CAPITOLO DICIOTTO

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«B devi resistere, so che ce la farai» le prendo la mano e la porto sul mio cuore.
«senti come batte? Sta aspettando solo te, pulsa solo per vederti sorridere quindi sbrigati non metterci troppo tempo» dico per poi riportare la sua mano sul suo ventre.
Estraggo la rosa dal giubbino di pelle, è un po' rovinata ma cosa posso fare, poi prendo la mia chitarra e le canto la sua canzone preferita: Back to black.
Mi addormento.

Mattina seguente
Quando apro gli occhi non la vedo. Inizio a cercarla ovunquep, in ogni stanza dell'ospedale, anche fuori. Niente, dove l'hanno portata? Decido di tornare indietro e girandomi qualcosa, o meglio qualcuno attira la mia attenzione. Mi avvicino e scruto ogni suo movimento, cosa ci fai lì Brook. Mi avvicino ancora di più per vedere cosa sta guardando: era intenta a guardare  dei neonati che dormivano beati nei loro lettini e sorrideva e dio che sorriso. La abbraccio da dietro e inizio a alcune lacrime scendono sulle mie guance.
«Ehy amore» mi porge un sorriso stanco.
«B non puoi capire quanto mi sei mancata» le confesso mentre si gira e mi asciuga una lacrima.
«Non ti ho trovata sul letto e mi sono spaventato a morte, oddio menomale» la tiro verso di me e le do un casto bacio sulla fronte mentre lei mi stringe a se.
« io temevo di non vederti più» dice con voce tremante
«Shhh ora siamo qua»
«dov'è Cam»
«tieni chiamalo io vado ad avvisare il dott. Michael» le sorrido e vado via

«dott Michael» urlo per farmi sentire dall uomo, lui di gira e mi viene in contro.
« mi dica signor Carter»
«lei si è svegliata, si è svegliata venga a vedere»
«ma cosa sta dicendo è impossibile»
«le farò vedere» lo porto in camera.,
«Signorina lei è un miracolo vivente».

IMMENSAMENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora