Il Suo Arrivo

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Un mese dopo

Mi siedo sul divano sfinita, ho pulito tutta casa per l'arrivo di Nora. Nora è mia figlia, ha quasi sei anni ed abita con il padre a New York. Jim è stato uno dei mie più grandi amori, stavamo insieme da cinque anni e convivevamo da due. Ebbi Nora a diciannove anni, mia madre mi aiutò molto e mio padre economicamente c'è sempre stato. I miei sono divorziati però abitano nello stesso isolato e di volta in volta si concedono una serata romantica, hanno divorziato per la lontananza lavorativa di mia madre ma continuano ad amarsi come da giovani.
Jim trovò un lavoro a New York e con esso trovò anche una compagna nuova e più bella. Lavora come professore nell'accademia d'arte, una modella della sua materia s'innamorò follemente di lui e li trovai sul mio letto a scopare come conigli. Questi dettagli però li lascio al passato...

Jim prese in affido Nora per la sua disponibilità lavorativa e per il reddito annuo superiore al mio. Davanti al giudice disse delle mie attrazioni sessuali e così l'affidamento fu del tutto suo perché io potevo influenzare negativamente una bambina.
Vado in bagno e mi guardo allo specchio, le occhiaie, i capelli disastrati, labbra screpolate, ci credo che Jim mi abbia lasciato per Mary. Lei è bionda con degli occhi azzurri favolosi, io scura di capelli con occhi verdi...non c'è confronto. Siamo gli antipodi. Mi lavo velocemente e con altrettanta rapidità mi vesto. Indosso un top a righe bianche e nere con la scollatura a barca, una salopette di jeans a pantaloncino e delle semplici scarpe da ginnastica bianche. Lego i miei capelli in una treccia laterale e mi trucco in modo molto leggero, giusto per coprire i segni della stanchezza.

Scendo subito le scale, metto lo zainetto nero sul divano e indosso i miei orecchini con accessori vari. Scatto verso la porta quando suona il campanello e Nora mi salta in braccio, i suoi occhioni verdi mi guardano e le sue piccole labbra mi riempiono di baci.
"Queste sono le sue cose, la passo a prendere martedì. A scuola deve ritornare mercoledì e quindi ha i compiti dietro. Ora vado e...Nora ti raccomando." dice Jim con il suo solito sguardo schifato.
"Accompagno io Nora a scuola mercoledì, l'atelier dove lavoro è vicino." dico mettendo mia figlia giù.
"Non facciamo mettere vergogna nostra figlia, per favore." dice sbottando.
"Nora, tesoro, puoi andare in camera che mamma e papà devono parlare?" dico prendendo il suo zainetto e facendo accomodare Jim in salone.
Lei subito sale le scale.
"Jim che cazzo stai dicendo?! Per quale motivo mia figlia si dovrebbe vergognare di me?" riprendo il discorso quando sento la porta chiudersi.
"Oh...non ti rendi conto di niente. Tutti credono che Mary sia la mamma, Mary. Colei che fa la modella, non ho trovato il suo corpo a fare una squallida pool dance in un locale a luci rosse. Io ero lì per un addio al nubilato, tu eri lì per scopare...a te quello piace fare. Quei strani aggeggi che usi, quel tuo amico, il tuo mondo...Mary non è così e mia figlia non si vergogna di lei. " Urla Jim.

Io lo guardo, sono senza parole.
" Mi stai dicendo che non è così? " inveisce contro di me.
"Jim tu davvero deliri. Tu mi hai tradito, portato via mia figlia e ora le stai facendo credere che la madre fa la puttana. Io non faccio, con questo squallido corpo, la puttana. Io mi guadagnavo qualcosa per tirare avanti all'università e tu mi hai chiamata, tu mi ha voluta. Quella bambina è tua quanto mia, non puoi allontanarla da me. I miei gusti sessuali non ti appartengono e questo non vuol dire che mia figlia starebbe male con me. " dico in lacrime.
" Quindi la colpa sarebbe mia ora? " dice prendendo delicatamente il mio viso tra le mani.
Io lo guardo e lui si avvicina, mi bacia il collo e pian piano scende fino alle tette. Abbassa la maglia e mi palpa il culo, io lo guardo e gli dò una ginocchiata dove non batte il sole.
" Vedi questo corpo...dimenticalo. Vai da Mary che io resto con mia figlia, mercoledì la porterò a scuola e andrò a conoscere il preside. Magari se mi scopo il preside mia figlia avrà voti alti." dico facendogli l'occhiolino.
Apro la porta e lo lascio uscire, salgo le scale e trovo Nora sul letto in lacrime.

Mi siedo sul letto e le accarezzo la schiena, lascio passare i suoi lunghi capelli neri tra le mie dita e i singhiozzi pian piano rallentano.
"Io non mi metto vergogna di te. Non farei mai una cosa del genere, tu sei mia mamma. Mary si è presentata come tale...papà è cambiato da quando lei si è stabilita a casa nostra." dice Nora guardandomi.
"Amore tranquilla, non è colpa tua." dico abbracciandola.
"Vuoi andare al parco a giocare?" chiedo prendendo la sua dolce manina.
Lei annuisce e andiamo. Il parco è affollato, molte famiglie sono qui per giocare con i propri figli e alcune coppie di anziani passeggiano spensierati. Mi siedo su una panchina e lascio andare Nora a giocare con altri bambini, prendo i fogli e continuo a scrivere le mie idee per la casa di moda.
"Posso?" chiede una voce alle mie spalle. Il sangue si gela e un brivido mi attraversa la schiena.
"Oh...certo."dico spostando le mie cose.
" Damon" dico guardando i suoi occhi cupi.
Non sono più riandata al club, il lavoro mi ha trattenuta molto e ancora non sono del tutto sicura di volerne far parte. Mi piace però dovrei cambiare molto di me e della mia vita ed in questo momento non credo di esserne pronta.
"Papi vado a giocare con Elizabeth!" esclama una bambina tirando la sua giacca di pelle nera.
"Fuori da lì puoi chiamarmi Carlos." dice in tono sensuale.

"Carlos" dico il suo nome in un sussurro.
La sua figura sembra quasi irreale, un angelo a cui sono state tagliate le ali ed ora è qui per la sua vendetta. I suoi capelli neri sono disposti in modo disordinato mentre la sua barba è curatissima. I suoi tratti latini gli danno un non so che di misterioso ed io non posso far altro che perdermi nelle sue pozze nere.
"Bella addormentata" sventola la sua mano davanti la mia faccia.
"Scusa" dico rimettendomi dritta con la schiena. La sua presenza è autoritaria...
I suoi pettorali abbronzati sono in bella vista sotto la sua maglia bianca, le sue gambe sono fasciate da un jeans nero e...
"Non vieni più al club" interrompe i miei pensieri Carlos.
La sua sembra più un'affermazione che una domanda ed io annuisco.
"Rispondi." dice con un tono freddo e duro.
"Sì." dico alzando la testa è finalmente affrontando il suo sguardo.

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Volevo avvisare i miei lettori che, questa storia, non sarà completamente concentrata sul bdsm.
Spero vi piaccia questo capitolo.

Outfit Megan:

Outfit Megan:

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