Le serate come quelle erano di una bellezza unica e rara; la neve che cadeva lenta sugli edifici e che si intravedeva dalle finestre, il freddo capace di congelarti fino alle ossa, un caminetto a riscaldare l'atmosfera, un bel libro e una tazza di fumante cioccolata calda. Ma una scena come questa accade solo nei film e nei vecchi romanzi d'amore, non nella realtà, non in una giornata qualsiasi.
Una coperta la copriva fino all'altezza del petto, il camino davanti a lei era spento così come i suoi occhi, privi di ogni emozione. Un libro giaceva abbandonato sulle sue ginocchia, aperto in una pagina qualunque, era il suo libro preferito "Il codice Da Vinci", ricco di azione e mistero, lo aveva letto tante e tante di quelle volte che molte parti le ricordava a memoria. Eppure quella sera sembrava non interessarle, lo aveva preso dalla mensola sopra il caminetto, traboccante di fotografie, aveva letto qualche riga e lo aveva posato, lì sulle sue gambe pronto a scivolare da un momento all'altro e cadere per terra con un tonfo. Non aveva la minima voglia di leggere, non sapeva neanche quale fosse stata la ragione che l'aveva spinta a ricercarlo dopo tanto tempo, aveva la mente occupata da ben altri pensieri, uno in particolare. Aveva passato quasi due ore a cercare di capire perché Chloe si fosse rifiutata di entrare in casa sua, dopo la conversazione che avevano avuto, dopo che lei stessa aveva deciso di allentare le redini e provare a fidarsi di una persona come quella.
Guardava di tanto in tanto il portoncino di casa, rivivendo quei minuti.《Eccoci qui.》disse Beca infilando la chiave nella toppa.
《Io...non posso. Mi dispiace, non posso entrare.》
Chloe indietreggiò cominciando a torturarsi le mani.
《Perché no? Dai avanti, cosa potrebbe succederti? Non mordo, giuro.》
《So che non potrebbe succedermi niente. Questa domanda devi farla a te stessa. Sai come sono Beca, ti ho già fatto del male due volte, non voglio farlo di nuovo.》
《Ma Chloe...》
《Sto solo cercando di proteggerti!》urlò passandosi una mano fra i capelli.
《Non devi proteggermi, io non ho paura.》
《Cazzate, hai paura eccome. Avevi paura di me fino a qualche ora fa. O lo hai dimenticato? Quando te ne sei andata nel parcheggio per fare una pausa e non appena mi hai vista hai avuto un attacco di panico. Questa come la chiami?》
《E vero lo ammetto, all'inizio mi sono spaventata ma adesso è diverso. Abbiamo parlato per un po' e mi sono resa conto che non sei davvero ciò che tutti pensano, ho scelto di fidarmi di te perché ho capito che non hai intenzione di farmi del male. Non solo a me ma anche agli altri, non riesci a controllare quegli attacchi e ne ho avuto la prova poco fa. Io lo so chi sei Chloe.》
《No che non lo sai! Non mi conosci, il fatto che abbiamo parlato non significa niente. Tu non sai chi sono, non sai cosa ho passato, non sai cosa si prova ad avere questo fottuto problema e non poter far nulla per alleviarlo! Non conosci la mia storia, la conosci solo in parte. E tu, come tutti i poliziotti che mi hanno rivolto la parola e che mi hanno addirittura accusato di aver ucciso mio fratello, non sapete quanto lui fosse importante per me. Non sapete quanto fossi legata a Tyler e come mi senta sapendo che non c'è più e che avrei potuto fare qualcosa invece di stare ferma, pietrificata dalla paura, a guardarlo morire davanti a me!》pronunciò quelle parole con rabbia mentre calde lacrime le solcavano il viso.
《Hai ragione, io non so cosa si prova, non so come ci si sente. Come ci si senta a ritenersi responsabili della morte di qualcuno. Di te so davvero poco, so solo alcune parti della tua storia, ma è anche grazie a quelle che sto cambiando idea su di te. Se sto iniziando a rivalutare l'idea che mi ero fatta sul tuo conto, è solo merito di ciò che hai scelto di raccontarmi. Mi hai detto cose che io non ti avevo neanche costretta a dire, hai scelto di aprirti con me, non so per quale motivo ma lo hai fatto. Hai scelto di aprirti a una completa estranea, che tra l'altro aveva il compito di chiuderti in galera, e raccontare ciò che avevi vissuto, come lo avevi vissuto e per un attimo mi hai resa partecipe di tutto ciò anche dei tuoi sentimenti. La gente crede che tu sia pazza, malata di mente, alcuni in centrale ti hanno etichettato come "la schizofrenica" e per un po' anche io ho creduto che fossi così, quando ti ho incontrato qualche giorno fa, alla fermata, ho seriamente temuto per la mia vita, credevo volessi davvero farmi del male e non facevo altro che pregare che quell'autobus arrivasse, solo per potermi allontanare da te. Appena sono arrivata al dipartimento ho ascoltato una conversazione tra il detective Phelps e il signor Smith, il capo; parlavano di qualcuno che sembrava corrispondere perfettamente a te, dicevano che due coniugi li avevano esortati affinché ti portassero via da dove abitavano perché avevano assistito a dei comportamenti violenti e ti avevano sentito chiamare Tyler senza che ci fosse qualcuno intorno a te. Mi sono fatta prendere dalla curiosità e ho chiesto al detective di raccontarmi qualcosa e più lui parlava più io mi convincevo di non voler avere niente a che fare con te. Ho sbagliato a giudicarti senza nemmeno provare a conoscerti, mi sono lasciata condizionare da ciò che pensavano gli altri e mi sono resa conto di aver fatto una grandissima cavolata. Io ho scelto di fidarmi di te, adesso tu fidati di me.》
Beca scese il gradino che le separava e le arrivò a qualche centimetro di distanza; si guardarono negli occhi per molto tempo, senza parlare, lasciando esprimere quei loro sguardi, uno carico di determinazione, l'altro carico ancora una volta di paura.
《Io non posso, non posso instaurare un legame con te, non riesco a fidarmi di qualcuno, non posso Beca.》
Chloe si voltò, incamminandosi lungo il piccolo viale, sembrava che per ogni passo dovesse fare un immenso sforzo.
《Chloe! Aspetta!》
Nessuna risposta, nessun cenno, solo lo strisciare degli stivaletti sul terreno, seguiti da un lieve sospiro e da lacrime invisibili ai suoi occhi.Questo aveva pensato per quelle lunghe ore, aveva pensato al modo in cui Chloe se ne fosse andata, quasi come se volesse scappare, e avrebbe tanto voluto una risposta a quel pesante silenzio.
Appoggiata al davanzale della finestra, a guardare quei candidi fiocchi bianchi cadere fino a terra, pensava. E ad ogni pensiero corrispondeva una nuova domanda, un nuovo dubbio. Di tanto in tanto spostava lo sguardo sul cappello che giaceva sul divano e poi lo riportava sulla strada davanti a lei, semi deserta, piena di luci colorate e negozi con vetrine stracolme di oggetti.
Ma mentre lei, grazie a quell'atmosfera provava quasi una sensazione di pace, in un'altra casa situata nella periferia di New York, Chloe stava vivendo la situazione opposta.
La sua mente era immersa nella più completa confusione, la paura la stava consumando così come le voci che continuava a sentire ininterrottamente nella sua testa.
《Non posso, non posso farlo.》ripeteva al vuoto, passandosi le mani fra i capelli ansimando.
"Chloe." quella voce la richiamò con tono cupo.
《Basta.》si massaggiò le tempie tentando di porre fine a quel continuo supplizio, ma più si concentrava su ciò che sentiva più la voce diventava forte.
《Basta!》con un rapido gesto, senza neanche accorgersene, colpì una mensola, facendo cadere sul pavimento una cornice di vetro che custodiva una delle foto più belle che avesse con suo fratello. Quei due volti sorridenti, davanti alle cascate del Niagara, erano ora circondati da piccoli frammenti trasparenti.
Chloe si lasciò scivolare fino al pavimento, ignorando quella fotografia, troppo concentrata su quelle dannate voci.
Si ripeteva la stessa frase, non poteva farlo, non poteva lasciare che Beca si affezionasse a lei, non doveva permetterlo; avrebbero corso dei rischi troppo grandi e l'ultima cosa che Chloe volesse fare era metterla in mezzo a quella situazione.
Continuava a chiedersi cosa l'avesse spinta a parlare con quella ragazza, perché avesse deciso di raccontarle la sua storia. Sentiva che era proprio lei la persona che stava cercando da tempo, quella con cui aveva un disperato bisogno di parlare; aveva bisogno di aiuto e Beca si era rivelata la persona migliore, ma non avrebbe mai immaginato che piano piano si sarebbe affezionata a quella ragazza dai capelli scuri.
Improvvisamente il telefono iniziò a squillare, riportandola alla realtà. Chloe arrancò sul pavimento e, ancora a quattro piedi, rispose.
《So che sei lì Beale, so dove sei.》la voce roca di un uomo le arrivò alle orecchie facendola rabbrividire.
《Hai qualcosa che mi appartiene. Non puoi nasconderti per sempre lo sai.》continuò con tono minaccioso.
D'istinto Chloe portò lo sguardo sulla strada, non vi era nessuno, neanche un'auto, solo il buio.
Una parte di lei sperava si trattasse di un malinteso, sperava che avesse sbagliato numero o che credesse di parlare con Tyler ma quello che sentì dopo la fece restare pietrificata.
《Tuo fratello è stato un codardo, ha preferito scappare, morire. Ma tu...tu non puoi, non andrai da nessuna parte finché non avrò quello che voglio. Stavolta non hai nessuno che ti copra le spalle, neanche quella ragazza con cui parlavi in centro.》
Chloe chiuse di scatto la chiamata, guardando nuovamente oltre la finestra, trovando la strada esattamente come prima.
Chi era quell'uomo? Come faceva a sapere dove fosse stata? Perché aveva parlato di Beca?
Le ultime parole che aveva pronunciato confermarono ciò che temeva di più, aveva permesso che Beca finisse in quella situazione, non era riuscita a proteggerla.
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Angel with a shotgun || Bechloe
FanfictionBeca Mitchell: dolce e socievole. Chloe Beale: riservata e misteriosa. Una l'opposto dell'altra, tra le due esiste solo l'odio; ma quando gli eventi del passato e i segreti di Chloe ritorneranno a galla, si ritroveranno a combattere per difenders...