Capitolo 7

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Quelle parole rimbombarono nella testa di Marinette come un tuono.
Non avevano alcun senso.
Come poteva lei essere un angelo ed esserselo dimenticata?
Lei, che non faceva altro che inciampare in continuazione e collezionare una figuraccia dietro l'altra?
No, c'era assolutamente un errore: lei aveva i ricordi e le fotografie di se stessa da bambina con i suoi genitori... i suoi genitori...

«Marinette... stai bene? I-io lo so che non te lo aspettavi, ma purtroppo è così e il mio compito è ricondurti in Paradiso, al tuo posto» cercò di dire con gentilezza Adrien.

A quelle parole, la ragazza si ridestò dal suo torpore.

«C-cosa?!?» chiese allarmata «No, no, no, qui ci deve essere un errore, un errore di dimensioni apocalittiche! Io non sono un angelo Adrien. Io sono sempre vissuta qui con i miei genitori!» si iniziò a innervosire.

Adrien la guardava in un misto di tristezza al solo pensiero di averle dato quella terribile notizia, e comprensione, perché capiva perfettamente come si dovesse sentire lei in quell'istante: come se le avessero fatto una doccia fredda.

«E allora come spieghi il fatto che solo tu riesci a vedermi e a toccarmi? Marinette, io sono la Morte: nessun essere umano è in grado di fare quello che sai fare tu! Inoltre come spieghi che le ombre di quel demone ti abbiano attaccato?» provò a farla ragionare il ragazzo.

Marinette si mise le mani in testa, come se cercasse di tenerla perché le stava per scoppiare mentre cercava una spiegazione logica a tutto questo.

E fu allora che lui la vide.

La ferita.

La ferita che le aveva inferto il demone sul braccio quando l'aveva attaccata era ancora lì, sanguinante.

«Marinette... la tua ferita... n-non è guarita? M-ma gli angeli sono in grado di curare le loro ferite...» chiese strabuzzando gli occhi, ma tutto divenne nero.

***

Del fumo.

Era fuoco quello?

Un'altra visione, stavolta più nitida.

C'era del fumo un po' più distante da dove si trovava lui, ma non sapeva perché sentì l'irrefrenabile impulso di andare in quella direzione per vedere cosa fosse successo.

Distesa nell'erba, c'era una piccola figura inerme: non sembrava messa bene, anzi, era piuttosto malconcia.

Si rese conto che sotto quella figura si stava allargando una pozza di sangue scuro, mentre mettendo meglio a fuoco si accorse che era piena di ferite e lividi.

Il fumo troppo intenso non lo faceva respirare bene e gli faceva lacrimare gli occhi, così trascinò quella figura più lontano, e quando la voltò si accorse che era proprio lei.

«MARINETTE! NO! NO! NO!» iniziò a urlare, ma una voce lo riportò alla realtà.

***

«Adrien! Adrien! Ti prego svegliati!» lo implorò Marinette mentre brandiva una lampada cercando di scacciare un'ombra dal salotto.

"U-un'altra visione?" si ritrovò a pensare Adrien ma, non appena si rese conto della situazione, evocò immediatamente la sua falce: nel momento in cui stava avendo quella visione, una dozzina di ombre inviate da Gabriel aveva invaso il salotto di casa Dupain-Cheng, e la povera Marinette stava cercando di difendere se stessa e lui in qualche modo.

«Vai via!» urlò Marinette all'ombra fendendo la lampada nell'aria.

«Spostati Marinette, ci penso io!» le fece segno Adrien, parandosi davanti a lei.

Muovere la falce nello spazio ristretto del salotto non fu affatto facile, ma Adrien poteva contare su ottimi riflessi e una certa abilità che gli consentirono di spazzarle via quasi tutte una dopo l'altra.

Quando si voltò cercando con lo sguardo Marinette per vedere se stava bene, non la vide più.

«Mari...» stava iniziando a chiamare, quando un "Attento!" lo fece voltare di scatto: dietro di lui un'ombra lo stava per colpire alle spalle, ma Marinette stavolta non si era lasciata intimidire e con tutta la sua forza aveva colpito l'ombra con la sua fedele lampada, facendola dissolvere.

«M-mi hai salvato...» la guardò stupito lui.

«Eh, eh» fece lei mimando il gesto di vittoria «ma il nostro discorso non è chiuso!» concluse lei, decisa a dimostrargli che si stava sbagliando, che lei era sempre stata lei, che non era affatto un angelo e che non sapeva per quale assurdo motivo riusciva a vedere e a toccare una Morte.

I due ragazzi, però, non fecero in tempo a prendere un respiro di sollievo dalla battaglia che, all'improvviso, un'altra ombra, rimasta in disparte, si avventò su Marinette, avvolgendole i suoi viscidi e oscuri tentacoli attorno al collo.

«Marinette!» urlò Adrien, ma altre tre ombre spuntate da chissà dove gli bloccarono i movimenti con i loro tentacoli, facendogli perdere la presa sulla falce, che si dissolse.

«NO! NO!» gridò lui cercando di divincolarsi dalla stretta.

Marinette stava soffocando davanti a lui.

Il tentacolo le stringeva forte il collo e per quanto lei stesse cercando di far appello a tutte le sue forze per far allentare la presa, l'ombra era più forte e non cedeva di un millimetro.
La vista iniziò ad offuscarsi, Marinette perse le forze mentre il braccio che cercava di bloccare il tentacolo le cadde lungo il corpo.

«NO! NO! NO!!!!» urlava Adrien, ma i tentacoli delle tre ombre avvolti attorno alle sue gambe e alle sue braccia non ne volevano sapere di allentare la presa.

Era questo che gli stava dicendo la visione? Era una visione del futuro immediato? Non doveva trovare solo Marinette, ma doveva anche proteggerla finché non l'avesse ricondotta in Paradiso altrimenti sarebbe morta? 
Perché se la stava prendendo così tanto?
Perché era così spaventato?
Perché non voleva perderla a nessun costo?
In fondo l'aveva conosciuta da poco...
Era forse la paura di fallire la missione?
Ma perchè quella missione era stata affidata proprio a lui?

«MARINETTE!!!» gridò chiudendo gli occhi.

E accadde.

Sentì il rumore di una lama.

La stretta dei tentacoli si allentò. Le ombre si dissolsero.

Davanti ai suoi occhi, come se fosse al rallentatore, vide il corpo di Marinette, ormai libero dalla presa dei tentacoli, cominciare a cadere a terra.

Senza pensarci due volte, Adrien tese la mano e corse verso di lei afferrandola al volo e stringendola forte a sé.

«Non ti preoccupare» disse una voce femminile «È soltanto svenuta.»

Adrien si voltò verso la finestra, tenendo Marinette tra le sue braccia, e la vide.

Davanti a lui stava una ragazza con un vestitino bianco, una spada e un grande paio d'ali candide; i capelli rossi mossi dal vento.

«T-Tikki?» domandò sconvolto il ragazzo «S-sei tu l'angelo?»

Tikki sorrise mentre dietro di lei appariva Plagg.

«P-Plagg?» 

Lo spirito lo guardò senza rispondere.

«Prenditi cura di lei» lo esortò Tikki sorridendo dolcemente, dopo di che sparì, lasciando Adrien a bocca aperta.

«Ma se Tikki è l'angelo caduto, tu allora chi sei?» si domandò guardando sconvolto Marinette ancora svenuta tra le sue braccia.

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