Capitolo 2

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Era passata una settimana da quando il nuovo studente si era trasferito nella loro classe: era biondo, con gli occhi verdi e abbastanza silenzioso, quasi malinconico; ma a Marinette lo incuriosiva proprio per questo.

Si era seduto nel banco davanti al suo e lei stava tutto il tempo a fissarlo cercando di capire cosa gli passasse per la testa.
Certo, andare a scuola a seguire le lezioni non era proprio il massimo del divertimento, ma in quella settimana lo aveva sorpreso più volte a guardare fuori dalla finestra, non come facevano gli altri studenti che fantasticavano guardando il cielo, lui guardava verso il basso, come se cercasse qualcuno.

«Così siamo attratti dallo studente nuovo?» le aveva sussurrato maliziosamente la compagna di banco quel giorno.
«Tikki! Ma che dici? N-non è assolutamente così!» trasalì Marinette ridestandosi dai suoi pensieri.
Per fortuna lo fece a bassa voce, e non fu sentita dalla prof, né, sperò, dal compagno.

Tikki era ormai da due anni la compagna di banco di Marinette: avevano legato fin da subito perchè l'esuberanza della prima compensava la dolcezza e la sbadataggine della seconda.

Fortunatamente Marinette fu salvata dalla campanella dell'ora di pranzo, che suonò giusto in tempo.
«Tikki, io scappo in biblioteca» disse la corvina raccogliendo le sue cose «prendo i libri per la ricerca e ci vediamo in aula studio per le lezioni del pomeriggio.»
«Va bene» annuì l'altra scostando una ciocca dei lunghi capelli rossi raccolti in una morbida coda bassa «terrò d'occhio il tuo bel biondino per te» sogghignò.
«S-smettila!» esclamò Marinette con voce un po' troppo stridula, imbarazzandosi più di quanto non avesse immaginato.

La ragazza aveva divorato un tramezzino al volo ed era andata subito in biblioteca per recuperare i libri della ricerca.
"Io non guardo proprio nessuno..." disse tra sé e sé ripensando al discorso di prima "È seduto davanti a me, è chiaro che se me lo ritrovo davanti lo guardo!"si giustificò; ma il pensiero delle spalle di lui la fece arrossire leggermente.
La campanella che annunciava l'inizio delle lezioni pomeridiane suonò nuovamente ridestandola dai suoi pensieri e per non arrivare ancora una volta in ritardo, Marinette si mise a correre a perdifiato, stringendo al petto i libri della biblioteca.

Svoltò l'angolo e lo vide con la solita aria malinconica.
Lui si voltò e nel momento in cui i suoi intensi occhi verdi incrociarono lo sguardo di lei, a Marinette sembrò che il mondo rallentasse.
Ma il suo corpo continuò a correre e non si accorse di quel sasso che la fece inciampare e finire rovinosamente addosso a lui.

«Scusami, scusami! È tutta colpa mia! Sono sempre così distratta!» iniziò a giustificarsi, mentre sentiva le guance avvampare dall'imbarazzo per quella figuraccia.
Quanto a lui se ne stava lì con gli occhi sgranati a fissarla.

Marinette si rialzò in piedi, raccolse i suoi libri e farfugliando ancora mille scuse si allontanò di fretta e furia.

«È spacciata» commentò Plagg uscendo fuori dalla tasca della camicia di Adrien e guardando quella buffa ragazza allontanarsi.

Ma Adrien non lo stava sentendo affatto.

Aveva mille pensieri che gli vorticavano nel cervello: quella ragazza non lo aveva toccato, era decisamente caduta addosso a lui. Non era mai successo prima d'ora che una Morte, negli istanti in cui era tangibile venisse mai sfiorata da un'umana.
Di solito le Morti avevano dei riflessi e un'agilità ben al di sopra degli standard umani, com'è che non si era accorto di lei? Com'è che non era riuscito a schivarla?
E poi gli balenò l'ovvietà: quella ragazza l'aveva toccato... il suo destino era segnato. Nel giro di 24 ore, pur non essendo nella lista, quella ragazza sarebbe morta.
Non era giusto, doveva....

«Adrien... Adrien?» 
Il biondo vide una manina nera che gli passava davanti agli occhi: era Plagg che lo ridestava dai suoi pensieri.

«Senti bell'addormentato, dovresti andare... hai una missione da compiere e noi quell'angelo non l'abbiamo trovato... prima lo troviamo e prima potrò smettere di fare finta di essere un ciondolo» sbottò lo spirito.
«Plagg, io la seguo! Glielo devo dire!» rispose risoluto Adrien.
«Tu, cosa?» esclamò Plagg, ma ormai era troppo tardi e Adrien se ne stava andando dritto filato per la sua strada.

«Ma-ma hai le lezioni del pomeriggio! F-fermo, dove vai? E la missione?»
«La missione può attendere qualche ora. Quella ragazza mi è crollata addosso, mi ha toccato ed ora è spacciata pur non essendo nella lista: il minimo che posso fare è dirglielo.»
«Ma sei impazzito?»
«Cosa potrebbe fare? Nel giro di 24 ore non ci sarà più...»
«A-Adrien...» provò a fermarlo lo spirito.

Ma il ragazzo mise "gli occhi" divenendo invisibile e con un balzo si portò sul tetto della scuola.

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