Prologo

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Misi un vestito nero, decorato da paillettes e lungo fin sopra il ginocchio. Aveva una scollatura profonda sulla schiena tanto da far vedere il mio perizoma in pizzo mentre, davanti, aveva una scollatura a V. Delle semplici e sottili bretelline reggevano il vestito sul mio corpo, il mio corpo formoso e bramoso di essere toccato da mani estranee. Mi guardai allo specchio e la mia pelle bianca, quasi quanto il latte, era in contrasto con il nero del vestito e dei miei capelli lasciati sciolti sulle spalle.

Indossai il mio trench rosso abbinato alle mie Jimmy Choo e presi le chiavi della macchina. Uscii dal mio appartamento e entrai nell'ascensore, i palazzi di Manhattan erano altissimi e non potevo scendere tutte quelle scale, avrei potuto sudare e almeno per questa sera dovevo essere impeccabile. Salii sulla mia Chevrolet Cruze, anno 2013, di un bordeaux lucido. Misi la cinta e accesi la macchina, schiacciai il piede sull'acceleratore e partii.
Il club era esclusivo ma io ero riuscita ad entrare grazie ad un mio amico, Luke Sweeney. Un ragazzo irlandese, dai capelli rossi e pieno di lentiggini, amico d'infanzia e dominatore da generazioni. La sua famiglia è stata, tempo addietro, socia di questo club poi il padre decise di non voler far parte di questo mondo. Luke né è stato sempre attratto e ha trasportato anche me in questo mondo non tanto normale.

Parcheggiai la macchina nel retro del locale e respirai a fondo, scesi chiudendo lentamente lo sportello e arrivai fino alla porta. La guardia mi guardò, fissò i suoi occhi vogliosi prima sulle mie cosce e poi sul mio trench chiuso. Mi disse che ci voleva un abbigliamento adeguato per quel luogo e la sua voce rauca mi fece tremare lievemente. Io sbottonai il cappotto e mi lasciai spogliare dal suo sguardo. Mi aprì la porta e, dopo avergli detto il mio nome, mi diede una maschera nera in pizzo. Indossai la maschera in camerino, posai nel guardaroba i miei effetti personali e andai nella grande sala. Alla mia entrata, dopo che un signore anziano mi presentò, calò il silenzio. Tutti mi guardavano ed io cercavo tra le persone gli occhi verdi di Luke. Scesi le scale e andai verso il bar, Luke era lì e una donna completamente nuda era seduta ai suoi piedi. Aveva un collare nero con dei diamantini e una ball gag in bocca.

Ordinai due bicchieri di vodka con ghiaccio, Luke ne prese uno ed io sorseggiai il mio. Il liquido freddo scese per la mia gola e sperai che i miei nervi si placassero per po', così fù. Mi rilassai e mi lasciai trasportare da mille emozioni, l'alcool mi offuscò la mente.
Risi tantissimo con Luke e il barista, quasi da non accorgermi del tempo che passava ma, quando una presenza mi si parò alle spalle, il sangue nelle mie vene si tramutò in ghiaccio. Riuscivo a sentire il suo cuore, i suoi battiti ritmati e la sua negatività.
Luke lo salutò cordialmente, era un uomo sulla quarantina, con i capelli neri tirati all'indietro e la barba ben curata. Era alto, molto alto, muscoloso al punto giusto ed indossava una camicia bianca un po' aperta e un pantalone elegante nero con la giacca del medesimo colore. Aveva classe da vendere e si vedeva che fosse un uomo intransigente, serio e che badava molto alle regole.

