Capitolo 12

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Nell'esatto momento in cui Gabriel afferrò la sua mano, Adrien iniziò a sentire le sue energie che pian piano fluivano via.
Si sentiva sempre più vuoto, spompato, con la vista che si annebbiava sempre di più.

«SI!» gridava compiaciuto Gabriel «Com'è dolce il sapore di quest'anima che ho a lungo bramato nella sua interezza!»

Mentre sentiva gli ultimi residui della sua anima, della sua umanità scivolargli via, il suo pensiero andò a Marinette.

Gli dispiacque un poco non poter mantenere la sua promessa di tornare da lei, ma almeno, uscendo dalla sua vita definitivamente, senza che lei ricordasse nulla del loro passato, le avrebbe permesso di dimenticarsene, di farsi una vita normale e di vivere felice; e poi Tikki gli aveva promesso che una volta libera l'avrebbe protetta da lontano.

«Mi dispiace...» riuscì a mormorare Adrien accasciandosi al suolo.

«FERMO!» sentì urlare il ragazzo prima di perdere i sensi.

***

Nascosta vicino all'entrata, Marinette aveva assistito a tutto.

Aveva sentito tutto.

Aveva visto Adrien combattere prima contro le ombre, poi contro quel demone potentissimo. Lo aveva sentito confessare di essere stato la causa della sua morte in una qualche vita precedente e aveva sentito Tikki dire che era stata anche colpa sua.
Lei non doveva essere là, e invece c'era.
Lei doveva fuggire e continuare la sua vita di sempre: così voleva la ragione, il buon senso comune.

Eppure era ancora lì.

Ormai non aveva difficoltà a credere all'assurdo, quindi quanto aveva sentito doveva essere tutto vero, però una misteriosa forza la tratteneva ancora davanti a quell'ingresso.

Adrien era lì.

Sentiva la sua malinconia.

Lo stava vedendo sacrificarsi per salvare Tikki.

Da quello che aveva capito c'era ancora un briciolo di umanità in lui, il resto lo teneva quel demone nella fialetta luminosa che reggeva nella mano sinistra.

Doveva fare qualcosa.

Adrien si stava spegnendo velocemente.

«N-non voglio...» mormorò tra sé e sé mentre, come se fosse guidata da una forza misteriosa, iniziò a dirigersi verso il centro della stanza.

«Fermo... FERMO!» gridò la ragazza attirando l'attenzione su di sé.

Plagg, che si era rimpicciolito per cercare una soluzione per arrivare a Tikki, non fece in tempo a fermare Marinette, che si ritrovò costretto a riprendere le sembianze di pantera e a dar fuoco a tutte le ombre che, accortesi della ragazza, si stavano avventando contro di lei.

Ma Marinette proseguiva decisa verso il centro della stanza: «Fermati! È me che vuoi!» urlò.

Gabriel, ormai accortosi della presenza della ragazza lasciò andare la mano di Adrien, mentre una strana luce si era accesa nei suoi occhi.

«Lasciatela passare!» ordinò Gabriel alle sue ombre che si fecero da parte, bloccando invece il cammino di Plagg «Bene, bene! Finalmente sei arrivata... sapevo che quell'insignificante spirito alla fine vi avrebbe condotti entrambi da me. Dopotutto un'utilità ce l'aveva...» sogghignò.

«C-cosa?» gridò Plagg cercando di farsi strada col fuoco, ma più ne sputava e più ombre sembravano spuntare a sovrastarlo.

«Certo, non crederai che quando ci siamo visti in quel vicolo con il tuo prezioso angelo io ti abbia risparmiato per bontà! Ahahahaha! Sapevo che avresti avvertito il ragazzino, come sapevo che alla fine anche la mocciosa sarebbe venuta qui.»

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