18 Capitolo

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Pov Will
"Entra!"
Mel mi segue fino alla macchina e poi senza farselo ripetere una seconda volta entra nell'abitacolo della Mustang nera.
Sbatto la portiera così forte da farla sussultare.
"Non posso credere che tu l'abbia fatto sul serio," dice stoccandomi un'occhiataccia e allacciando la cintura di sicurezza.
"Cosa?" Mi giro a guardarla senza decidermi a immergermi nel traffico.
"Portare Katherine. A volte è come se tu avessi dimenticato ciò di cui è capace, " dice nervosa guardando dritto davanti a sé. "James é morto, chi ti dice che si sia trattato solo di un'incidente?" si passa una mano fra i capelli. "Almeno l'hai detto a tua madre?"
"Scusa tanto se mio fratello sta male, se molto probabilmente fra qualche mese le cose precipiteranno e mi ha chiesto il favore di poterla vedere" dico schietto."
Mel storce il naso. "Non gliel'hai detto," realizza.
"Siamo amici Mel, non decidi al mio posto e non accetto neanche che tu possa giocare a fare l'offesa."
Sgrana gli occhi. Non credo sia abituata a questo tono da parte mia, ma davvero non penso di riuscire a tollerare un suo piagnisteo. Non oggi.
"Lasciami qui immediatamente!" ordina.
Serro la mascella. "Scordatelo!" Allaccio a mia volta la cintura, accendo il motore e ingrano la marcia immettendomi nella carreggiata alla mia destra.
Ci vogliono all'incirca dieci minuti per giungere all'hotel di proprietà dei Wittembergh e dove alloggiano all'incirca per trecento giorni l'anno.  
"Non fare la bambina."
Con la coda nell'occhio la vedo torcersi le mani.
New York a quest'ora del giorno è caotica.
Ci sono gruppi di studenti, taxi impazziti, turisti, uomini d'affari che si aggirano in completo scuro e valigetta come veri e propri agenti della CIA.
Mel se ne sta in silenzio per cinque minuti buoni.
"Stiamo parlando dell'assassina di tuo fratello," riprende a parlare, piano "la ragazza di cui tolleravi a malapena la presenza fino a quando? Qualche settimana fa? E ora cosa è cambiato?"
"Sempre a puntualizzare," serro maggiormente le mani sul volante.
Sono frastornato, finora io e Mel non abbiamo mai litigato ed è assurdo che lo facciamo per la prima volta a causa di Katherine.

Arrivati al Sun Palace  fermo l'auto proprio di fronte alla scalinata centrale, slaccio la cintura e scendo per aprirle la portiera.
"Grazie," mormora rossa in viso forse a causa della discussione avuta. "Mi accompagni?"
La guardo sospettoso "Fammi capire: c'è anche mia madre?"
Non c'è bisogno che risponda, leggo la risposta nei suoi occhi.
"È incredibile, mentre suo figlio è in ospedale, lei organizza pranzi," dico ironico "e cos'altro? Una rassegna stampa?"
Mel sgrana gli occhi. "Non è come credi..." si morde le labbra "la rassegna stampa l'ha indetta per impedire ai giornalisti di continuare a sostare davanti all'ospedale. E se te lo stai chiedendo quello a cui parteciperò è un pranzo di beneficenza. Il fatto che tuo fratello sia in ospedale non può assolutamente incidere su tutto il resto.
Credo che Marghereth abbia fatto la cosa giusta. Gli affari sono affari," dice pragmatica.
Mi passo una mano fra i capelli e poi scorro con gli occhi sulla sua figura aggraziata.
Per un attimo mi chiedo come sarebbe Mel se condurrebbe una vita meno agiata, ma proprio non ce la vedo.
"Sei arrabbiato con me perché sto appoggiando tua madre?"
Mi massaggio gli occhi prima di rispondere. "Certo che no."
"Però è passato tanto tempo, potresti dare una possibilità a tua madre."
"Mia madre... fatico per riconoscere in lei la donna che ci ha cresciuto. Mi ha fatto credere che il matrimonio con mio padre era finito a causa di Charlotte Johnson," dico amaro.
"E cosa poteva fare?" mantiene un tono di voce basso "inimicarsi i suoi figli? Ha cercato di proteggere ciò che era rimasto della sua famiglia." Incrocia le braccia al petto. "Tutti questi discorsi mi fanno capire che non le darai una possibilità."
"Esatto."
"Ma la darai a Katherine Johnson."
"Ti sbagli, il fatto che adesso si trovi insieme a Mason non significa che le sto dando una possibilità.
La sua aria da innocente non mi incanta," dico duro.
Le accarezzo dolcemente una guancia. "Ti accompagno" le porgo la mano e automaticamente allaccia la sua alla mia.
Salgo insieme a lei la scalinata.
Alcune persone la salutano riconoscendola.
Robert, il custode dell'albergo ci apre la porta e aspetta pazientemente che la oltrepassiamo prima di richiuderla alle nostre spalle.
Il Sun è confortevole e accogliente.
L'ingresso è lussuoso. Un grande lampadario centrale, costellato da centinaia di grappoli di luce, lumieri alle pareti color amaranto, il pavimento di granito nero, una scala centrale di marmo verde, quadri autentici, un pianoforte, oggetti, preziosi cristalli.
Ci sono più reliquie qui che in un museo.
I signori Wittembergh sono dei buoni intenditori.

"Sei arrivata."
Adam Prisley compare di fronte a noi . Fa solo un cenmo del capo a me e poi si rivolge a Mel.
Ha un completo formale nettamente in disaccordo con i pearsing e i tatuaggi che gli ricoprono il corpo, i capelli chiari legati in un codino alto.
Mel lo esamina con attenzione.
"Almeno sei presentabile," gli dice guadagnandosi un'occhiataccia da quest'ultimo.
"È il mio accompagnatore," mi spiega spiccia.
"E mi ha ordinato d'indossare un completo scuro e di non essere in ritardo, " commenta quest'ultimo.
Non è insolito trovarlo qui, considerato il fatto che suo padre è un senatore, sarebbe stato strano il contrario.
Mel sbuffa. "Io vado a cambiarmi." Mi stocca un bacio sulla guancia e poi si avvia su per le scale ancheggiando vistosamente.
Adam la segue con lo sguardo fino a quando non scompare dalla nostra visuale.
"Io non l'avrei fatta cambiare," dice con un sorriso storto.
Non do molta importanza alla sua battuta.
"Hai un aspetto orribile," dice guardandomi "è vero quello che si dice di tuo fratello?"
"Tu si che sai come consolare le persone."
"Deduco non parteciperai al pranzo..."
"Deduzione corretta..." Mi sfrego il mento pensieroso "é vero che hai aggredito Katherine Johnson?" gli chiedo di getto.
Sghignazza. "Te lo ha detto lei?"
"Qualcosa del genere."
"Beh, è una bugiarda oltre che una poco di buono."
Lo osservo attentamente per svariati secondi.
Non lo conosco bene, nonostante spesso ci ritroviamo insieme, non lo reputo un amico, ma quando con la lingua si accarezza il pearsing posto sul labbro superiore, una strana sensazione si insinua in me. E so per certo che sta mentendo.

Note autrice:
Capitolo breve e solo di passaggio.
Che ne pensate di Adam Prisley, oltre a trovarlo viscido e ripugnante vi ha sorpreso?
In giornata pubblico la seconda parte del capitolo.
Abbiate pazienza
❤❤❤

😘😘😘

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