Capitolo 16

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《Non posso credere che abbia fatto una cosa simile.》
Beca ripeté la stessa frase che continuava a dire da tre giorni e, come di consuetudine, Scott Phelps la ascoltava senza dire una parola.
Entrambi si trovavano in una stanza contenente varie sagome in cartone, dove i poliziotti potevano esercitarsi con le pistole. Scott era in piedi con le dita poggiate sul grilletto dell'arma e lo sguardo fisso sul busto poco lontano; Beca era seduta su una sedia a sorseggiare un bicchiere d'acqua mentre cercava un modo per non pensare a quella discussione, i colpi di pistola rimbombavano nella stanza ma lei non ci faceva troppo caso.
《Andrà tutto per il meglio, non preoccuparti. Troveremo l'assassino di Hailee Mackenzie, risaliremo al capo di questo gruppo e arresteremo anche lui. Poi passeremo a Chloe Beale.》
L'ultima frase pronunciata dall'uomo la fece trasalire.
《A Chloe?》
《La sbatteremo in galera. Per adesso fa da testimone ma una volta arrestati i criminali non ne avremo più bisogno. È un'assassina Beca, non dimenticarlo.》rispose serio girandosi verso di lei per qualche secondo, quanto basta per osservarla dalla testa ai piedi.
Per qualche motivo, per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, si era soffermato ad osservare ogni minimo particolare, dall'aspetto fisico all'abbigliamento, costituito da dei semplici jeans neri e da una camicetta grigia a quadri dal colletto sbottonato.
《Scott va...va tutto bene?》Beca lo riportò alla realtà.
《Certo. Sì va tutto bene.》si voltò e mirò nuovamente al bersaglio per poi sparare due colpi che andarono a segno senza difficoltà.
《Sai...con la situazione in cui ti sei cacciata...è meglio se ti alleni un po'.》disse dopo alcuni minuti di silenzio.
《Di che parli?》
Beca lo guardò di traverso e lui per tutta risposta indicò la figura in cartone davanti a loro.
《Che?! No...no no e no.》
《Sei un agente Beca, in casi estremi le armi servono.》rispose con naturalezza.
《Non ho mai sparato prima, non so neanche come si tiene una pistola e...》
《Prego?! Sei un detective e non hai mai sparato prima? Che facevi al dipartimento di Los Angeles?》
《Ero una segretaria, te l'ho già detto.》
《Vieni, dovresti imparare.》
《Non devo imparare, non ho intenzione di uccidere nessuno.》
《Devi imparare a difenderti.》
Quell'ultima frase parve convincerla e, seppur nervosa, si avvicinò al collega.
《Tieni. Non è difficile da usare.》le consegnò la pistola, che Beca afferrò con riluttanza.
《Tutto ciò che devi fare è prendere bene la mira...》
Scott circondò le mani di Beca con le sue e lei poteva sentire il respiro caldo sul suo collo.
《E poi premere il grilletto con le dita.》
L'improvviso colpo la fece sobbalzare.
《Visto? Non è così complicato come sembra, devi solo perfezionare la mira.》le lasciò le mani ma nel farlo le sfiorò i fianchi, cosa che fece scendere un lungo brivido sulla schiena del poliziotto.
《Dovremmo tornare in ufficio. Abbiamo molte cose di cui occuparci.》disse Beca voltandosi verso di lui.
《Hai ragione, meglio andare.》
Phelps abbozzò un sorriso tentando di liberarsi da quella strana sensazione che lo stava attraversando.
Non era la prima volta che si trovava vicino alla ragazza eppure quel pomeriggio sembrava diverso. Per quanto cercasse di distrarsi, lo sguardo gli ricadeva continuamente sulle labbra sottili di lei e sentiva quegli occhi scuri che lo osservavano con insistenza. 
Beca si allontanò di un paio di passi e poi disse:《Grazie per la lezione Scott.》
Uscì dalla stanza e lui la seguì a ruota.

《Questo Mark Lopez sembra essere completamente invisibile, nessuno lo ha visto, nessuno lo conosce. Abbiamo interrogato coloro che frequentavano il ristorante Johnny's, coloro che conoscevano la famiglia Mackenzie ma nessuno sa niente.》sbuffò Phelps dopo ore di lavoro.
《Odio i casi di questo genere. Non abbiamo filmati o prove di alcun genere. Siamo a un punto morto.》si lasciò cadere su una sedia.
《Troveremo una soluzione. Ci sarà sfuggito qualcosa, un minuscolo particolare che può risolvere il caso.》per quanto Beca cercasse di restare ottimista, in cuor suo la pensava esattamente come il collega.
《Chloe Beale è venuta in centrale stamattina.》disse l'uomo di punto in bianco facendo sussultare la mora.
《Il signor Smith le ha messo sotto controllo il cellulare. Da adesso ogni telefonata che riceverà verrà registrata e potremmo ascoltarla anche noi.》
《E questo come credi che possa cambiare la situazione?》
《Abbiamo capito che questo sconosciuto la minaccia per telefono quindi...》
《Ma ricavare il profilo di una persona solo grazie alla voce registrata da un cellulare è praticamente impossibile.》
《Non è impossibile, è complicato ma si può fare.》
《Se solo avessimo un indizio sul suo aspetto fisico o una lista di nomi sarebbe più semplice.》
Beca appoggiò i gomiti sul tavolo e sospirò, quel semplice gesto sembrò adorabile agli occhi di Phelps il quale scosse la testa dandosi mentalmente dello stupido: Beca era solo una collega di lavoro, niente di più.
《Ci vorrebbe un miracolo. Magari avremmo bisogno di Penelope Garcia nella nostra squadra.》disse Beca facendo scoppiare in una fragorosa risata il detective.
《Chi l'avrebbe mai detto? La dolce e tenera Beca Mitchell guarda Criminal Minds?》
《Sì lo guardo e allora? Cosa c'è di strano? È solo una serie TV.》si alzò e si diresse verso la porta ma prima di uscire si voltò nuovamente verso Scott e disse:《A proposito, non definirmi mai più in quel modo.》
Poggiò una mano sulla maniglia e Scott ebbe solo pochi secondi per farsi coraggio e chiederle ciò che gli ronzava in mente da ore.
《La smetto solo se esci con me stasera.》la guardò con un sorriso.
Beca si finse pensierosa e dopo poco rispose:《Ci vediamo più tardi Phelps.》

