Ero sola nel mio piccolo mondo che ascoltavo la musica con gli auricolari.
In quella macchina, apparte me c'era solo l'autista.
Mi annoiavo, ma preferivo non disturbarlo perché volevo che il viaggio andasse bene... <Non si disturba mai l'adulto che guida!> diceva sempre mia madre. Appena mi ricordai di questa frase mi sentii subito male, mi mancava talmente tanto.
Per distrarmi dai pensieri tristi decisi di mangiare una caramella, allungai il mio braccio verso il mio zainetto ed iniziai la ricerca delle caramelle. Dopo qualche minuto speso a frugare qua e là nelle diverse tasche, senza trovare neanche una caramella l'autista disse <Si prepari signorina, siamo quasi arrivati>.
I miei auricolari si impigliarono alla mia felpa e appena alzai la testa per guardare fuori dal finestrino, si tolsero dalle mie orecchie e caddero sulle mie ginocchia. Che rabbia! Stava per arrivare il ritornello.
Fermai la musica sul mio telefono e misi tutto nel mio zaino.
Rialzai la testa per guardare fuori, ma oramai eravamo arrivati.
La macchina si fermò e l'autista mi aprii la portiera, io misi lo zaino sulle spalle e scesi dall'auto. Dopo che l'autista chiuse la portiera io iniziai a guardare la casa in cui avrei vissuto da oggi.
Era di mattoni dipinti di una vernice bianca e le tegole del tetto erano grigio scuro, quasi nero con qualche sfumatura di marrone perché erano vecchie. Sui muri della casa cresceva un po' di edera, e riuscivo a scorgere un terrazzo pieno di piante su uno dei lati della casa.
Era molto bella sotto i raggi del sole e la penombra degli alberi.
A pochi metri dal bosco in cui era situata la casa, c'era il villaggietto in cui si trovava la mia nuova scuola.
L'autista mi diede la mia valigia che prese dal bagagliaio dell'auto e mi salutò. <Grazie di tutto Bob.> dissi mentre camminavo verso la casa. <veramente mi chiamo Mike.> ribatté l'autista <è quello che ho detto, Bob!> dissi in tono scherzoso. Tanto non l'avrei mai più rivisto e me lo sarei dimenticata di sicuro già dopo una settimana che si chiamava Mike.
Mi avvicinai alla porta e suonai il campanello.
Ero molto nervosa, non vedevo ne mia zia ne mia cugina da quando avevo due o tre anni.In realtà non ricordavo niente di loro, neanche il fatto di averle già incontrate. Erano stati i miei nonni a parlarmi di loro.
Tirai un sospiro di sollievo, almeno mi ricordavo dei loro nomi, mia zia si chiamava Michela e mia cugina Gaia..
Sentii una persona gridare <Arrivo!> e il rumore di passi correre in mia direzione.
Una ragazza aprì la porta;
aveva i capelli lunghi e tinti di un verde acqua pastello, degli occhi marroni scuro e degli occhiali rossi con le lenti rettangolari.
Era vestita con dei pantaloni da gym grigi, una semplice maglietta bianca e una maglia nera, molto larga e con la zip aperta.
Appena mi vide le si spalancarono gli occhi e le si stampó un gran sorriso in faccia, ed esclamò <Emili!>
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Sotto il ciliegio
Genç KurguEmili è una ragazza che si trasferisce in un villaggietto isolato. Questa storia è la sua storia e di cosa succederà in quel villaggietto sperduto, per saperne di più leggete l'introduzione.