Capitolo quattro

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Siamo attratti costantemente dal pericolo e dalla passione; due parole che affascinano la natura umana e per cui, il nostro desiderio diviene accondiscendente e si tramuta in una forma di tentazione.
Si dice che l'unico modo per resistere ad essa, è cedervi.

"Non devi cedere. Lui è crudele, straordinariamente proibito ed eccitante, ma pericoloso."
La parte razionale di Hermione prevalse nella sua mente malgrado essa fosse terribilmente offuscata dalle continue burrobirre e firewhiskey.
Voleva andare da lui e dimostrargli che non esercitava il controllo su tutto. Era così dannatamente maniacale e altezzoso; i loro caratteri avrebbero avuto un palese contrasto e il risultato, sarebbe stato certamente catastrofico. Era un'ovvietà alla quale non poteva permettersi di cedere.
Cedere, appunto.

Il festino continuava, e alla grande anche. Non sapeva quanto tempo fosse passato dall'incontro, o meglio dire scontro con Tom che si ostinava ininterrottamente a contemplarsi in quell'angolo della torre, laddove, la sua figura spiccava egregiamente tra la folla di studenti. Egli esaminava la ragazza senza sosta, come se fosse una preda alla quale avrebbe dato immediatamente la caccia per cedere alla tentazione di poterla domare.
Cedere, appunto.

Hermione doveva essere pronta a ciò: non avrebbe permesso che la sua missione affidatale — per quanto complicata potesse risultare —divenisse futile. Questo di lei, faceva la più ambiziosa delle serpi; si, perché non bastava esclusivamente il coraggio nell'affrontare un'avversità, oh no, la richiesta andava ben oltre. L'ambizione e l'intraprendenza del raggiungere ad ogni costo un obiettivo prevaleva sulla sua nobiltà d'animo; quest'ultima era passata in secondo piano, difatti le sue intenzioni fluirono in qualcosa di più prettamente personale. Concentrava la sua tenacia nel sfidarlo benché il suo compito sarebbe dovuto risultare più discreto.
Dal canto suo, il futuro Oscuro Signore era incredibilmente intelligente e di certo, la ragazza non poteva destare sospetti.

***

Quella mattina quasi tutti gli studenti — sostanzialmente quelli che avevano fatto le ore piccole partecipando al festino — fecero colazione e andarono a lezione estremamente assonnati.

Hermione, non essendo abituata a questa destabilizzazione e avendo avuto costantemente un sonno accurato per mettersi in forze per il giorno dopo, non reggeva la sua stanchezza ma specialmente, aveva bevuto qualche alcolico. Ok, forse un po' troppo.
Ciò gravò sulla sua situazione, in quanto quel giorno avrebbe avuto lezione di Trasfigurazione col professor Silente e si affrettò a recarsi nell'aula.
Il sopracitato, notò in modo temperato, la stanchezza e distrazione inaspettata della ragazza, per cui, terminata la lezione, quando tutti gli studenti abbandonarono l'aula, la invitò a rimanere per qualche altro minuto.

-Signorina Granger?-La chiamò gentilmente l'uomo.
-Si, professor Silente?-Replicò la ragazza sgranando gli occhi e sperando che la sua preoccupazione non fosse ben visibile.
"Adesso mi uccideranno, o peggio mi espelleranno. Oh, no no no. Lo sapevo!Non dovevo partecipare a nessun festino. Che stupida."

-Signorina Granger, sicura di sentirti bene?-Domandò misuratamente preoccupato.
Hermione colta alla sprovvista inarcò le sopracciglia tuttavia rilassandosi ulteriormente.
-Si, Signore. Sono solamente un po' stanca.-Comunicò tranquillamente la fanciulla.
Il professore la guardò con i suoi occhiali a mezzaluna per assicurarsi che la ragazza fosse effettivamente solo in preda alla stanchezza.
-Ebbene, c'è qualcos'altro che devi dirmi, signorina Granger?-Sospettò ma con solita discrezione.
-No signore. Niente.-Di tutta risposta scrutò il professore impassibilmente e chiedendosi come riuscisse a mentire in modo così impeccabile, insomma, per una come lei, con principi sulla lealtà notoriamente essenziali.
Avrebbe voluto esalare tutto ciò che conservava delicatamente dentro: a partire dal fatto che gli mancavano i suoi migliori amici bensì ciò andasse in contraddizione con il suo
presente dato che, il bramoso desiderio di competere contro colui che in futuro sarebbe diventato il più grande mago oscuro di tutti i tempi, era assurdamente peculiare. Ciononostante avvertiva una sensazione di adrenalina ogni qual volta che incrociava erroneamente il suo sguardo. Oh, quel volto, abbellito da una simile giovinezza ed eleganza non propriamente adatta al mostro che sarebbe diventato. Era questa la pecca che Hermione non riusciva a spiegarsi: figurava il volto di un angelo e al tempo stesso possedeva l'anima di un demone.

IL PECCATO DELL'AMORE {Tomione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora