4 Capitolo

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Pov Will

Questo non è un bel posto dove venire a lavorare.
Anche se è solo un fast food e non uno striptease, non ha fama di essere frequentato da gente a posto.
Tom il proprietario potrà anche essere una brava persona, ma le bande che si aggirano nei dintorni dubito gli rendano la vita facile. Più volte è stato vittima di ricatti, furti e veri atti vandalici.
Esco dell'abitacolo e chiudo la portiera con un tonfo secco solo quando scorgo Katherine uscire sul retro del locale poco illuminato.
Se fosse stato giorno avrebbe trovato barboni e prostitute, ma essendo sera i lampioni tremolanti rischiarano appena i muri coperti da graffiti.
Solo una persona come lei poteva venire a lavorare qui.
Ha già dismesso la divisa, segno che ha finito il suo turno e sta trascinando un enorme sacco nero adibito ai rifiuti, che non si addice alla sua mole delicata.
Lo deposita in un angolo, vicino a un cassonetto e continuando a ignorarmi fa per incamminarsi forse verso la fermata della metro.
Dopo la sfuriata fatta a Josie, Lukas è tornato a casa, mentre io ho preferito seguire i corsi e fare chiarezza sulla situazione.
Ho fatto qualche domanda in giro per così scoprire che Josie si è cacciata in un fottuto casino.
Un'enorme casino.

Così adesso sono qui a pochi passi da una vera e propria maledizione, che ha le fattezze di un angelo, ma che di pulito ha ben poco.
"Le brave ragazze a quest'ora sono a nanna," la provoco avvicinandomi e sbarrandole la sola via di fuga.
Katherine si ferma e
mi guarda infastidita.
Ha i capelli raccolti in una treccia e gli occhi contornati da occhiaie che non nasconde con il trucco come qualsiasi altra ragazza.
"Sono solo le 11:00 e comunque dubito tu mi reputi una brava ragazza."
"Touchè," porto una mano al cuore fingendo di essere stato colpito.
"Che vuoi?" mi guarda ostile attendendo una risposta.
Sa bene che sono qui per lei; io e i miei amici non frequentiamo mai questi posti.
Siamo più tipi da night club, ristoranti esclusivi, club privè.
Piego le labbra in una linea dura e invece di risponderle analizzo il suo corpo fissando nella mia mente ogni curva, ogni forma abilmente nascosta dai vestiti informi.
"I tuoi vestiti sono orribili," dico schietto.
Arrossisce, ma non abbassa gli occhi, incrocia le braccia al petto come per proteggersi e mi lancia un'altra occhiata assassina.
"Grazie del complimento. Adesso mi dici cosa vuoi?"
Ricambio il suo sguardo gelido. Se c'è una cosa che sappiamo fare entrambi e infischiarcene l' uno dell'altro.
N

iente attenzioni, niente complimenti,  niente mezze misure o gentilezze.
"Josie non è andata con te all'incontro," vado al nocciolo della questione " è già in lista per la prossima settimana, e non ho intenzione di far sì che la sorella del mio migliore amico si cacci nei guai."
Si acciglia. "Che cosa mi stai chiedendo esattamente?"
"Ho un incontro stasera e voglio che mi accompagni."
Sgrana gli occhi e scuote il capo intuendo i miei pensieri. "Non so che idea ti sia fatto, ma ho chiuso con queste cose."
"Forse Josie non ne vale la pena? Per una che si dichiara sua amica dev'essere veramente un sacrificio cercare di aiutarla."
Si morde un labbro in difficoltà.  "Chi mi assicura che non mi accadrà nulla?" tergiversa.
Faccio un ghigno amaro. " Non è un'ambiente nuovo per te, sai come muoverti e poi hai partecipato per anni senza problemi," dico duro.
""Non andavo mai sola... c'era James con me."
Con un movimento brusco l'afferro per un braccio avvicinandola pericolosamente al mio viso. "Non osare pronunciare il nome di mio fratello," soffio duro a un centimetro dalla sua bocca.
"Sono fuori da quest'ambiente da troppo tempo," cerca di contrattare.
"Qualche anno non è un lasso di tempo lungo."
"E chi mi assicura che se le cose si mettono male non mi abbandonerai?"
Sorrido sprezzante. "Facciamo un patto," dico sempre a un centimetro dal suo viso " tu vieni con me, e io mi occupo della tua incolumità."
Mi guarda scettica.
"Mantengo sempre la parola data."

Ha le guance rosse, il fiato corto e un leggero tremore che le scuote il corpo.

"Va bene," dice tremula "Ma lo faccio per Josie."

Invece di risponderle la trascino fino alla mia Porsche e apro lo sportello. "Entra," le intimo senza tanti complimenti.
Anche se contrariata prende posto sul lato del passeggero e senza attendere un mio segnale lo richiude.
Faccio il giro dell'auto e prendo posto al lato del guidatore.
Katherine mi lancia uno sguardo assassino e si allaccia la cintura.
Accendo lo stereo sintonizzando subito una stazione  classica e avvio il motore.
Katherine fa uno sbuffo. "I cattivi ragazzi non dovrebbero ascoltare rock metal?"
Le lanciò uno sguardo torvo ed esco dal vicolo immettendomi quasi subito nella strada principale.
"Chi ti dice che io sia un cattivo ragazzo?"

Sbuffa ancora. "Lo sei."

"Non bevo, non fumo, non mi drogo: sono il ragazzo che qualsiasi mamma vorrebbe per la propria figlia."

Storce la bocca."Tu sei completamente pazzo."

"Da legare," le strizzo un occhio e do gas.

Note autrice:
Piaciuto il capitolo? Ditemi cosa ne pensate della storia.
Lasciate qualche stellina se vi va.

Cinzia

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