CAPITOLO QUINDICI.

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24.05.2018
CARTER
Sembra di vivere lo stesso giorno in continuazione, lei lì immobile, su quel maledetto letto, con le flebo attaccate ai polsi, i suoi occhi serrati e il suo cuore che batte ancora, io che che tengo la mano con la mia solita rosa bianca giornaliera , che le farfuglio qualsiasi cosa, nella speranza che mi ascolti.
Nessun movimento constatato fin ora.
Quanto tempo andrà avanti questa storia?

Sento qualcuno discutere fuori dalla porta della stanza.
«Non penso possa sopravvivere, è in coma da ormai due mesi, se si sveglierà sarà ridotta male, quasi un vegetale o nei minimi rischi potrebbe perdere la memoria e non ricordare nulla della sua vita. Nel peggior caso dovremmo staccarle la spina e far cessare la sua sofferenza.»
A queste parole rimango di pietra.
la rabbia, la vendetta, l'odio, la tristezza, l'amore, potevano prendere il sopravvento in qualsiasi momento.
Continuo ad ascoltare la conversazione.

«Mi sta prendendo in giro vero?»
Cameron non riceve nessuna risposta.

«Non potete far morire mia sorella, è l'unica cosa che ho»dice Cam con la voce tremante.

«facendolo metteremo fine alla sofferenza di sua sorella»

«No. Facendolo darete inizio alla sofferenza di troppe persone, soprattutto me e il ragazzo che è lì dentro da cinque giorni, nella speranza che lei riapra gli occhi»
Ribatte nuovamente.

Non voglio neanche pensare alla sua assenza, non ora che mi sono innamorato di lei, non ora che mi sono affezionato a Brook. Mi fa male, a volte, pronunciare il suo nome, è presente ma non c'è, probabilmente non è cosciente del suo coma.

Resta bellissima. La guardo spesso e ogni giorno che passa diventa sempre più bella. I suoi capelli dorati si sono allungati, la sua carnagione è molto più chiara di prima, accentuando le lentiggini sul quel suo piccolo nasino e sulle sue guance rosate. Solo una cosa mi dispiace, che io non possa guardarla negli occhi.

Quando il dott. Michael concluse La conversazione con Cam, il secondo piombò in stanza come una furia.

Prese un respiro, sapevo già per cosa.

«ho sentito, non c'è bisogno che melo ripeti,tranquillo.» gli rivolgo un sorriso mentre afferro la mano di Brook.

«Io non voglio...» mi dice

«non glielo Permetteremo mai.»
Mi giro verso il ragazzo con cui stavo parlando.

«sei un grande, grazie per tutto, che le stai vicino quando io non ci sono, che la ami, come nemmeno io so fare, grazie fratello» mi abbraccia.
Ricambio l'abbraccio ma non dico nulla

"Grazie a te se mi hai permesso di avvicinarla a me..." avrei voluto dire.

IMMENSAMENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora