentre aspetta che tu gli dica cosa ordini.

<Problemi. Troppi... Uno shottino di vodka liscia per ognuno di loro, grazie> gli dici sedendoti al bancone mentre lui ti guarda stupito.

<Okay, ma vacci piano> risponde.

<Certo> rispondi sarcastica.

Mette sul tavolo un bicchierino e prende la bottiglia ricolma di liquido trasparente che presto scorrerà in abbondanza nel tuo stomaco.
Riempe lo shottino e poi prende la bottiglia per riporla, ma la afferri prima che possa sollevarla.

<Questa rimane qua con me> lo informi tenendo la bottiglia stretta nella tua mano.

Il barista molla la bottiglia e con aria sempre più stupita ma rassegnata, si allontana.

I primi bicchierini vanno giù uno dopo l'altro, così come la vodka nella bottiglia, fino a che la gola non ti brucia e la testa comincia ad essere incredibilmente più leggera.

Forse sta funzionando: i problemi non si sono di sicuro risolti da soli ma almeno per adesso li hai dimenticati quasi totalmente.

La porta del pub si apre facendo rumore ma non ti volti a guardare chi sia appena entrato.

Jeffrey Dean Morgan Imagines || JDM's One ShotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora