Capitolo 1

433 19 0
                                    

A volte esistono dei momenti in cui qualcuno vorrebbe solo nascondersi e sparire, quando ci si accorge che non è rimasto più niente di ciò che era la vita, quando bastano solo pochi secondi per cancellare tutto e ciò che resta è solo un foglio bianco.
Sparire era la scelta che lei aveva adottato, non farsi più vedere dagli altri, relegarsi in casa e non uscire se non per sbrigare qualcosa di estrema importanza. Quella era solo una delle tante mattine che aveva passato in quello stato da quando Tyler se n'era andato; si era svegliata qualche minuto prima che la sveglia suonasse ed era rimasta a guardare il soffitto bianco. L'orologio segnava le sei meno dieci e tra un po' sarebbe stata costretta a lasciare quelle calde lenzuola per immettersi nel traffico di una grande città come New York. I secondi passavano lenti mentre il ticchettio delle lancette le risuonava nei timpani; una sua mano si mosse leggermente, fino a posarsi sul sopracciglio, sfiorando la piccola cicatrice che le era rimasta da quella notte. Prima ancora che la sveglia iniziasse a suonare, si mise a sedere, si stropicciò gli occhi e in breve tempo si alzò in piedi. Raggiunse il bagno e si guardò allo specchio, la prima cosa che notò fu il pallore del suo viso e gli zigomi scavati, spostò poi gli occhi sul suo busto e sull'addome, era talmente magra da riuscire a contarsi le costole. Aprì lo sportelletto al lato dello specchio e tirò fuori un piccolo flaconcino arancione, guardò con rabbia quelle pillole al suo interno prima di mandarne giù una. Erano delle pillole per prevenire le allucinazioni, che da mesi la tormentavano; continue immagini riguardanti quella notte, si ripetevano nella sua testa come un disco rotto facendola impazzire. Sbattè con forza il contenitore sul lavandino, a detta sua quei farmaci erano inutili, le allucinazioni le aveva lo stesso, erano solo uno degli innumerevoli modi per spendere soldi.
Si vestì in pochi minuti, prese l'immancabile cappello e, senza neanche fare colazione, uscì di casa.
Subito il fastidioso rumore dei clacson le investì le orecchie, buttò un'occhiata nel giardino della casa affianco, trovando, come ogni giorno, una signora che spazzava il vialetto e che a sua volta la guardava torva. Non era la sola a pensare che quella ragazza fosse strana, tutto il vicinato diffidava di lei e preferiva tenersi alla larga, ai loro occhi era una persona strana sia per l'aspetto fisico che per il carattere, viveva lì da mesi eppure non l'avevano mai sentita parlare, non sapevano che voce avesse, né perché, ogni mattina si recasse alla fermata dell'autobus e restasse lì per un'infinità di tempo a guardare la gente salire e scendere dal mezzo.
La donna la seguiva con lo sguardo mentre superava il cancello e raggiungeva il marciapiedi; lei poteva sentire lo sguardo pressante sul suo corpo ma non se ne curava.
Arrivò alla fermata, stranamente deserta, si appoggiò contro il metallo freddo e spostò lo sguardo da un taxi ad un altro, da un uomo con la ventiquattrore ad una donna che attraversava frettolosamente la strada. In mezzo a quella folla vide una ragazza camminare nella sua direzione, superò l'incrocio e si parò a pochi centimetri di distanza da lei. Sembrava nervosa mentre si passava una mano fra i capelli e guardava continuamente il piccolo orologio che portava. In quel contesto anche lei iniziò ad agitarsi, odiava stare così vicina a qualcuno.
《Sa a che ora passa l'autobus?》domandò quella, ma lei non proferì parola.
La ragazza, con l'ansia che cresceva sempre di più, si strinse nel giubbotto ed iniziò a strofinarsi le braccia in preda ai brividi.
《Il mio capo mi ucciderà.》disse sottovoce con tono tremante.
I minuti passarono ma dell'autobus neanche l'ombra, il cielo intanto aveva iniziato a diventare sempre più grigio, e quelle poche gocce di pioggia, in breve tempo diventarono un vero e proprio acquazzone.
《Maledizione.》imprecò alzandosi il cappuccio.
Lei cercava di fare del suo meglio per ignorare quella fastidiosa voce che continuava a ronzarle nell'orecchio, quella ragazza era lì da appena un quarto d'ora e già le stava dando i nervi. Improvvisamente, tra la miriade di persone che giravano con gli ombrelli per ripararsi dalla pioggia, vide una figura, ferma davanti ad un locale.
《Tyler?》disse piano scuotendo la testa.
La ragazza la guardò di traverso, spostando poi lo sguardo sulla strada e dicendo a bassa voce: 《Chi sta cercando?》
Ancora una volta non le diede retta, tenendo gli occhi fissi sull'edificio e ripetendo incessantemente la stessa parola:《Tyler.》
《Non c'è nessuno laggiù.》
Lei si voltò all'istante verso quella sconosciuta, la quale per un attimo, sentì un brivido correrle lungo la schiena. Quegli occhi, di un azzurro intenso, sembravano carichi di rabbia e ciò la fece spaventare. Nel giro di qualche secondo, si ritrovò il polso bloccato e poteva sentire le sue unghie graffiarle la pelle.
《Vattene.》sibilò guardandola negli occhi, di un colore misto tra il nocciola e il verde, pieni di solo terrore.
Aumentò la stretta ma qualcosa la costrinse a lasciarla andare; nella sua testa iniziò a sentire una voce, sin troppo familiare, che la chiamava gridando:《Chloe!》
Si portò le mani alle tempie, tentando di far cessare quel rumore, sotto gli occhi sconcertati della ragazza accanto a lei, che faceva attenzione a starle lontana il più possibile.
Con suo grande sollievo, l'autobus arrivò; impegò un secondo a salire sul mezzo ma quando si sedette, non riusciva a staccare lo sguardo da quella donna, che era stata capace di terrorizzarla, e che ora se ne stava seduta per terra con la testa fra le ginocchia a dire chissà cosa.
Non appena l'autista premette il piede sull'acceleratore, allontanandosi da lì, si poggiò sullo schienale e chiuse gli occhi ma delle continue domande continuavano a girarle in mente: Chi era quella ragazza? Perché continuava a chiamare qualcuno di nome Tyler? Perché si trovava alla fermata se non doveva prendere nessun autobus?
Le sembrava una di quelle scene che si vedono nei film e in cuor suo, sperò di non ritrovarsela mai più davanti.


Angel with a shotgun || BechloeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora