11 capitolo

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Pov Kath

"Ti prego." Josie è dalla sera prima che mi supplica senza successo.
Sollevo gli occhi dal caffè che sto bevendo per scontrarmi con il suo sguardo pieno di frustrazione.
"Le feste non fanno per me," dico prendendo un altro sorso di caffè bollente e giustificando così la mia repulsione nei confronti di ogni fonte di divertimento.
Un ragazzo che mi stava finendo addosso mi evita miracolosamente guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.
Josie inserisce alcune monete nel distributore e preleva la sua cioccolata calda.
La mattina ci alziamo a fatica, io per il lavoro e lei per le uscite serali, così spesso ci ritroviamo a prendere qualcosa al volo in uno dei tanti distributori sparsi per l'università, questo ovviamente quando Lukas non viene a prelevarla.
I corridoi del Queens al mattino sono brulicanti di studenti.
"Siamo al secondo anno," insiste Josie.
"E allora?" Non capisco cosa cambia.
"Non siamo più matricole, possiamo andare a una festa delle confraternite senza subire danni collaterali."
Finisco di bere il caffe e butto il bicchiere di carta nel contenitore apposito.
"Sai come la penso."
Josie sospira. "Sì, niente feste, alcol e sesso."
Alzo gli occhi al cielo. Ha iniziato a insistere dalla sera precedente.
"Trasgrediresti solo un punto," dice convinta" che vuoi che sia una festa?"
"Ti devo ricordare quello che è accaduto l'ultima volta?"
Assume un'espressione colpevole. "Non me lo ricordare," si lamenta con una smorfia.
Neanche l'ascolto. "Hai bevuto e... "
"Lukas era furioso. Lo so."
"Se l'è presa con me," preciso.
"Ho vent'anni," si giustifica "è così che si comportano i giovani: bevono, vanno alle feste, fanno cose da irresponsabili... " guarda l'orologio perdendo per qualche secondo il filo del discorso "è tardi, ne parliamo dopo." Si apre in un sorriso. Scommetti che prima di Natale ti convinco a fare qualcosa di irresponsabile?"
Mi fa l'occhiolino e poi si avvia verso la prima lezione della giornata con i bermuda troppo corti per non attirare l'attenzione, i soliti stivali da cowboy, i capelli legati in una coda alta.
Non c'è individuo di sesso maschile che non si giri a guardarla.
E io resto qui a osservarla per qualche secondo di troppo, con i legghins, la felpa informe e un libro stile secchiona stretto al petto.

Scommettiamo.

***

"Ahi," mi tocco la chiazza di the bollente che lentamente si sta allargando sulla mia felpa chiara cercando di separarla dalla pelle.
"Non ti ho vista," si giustifica Melany Wittembergh.
Anche se frequentava il mio stesso liceo, prima non ci siamo mai rivolte la parola.
È esile, bruna, con la pelle bianchissima risaltata dal rossetto cremisi.
Al suo fianco una rossa dai folti capelli ricci sbuffa. "Dai Mel non mi sembra tanto grave,"poi
storce la bocca alla vista della felpa e del disastro creatosi sul pavimento.
Qualcuno ci guarda, ma poi procede per la sua strada disinteressato.
"Non volevo," si scusa melliflua ancora la bruna.
Non rispondo, cerco di mantenermi calma prendendo dei fazzoletti e asciugandomi alla meglio.
Ho visto benissimo che mi è venuta addosso di proposito. Nessun incidente.
"Ci conosciamo?" dico rivolgendomi alla rossa.
"Non direi."
"Vi siete svegliate con la luna storta e avete deciso di importunare qualcuno?"
Sbarrano entrambe gli occhi in modo teatrale. "Hai avuto quest'impressione?" dice Melany.
"Sì," rispondo
lapidaria raccattando il libro caduto nella collisione. "Cos'è fate parte di qualche confraternita e siete state sfidate a fare qualcosa di stupido?"
Inaspettatamente scoppiano a ridere, facendo girare qualcuno.
"Niente di tutto questo..." Mel porta pensosa l'indice al mento" ti ho vista con Will e volevo accertarmi che vada tutto bene."
Ho uno spasmo impercettibile del cuore a sentir pronunciare il suo nome.
Ho ancora vivido il ricordo del suo bacio, la paura provata.
Fortunatamente non ha più cercato di avvicinarmi.
"L'altro giorno vi ho visto andare via insieme," spiega scrutandomi dalla testa ai piedi con sdegno e facendomi accapponare la pelle.
La sua voce ha un che di provocatorio.
"Cosa volete?" a questo punto è logico vogliano qualcosa.
Fanno un altro sorriso melenso e la rossa avvicina la bocca al mio orecchio "dirti solo di stare lontana da Will."
Inarco un sopracciglio. mentre lei continua a parlare con voce sostenuta e decisamente troppo vicina.
"Conosco Will ed è in tutta franchezza che ti dico che non è interessato."
"Cosa?" in un primo momento penso d'aver capito male.
"Will non è interessato, " ridice osservandomi ancora con maniacale attenzione, attorcigliandosi i ricci composti attorno a un dito.
Fa una smorfia alla vista delle mie vans consumate e ora chiazzate di scuro.
Poi prende nuovamente le distanze.
"È indubbio che sia un buon partito: ricco, sexi, popolare," elenca sulle dita della mano quelle che a suo avviso sono dei pregi "ma sei l'ultima persona che potrebbe attirare la sua attenzione."
"Non voglio attirare la sua attenzione," replico secca. "Nonostante lo ritenete un buon partito non sono interessata."
Le costringo a retrocedere quando raccatto la borsa finita per terra. "Chiamate un' inserviente per pulire," dico indicando il pavimento o andate nello sgabuzzino a prendere uno straccio e fatelo voi stesse."
Faccio per superarle quando qualcosa me lo impedisce o meglio dire qualcuno che blocca la mia dipartita agguantandomi per un braccio con talmente tanta forza da strapparmi un gemito.
"Che succede qui?"
Butler mi guarda come se volesse uccidermi da un momento all'altro.
Non è come le altre volte. Adesso è veramente furioso e mi rendo conto che le volte precedenti ha solo bleffato.
"Nulla che ti riguardi," dico con voce distorta dal dolore.
"Maggie, Mel," si rivolge alle ragazze senza calcolarmi nonostante non mi abbia ancora lasciata libera "c'è qualcosa che devo sapere?"
È Mel a parlare. "Ci è finita addosso," tergiversa qualche secondo "e ho avuto come l'impressione che l'abbia fatto di proposito."
Sospiro pesantemente. Ho una gran voglia di prenderle a schiaffi, peccato sia ancora prigioniera della presa di Butler.
Non sono mai stata un'attaccabrighe, ma queste tizie stanno cercando di far uscire fuori il lato peggiore di me.
Cerco di liberarmi senza successo.
Butler intuisce le mie intenzioni perché aumenta la pressione.
Attorno a noi si è formato un piccolo gruppetto di spettatori.
Non sono mai stata neanche una piagnucolona, ma la stretta di Butler è talmente forte che gli occhi mi diventano lucidi.

"Tutto bene?"
Tiro un sospiro di sollievo quando sento una voce conosciuta.
Aaron è davanti a me, con la sua aura da bravo ragazzo, i ricci scarmigliati, gli occhi verdi e furibondi come non ho mai avuto modo di vederli.
Prima di rendermene conto mi ritrovo libera dalla stretta.
"Ho visto che non arrivavi e sono venuto a cercarti." Sì rivolge a me, ma sta guardando Butler senza neanche battere ciglio.
Poi posa lo sguardo sul mio polso livido. "Lo sai che è una ragazza, vero?" si rivolge ancora a Butler "gli stavi facendo male."
Il biondo fa una smorfia. "Credimi è tutto tranne un'ingenua."
Arrossisco.
Anche Aaron ghigna. "Fallo decidere a me e non metterle più le mani addosso," gli intima.
Butler solleva le mani in segno di resa, ma si vede lontano un miglio che la sua è una presa in giro.
"Altrimenti?"
"Sei morto," dice con una serietà annicchilente.

E per la prima volta in assoluto mi sento al sicuro.

Note autrice:
Pubblico di fretta, quindi se nei giorni a seguire ho tempo andrò a rileggere per correggere.
Scrivo da cell, quindi è quasi impossibile non fare errori, portate pazienza 🙏
Questa volta avete avuto un assaggio di Josie, Mel, Maggie e avete conosciuto finalmente Aaron, cui ho accennato nei capitoli precedenti.
Che ve ne pare? È abbastanza interessante?
Ditemi cosa ne pensate.
Cinzia 😘

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