Si presentò, Damon era il suo nome d'arte. Non voleva svelarsi ed io tantomeno insistetti, aveva un non so che di misterioso e affascinante. Io mi presentai semplicemente come Megan, sfidando il suo sguardo di ghiaccio. Due occhi, due pozze nere, la sua mascella si contrasse e un ghigno tra il divertito e il nervoso gli incorniciò il viso. Non aveva maschere, non era l'unico in questo club, ma il suo viso, i suoi tratti...quelli erano unici.
Luke mi spiegò, quando Damon si allontanò, che era un socio di quel club, uno potente, un Master forte. Mi alzai e, accompagnata da Luke e la sua slave, arrivammo ad un gruppo di persone. Luke mi presentò una Mistress, una donna alta e formosa, con i capelli biondi ed una maschera a forma di gatto. Il suo nome era "Blonde Cat" e poi fu raggiunta dalla sua Slave, una ragazza dai capelli neri sciolti. Indossava un bustino nero e il suo seno era alle mercé di tutti, un pantalone in pelle nera e dei tacchi del medesimo colore. Aveva le mani legate dietro la schiena e portava, con la bocca, un vassoio vuoto. La sua Padrona guardò il vassoio e con uno sguardo deluso le fece segno di posarlo sul tavolo, subito la slave eseguì i suoi ordini e si mise sulla poltrona alle sue spalle.

Blonde Cat si mise tra le sue gambe, le strappo letteralmente i pantaloni di dosso e la slave, umiliata, abbassò la testa. Era completamente nuda se non fosse stato per quel bustino stretto quasi da farle mancare il respiro. Le mise delle palline vaginali nella vagina e aggiunse, su di essa, delle pinze sulle labbra. La ragazza sembrò apprezzarlo e Blonde Cat decise di mettere altre pinze sui capezzoli, la slave a quel punto urlò ma continuò a guardare negli occhi della Padrona facendole capire che avrebbe voluto altro. La padrona allora strinse ancora di più le pinze e la ragazza urlò dal dolore. A quel punto fu sgridata dalla sua padrona che, per punizione, la fece scendere e gattonare per la stanza. La invitò a miagolare ma dalla sua bocca uscirono dei gemiti strozzati. Luke mi spiegò in modo semplice che le palline, messe nella vagina, compievano un movimento circolare ottenendo così questo risultato.
Eravamo tutti spettatori di questo teatrino e un signore allora, dopo aver chiesto il permesso alla sua padrona, mise il suo pene in bocca alla slave. Lei lo leccava e lo pompava, era esperta e vogliosa, si percepiva da lontano che se non fosse stato per il suo animo da schiava avrebbe scopato volentieri.

Io e Luke ci dirigemmo verso un privé e ci accomodammo su dei divanetti rossi. La sua slave si "accucciò" ai suoi piedi e Luke le disse di fargli un pompino. Lei, senza troppi preamboli, aprì la zip dei pantaloni e iniziò a masturbarlo.
Luke tirò la testa all'indietro finché non arrivò all'apice e mi fece segno di andare verso di lui, fece fermare la ragazza e gli ordinò di spogliarmi. Rimasi in perizoma e autoreggenti, mi fece levare anche quelle e mi rimisi i tacchi, Luke ordinò poi alla sua slave di leccarmela e lei obbedì. Mi levò anche il perizoma e mi fece sedere vicino a Luke, si mise tra le mie gambe e iniziò a leccarmela . Sapeva giocare con la lingua e si aiutò poi con le dita, io gemevo e stringevo il tessuto del divanetto per non urlare, era davvero brava...

Quando arrivai al culmine Luke la fece allontanare, mi ordinò di mettermi ai suoi piedi e di continuare quello che aveva iniziato la sua slave. La ragazza ci guardava vogliosa, desiderosa e il suo sguardo mi invogliava a fare meglio di lei. Luke mi venne nei capelli, il liquido scendeva fino ad accarezzare le mie tette ed io prontamente lo assaggiai con un dito. Decisi poi di pulire il cazzo di Luke mentre lo guardavo negli occhi, lo provocai e lo sfidai . Quando finii di masturbarlo mi alzai e mi sedetti sulle sue gambe, lui mi strinse i capezzoli ed io gemetti, misi la mia testa nell'incavo del suo collo e gli leccai quella parte. Lui mi fece mettere a pancia in giù sulle sue gambe e mi sculacciò, mi ordinò di chiedergli scusa per aver preso un'iniziativa non autorizzata. Dovevo contare e ringraziarlo per questo gesto, lo feci.

Questo posto mi piaceva...

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È la mia prima storia di questo genere, è la mia prima storia in assoluto. Vorrei un vostro parere, onesto.
Alla prossima 😘

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