Il locale in cui andarono era un piccolo pub poco lontano dal centro di New York, un posto tranquillo dove una band veniva a suonare musica Jazz ogni fine settimana.
《Fino ad oggi non sapevo neanche dell'esistenza di questo posto.》ammise la mora non appena trovarono un tavolo libero. Non che ci fosse molta confusione, semplicemente avevano scelto un luogo più riparato e lontano dal palco.
《È aperto da circa vent'anni. Per me ha un significato speciale.》
《E sarebbe?》
《Ogni venerdì venivo qui con mio padre, ascoltavamo musica, bevevamo birra e facevamo quattro chiacchiere.》sul suo volto apparve un nostalgico sorriso. Curiosa di sapere qualcosa in più sull'uomo che aveva di fronte, Beca disse:《Raccontami qualcosa di te.》
《Cosa?》
《Quello che vuoi.》
《Potrei iniziare col dire che, a differenza tua, io vivo qui da sempre. Ho sempre avuto una passione per questo lavoro. Da bambino giocavo spesso con i miei cugini a fare il detective e un giorno questo sogno è diventato realtà.》
Man mano che parlava, i suoi occhi sembravano brillare in ricordo di quei momenti particolari della sua vita. Prima ancora che se ne accorgesse, Beca si ritrovò ad osservare di nuovo i suoi occhi verdi, i suoi capelli, di un castano molto chiaro, le sue labbra, i suoi zigomi e così via.
《Rebeca? Mi stai ascoltando?》Scott la richiamò schioccandole le dita davanti.
《Scusami mi ero distratta.》
《Stavo dicendo che, uno dei tanti motivi per cui continuo a venire qui dopo la scomparsa di mio padre, è quella band laggiù.》indicò i quattro musicisti poco distanti.
《La band?》
《Che tu ci creda o no, un tempo lavoravo anch'io con loro. Proprio qui, il venerdì sera, per distrarmi dallo studio.》
《E cosa suonavi?》
《La tromba. Adoravo quello strumento.》la sua espressione era malinconica mentre guardava quel gruppo suonare.
《Perché hai smesso?》
《Perché ero troppo impegnato col lavoro al dipartimento. Un poliziotto deve essere concentrato sul caso che gli viene affidato, non deve avere altri lavori. E per me diventare un detective era una priorità.》

Rimasero seduti a quel tavolo per quasi due ore, parlando del più e del meno, raccontando strani aneddoti e facendo pessime battute.
《Grazie per la serata. Mi ha fatto piacere passare del tempo con te.》disse Beca quando uscirono dal locale.
《Grazie a te.》
《Per cosa?》
《Per aver accettato l'invito.》
I due si salutarono con un veloce abbraccio e fu proprio in quel momento che Scott decise di buttarsi, senza badare a niente. Si avvicinò al volto di Beca, che lo osservava in modo strano, e poggiò lentamente le labbra su quelle di lei.
《Scott che fai?!》la mora lo scostò all'istante.
《Scusami è solo che...sai...》farfugliò.
《Cosa?》
《Mi piaci.》ammise sentendo le sue guance andare a fuoco, non era da lui comportarsi in quel modo.
《Ti piaccio davvero?》
Scott annuì ma Beca sospirò prima di mettergli una mano sulla spalla e sussurargli:《Mi dispiace ma io...》
《Non preoccuparti, è tutto ok. Sono io a dovermi scusare.》
《No Scott tu non capisci. Ti voglio bene, dico davvero, ma io e te non avremo mai una chance. Insomma io...》fece una pausa, incerta se dire o meno la verità ma di fronte agli occhi dell'uomo, che la guardavano tristi, sentiva il bisogno di parlare.
《Non voglio che continui a sperare che tra noi due possa nascere qualcosa perché vedi io...non esco con gli uomini.》abbassò lo sguardo.
《Tu sei...voglio dire...sei lesbica?》Scott sembrava sconvolto nell'apprendere la notizia.
《Sì esatto. Per cui, ti prego, dimenticami in quel senso. Adesso devo proprio andare, grazie ancora per la serata.》
《Ma...》
《Ci vediamo Scott.》

Angel with a shotgun || BechloeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora