L'orribile Karma della Formica

11 5 11
                                    

“Il giorno che morii non fu affatto divertente.
E non solo a causa della mia morte.”

Ho scoperto questo libro veramente per caso, mentre curiosavo su instagram delle foto pubblicate da alcuni amici. La sua copertina, davvero molto simpatica e animalesca, ha attirato la mia attenzione, ma ancora di più la parola Karma all’interno del titolo. Chi mi legge già da un po’ infatti, sa che per me il karma ha un valore estremamente importante nella vita di tutti i giorni e dunque catturata dalla curiosità, ma non solo, ho deciso di leggere L’Orribile Karma della Formica.
È stata una piacevolissima scoperta, accompagnata da uno stile di scrittura frizzante, moderno e spassoso, ma non per questo meno intenso da un punto di vista concettuale. Anzi, tutto il contrario.
In effetti da un libro che ha come protagonista una donna tedesca in carriera, che dopo una morte assurda si risveglia nel corpo di una formica, ci si aspetta veramente poco e invece non è così.
Si sorride in queste 267 pagine, ma si riflette molto e si piange anche.
Lei è Kim Lange, un’affermata conduttrice televisiva, concentrata esclusivamente su se stessa, che trascura gli affetti, la famiglia e maltratta chiunque le stia intorno, la vediamo arrivare all’apice della carriera con il riconoscimento di un prestigioso premio e in seguito assistiamo increduli e divertiti al tempo stesso alla sua morte.
Kim infatti viene colpita in pieno da un detrito, un lavabo per la precisione, della stazione spaziale russa Foton m3, che invece di disintegrarsi nell’atmosfera terrestre, le finisce dritta in testa, uccidendola sul colpo. Questo episodio mi ha riportato alla memoria, una serie televisiva del 2003, che ho amato alla follia per la sua originalità e che s’intitolava “Dead like me”, in cui la protagonista Georgia Lass, veniva appunto colpita e uccisa da una tavoletta del gabinetto della stazione spaziale Mir. Dopo la sua morte, invece di passare nell’aldilà, diventa un’assistente della Morte iniziando a raccogliere e aiutare le anime delle persone che le vengono affidate.
Per Kim questo non accade.
Lei infatti si risveglierà o meglio si reincarnerà, nel corpo di una formica operosa. Dopo un primo incontro con un ironico e grassoccio Buddha, inizierà un percorso interiore tra le proprie debolezze, in cui rivedrà la sua se stessa umana, sotto una luce completamente diversa.
Questo romanzo è una storia di vita al plurale, in cui scopriamo di volta in volta, le molteplici esistenze di Kim nelle sue varie reincarnazioni e sfaccettature: donna👩, formica🐜, porcellino d’india🐽, vitellino🐂,  cane🐶 e via dicendo.
Nella sua vita umana il suo atteggiamento non proprio “politically correct” ed egoistico, ha prodotto solo karma negativo ed è per questo che, secondo la filosofia buddista, sarà obbligata a reincarnarsi molte volte, al fine di poter magari un giorno, raggiungere il Nirvana. Cioè lo stato dell’estasi più alta.
Non c’è possibilità di ritornare indietro, le rimane solo la consapevolezza di  affrontare le sue esistenze, prendendo coscienza di quello che è stata e di quante cose abbia perso durante il suo percorso umano.
Vivrà e vedrà la sua famiglia attraverso gli occhi degli animali che la ospiteranno e capirà molto di se stessa e dell’amore che la circondava e di cui non si era mai resa conto prima.
Avrà come compagno di viaggio uno spettacolare e incredibilmente ironico Giovanni Casanova (si proprio il famoso dongiovanni veneziano) che come lei si ritrova reincarnato in una formica.
Un’accoppiata vincente.
Un libro decisamente scorrevole, pungente, divertente mai banale e pieno di spunti su cui fermarsi e riflettere.
Mi sono molto avvicinata alla filosofia buddista in questi ultimi anni e credo fortemente che il karma esista e si prenda cura di noi in molteplici modi.
Credo anche che questo libro faccia comprendere appieno il significato e il  valore di ciò che abbiamo intorno, ogni santo giorno della nostra piccola vita.
È l’errore più comune tra noi esseri umani: concentrarci troppo su ciò che non possediamo, lamentandoci di continuo per quello che desideriamo e non possiamo avere, fino a perdere del tutto la cognizione della realtà e ciò che ha realmente importanza e che silenziosamente ci circonda.
Ci rendiamo conto, a volte, del valore delle persone o delle cose, solo quando le abbiamo perdute. Per sempre.
Siamo ciechi... di fronte agli occhi del cuore e dell'anima. 
Non è forse così?

“Era meraviglioso.
La mia famiglia mi avvolse tutta.
Soave.
Calda.
Amorevolevole.
L’abbracciai e lasciai che m’invadesse.
Mi sentii così bene.
Così protetta.
Così felice.”

Assolutamente da leggere.

Un abbraccio❤.

Kate
^^

Talking About - Beyond Words  -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora