Capitolo quindici

3.2K 134 51
                                    

Arriva per tutti l'ora in cui siamo indotti a compiere un rischio, un azzardo, un qualcosa che possa mettere a repentaglio la nostra esistenza.
Un collaudo, incline a farci ritrarre i risultati sperati, i nostri desideri più remoti.
Siamo condannati, per sempre.
Saziati dalla prevedibilità dell'imprevedibile, aromatizzati di dolore e conditi di peccato.
Siamo stati cibati dal mondo, inghiottiti nella profondità del cosmo, al fine di divenire delle forme di esseri che vagano senza una destinazione meticolosa, tuttavia che cercano di trovare la loro giusta meta(à).
Risediamo in un'epoca contorta, conduciamo una vita schifiltosa, alligniamo ogni istante smarrendo la voglia di sopravvivere.

"Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo."

Ognuno di noi non sa chi è, sebbene sappia chi non è.

Le porte si spalancarono e un dolce profumo di cannella mischiato al cioccolato inebriò loro le narici, zucche volanti profumate colmavano gli spazi vuoti della sala, addobbi macabri bensì al contempo invitanti, contornavano il luogo.
Nell'aria svolazzavano piccole creature notturne apparentemente autentiche, ma che in realtà il composto di esse era fatto di mela caramellata.
Fantasmi fasulli trapassavano gli studenti divertendosi a spaventarli, urla e striduli artificiosi, nebbia al gusto di zucchero filato.
Un ambiente molto caotico, tuttavia ben riuscito.

Quasi tutti risultavano essere straordinariamente eleganti nei loro abiti costosi e irriconoscibili a causa delle maschere.
Era stato svolto un eccellente operato.

-Dov'è il Conte Dracula?- domandò sornione Malfoy, provocando alla sua compagna una piccola risata.

Mancava un minuscolo dettaglio: nessuno dei due si era accorto che al loro ingresso, gli studenti si erano voltati per osservarli e capire chi potesse essere questa nuova nobile coppia.
Molti sospettarono si trattasse di Malfoy, in quanto la sua lunga e bionda chioma risultava essere inconfondibile, ma la ragazza al suo fianco si rivelò un mistero.

Camminarono a testa alta, ignorando i sussurri altrui e gli sguardi puntati costantemente su di loro.
Hermione involontariamente, presa in totale probabilità dall'ansia, si strinse al braccio del suo accompagnatore.

-Piano, dolcezza- mormorò, sorridendo sghembo.
-Mi hai trascinata tu in questa situazione- lo colpevolizzò di rimando, arricciando le labbra. -Cosa dovremmo fare adesso?-
-Non scaldarti, andrà tutto come prestabilito- rassicurò lui, invitandola a ballare.
-Non ci vado in pista con te!-
-Non fare capricci, dobbiamo sembrare una coppia- esortò, invitandola nuovamente.

Si lasciò trascinare in quella follia eseguendo i movimenti di Abraxas, danzando malinconica e assente, chiedendosi dove potesse essere finito Tom, e forse avvertendone la mancanza, seppur ripudiasse il suo essere.

La musica le piaceva, era melodica e classica, accompagnata dal suono raffinato dei violino.
Un suono che le ricordava la malvagia eleganza dell'essere più temuto di tutti i tempi, la perversione che stimolava il suo basso ventre, la purezza che tentava di celare dietro i suoi oscuri pensieri.
Il piacere lo bramava, i suoi stimoli stavano cominciando a manifestarsi e con le gote ormai arrossate di un violento colorito simile alla vergogna, guardò verso il basso.

-Ecco Diana-

Non ebbe neanche tempo di voltarsi che Abraxas si era fiondato su di lei, rubandole un bacio semi casto, stringendole fortemente la vita per non lasciarsela fuggire.
Hermione spalancò gli occhi, tentando di liberarsi, ma non ne fu in grado. Arrossì nuovamente, in quanto era conscia del fatto che i presenti li stavano scrutando, ma dopo constatò che se ci fosse stato Riddle avrebbe potuto scaturire in lui una reazione.
Aspetta, ma a lei cosa importava?

IL PECCATO DELL'AMORE {Tomione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora