6 Capitolo

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Pov Will

Che diavolo sto facendo?

Non faccio che chiedermelo mentre guidato dall'istinto l'avvicino al mio corpo e calo con la bocca sulla sua.
Non la bacio, non uso gentilezza, affondo con i denti sul suo labbro inferiore,  spaventandola e facendola gemere dal dolore.
Sa di zucchero e caramello e questo mi manda fuori di testa, per questo anzi di interrompere il contatto risalgo con la mano lungo il suo fianco, e costringendola a reclinare il capo all'indietro le lascio un bacio leggero fra la clavicola e il collo.

Questa ragazza è una contraddizione vivente.

Le sbandate come lei dovrebbero odorare di wischey e fumo, e poi non dovrebbe tremare come una foglia.
Ma l'ho già detto: mi nutro della sua paura.
È spaventata? Bene!

Un secondo gong mi avvisa che l'incontro sta per iniziare.
Guardo all'interno della gabbia per qualche secondo dove il mio avversario sta attendendo l'inizio dell' incontro e poi riporto l'attenzione su di lei.
"Non allontanarti da Wilson," ripeto contro la sua bocca."
La guardo negli occhi per sapere se ha assimilato il concetto e quando annuisce controvoglia, mi allontano.
Mi dimentico di lei, del suo sapore e mi avvicino al mio avversario.
All'interno della gabbia non conta più chi sono, solo cavarmela, restare in piedi il più a lungo possibile.
Jack o qualunque sia il suo nome non riesce a stare fermo, mi gira attorno come una gazzella.
Ha la mia stessa mole, i capelli ricci raccolti in una coda bassa, la barba e gli occhi iniettati di odio.
Mi sgranchisco le spalle, provo a rilassare i muscoli scricchiolando  il collo e al suono del gong carico il primo pugno.
Incassa il colpo e riesce a non cadere, almeno per ora.
La gente che ha scommesso sulla mia vittoria esulta.
Uso tutta quanta la mia forza nel secondo pugno.
Non do il tempo a Jack di reagire e ancora una volta resta all'impiedi.
Al terzo pugno le mie mani sono sporche del suo sangue.
C'è l'ho con lui. Non mi avrebbe fatto né caldo, né freddo affrontarlo se non avessi saputo dei suoi trascorsi.
Ma scoprire che spacciava me lo fa piacere ancora di meno.
Lo colpisco ancora. È lento, si piega sul pavimento di cemento e inizia a tossire.
Fine dei giochi.

***

Vado alla ricerca di Wilson ancora con i capelli umidi di sudore e le mani sporche di sangue.
Non fatico a ritrovarlo.
Katherine è con lui visibilmente a disagio.
Mi avvicino e l'agguanto prontamente per il braccio.
Si irrigidisce e mi lancia un'occhiata più che infastidita.

Non riesco a decifrarla.

"Noi andiamo," dico rivolgendomi a Wilson " ci sentiamo per telefono."
Abbassa lo sguardo sulla mia presa e mi guarda dritto negli occhi "Ricordati che è una ragazza," mi ammonisce.

Gli rivolgo un sorriso beffardo mentre continuo a tenere Katherine prigioniera della mia morsa.
"Eh tu dolcezza, riguardati," sussurra comprensivo.

"Dolcezza?" inararco un sopracciglio, ma poi faccio cadere il discorso e inizio a trascinarla con me.
Wilson blatera un saluto confuso.

Una volta fuori, Katherine riesce a fare solo una decina di passi prima di afflosciarsi come un giunco scossa dai conati.

Fantastico

Non la sostengo, non le porto indietro i capelli o roba del genere, aspetto solo che i conati cessino e quando si porta una mano allo stomaco dolorante decido di rimetterla in piedi.

Non mi interessa.

La sento vacillare sotto la mia presa, ma non demordo, la trascino verso la macchina, salgo e una volta allacciate la sua cintura do gas.
Non è la prima ragazza che trasporto, ma è la prima di cui non mi importa nulla.
Supero tutti i limiti di velocità consentiti, incurante delle curve, delle auto che ci sfrecciano troppo vicine, della patina bagnata che ricopre l'asfalto.
Con lei non uso tenerezza, non le riservo attenzioni, non parlo.
Com'è successo all'andata non mi curo di andare piano, non mi chiedo neanche se la sto spaventando.
So che sta gelando, ma non mi interessa.
Accelerò e basta, perché mi piace la velocità e perché devo scaricare la tensione accumulata, perché è l'assassina di mio fratello.
Quando arriviamo al campus sono le tre passate.
Una volta fermi, Katherine si slaccia la cintura e
non ho il tempo di realizzare molto che un suo pugno mi colpisce in pieno naso.
Grugnisco dal dolore e mi piego sul volante.
"Non farlo mai più," urla inferocita "ho smesso con queste cose."
Neanche cerco di capire il senso del suo discorso e prima che possa scappare faccio in tempo ad afferrarla per un braccio e attirarla contro di me
Furioso porto la mia mano a stringerle la gola.

Ripeto, di solito non maltratto le ragazze, sono gentile e preferisco una lunga sessione di sesso alla violenza.
A qualunque cosa in realtà.
Ma Katherine, è così che pronuncio il suo nome, per esteso: è una faccenda più complicata.

"Non farlo mai più Johnson," dico contro la sua bocca, sovrastandola e tenendola ferma. "Io ti tocco, tu no," chiarisco.
Fa una smorfia e cerca di liberarsi senza successo.
Siamo in un'area poco frequentata del campus, lontano da occhi indiscreti.
Stringo la presa sulla sua gola, facendola boccheggiare per la mancanza d'aria e forse anche dal dolore.
La lascio all'improvviso.
Katherine si piega su sé stessa e inizia a tossire.
La lascio così.

Non mi importa se sta male. Non mi importa niente di lei!

Note autrice:
Forse adesso le cose sono piu chiare.
Will è un personaggio complesso: ha baciato Kath, ma non gliene importa nulla di lei, voglio che sia chiaro.

E kath? Che ne pensate? Avete notato che non si sofferma molto alla fisicità di Will?
Non è una mia dimenticanza, semplicemente non si accorge di lui, non lo guarda e se deve attribuirgli un sentimento è la paura.
Si, Will la spaventa.

Non aggiungo altro! Spero di essere stata chiara.

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