29 - Allora non era solo un sogno

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La tanto desiderata gita a cavallo stava risultando un po' noiosa, soprattutto per Andrea. Era già da un po' che camminavano, si erano allontanati abbastanza dai due genitori, ma mantenere il passo dietro a quei due che avanzavano davanti a lei, intenti a ridacchiare e ogni tanto a scambiarsi qualche effusione, non era il massimo. Di certo non aveva intenzione di fare la spia a suo padre, ma non credeva che avrebbero iniziato a tubare sin da subito, dimenticandosi della sua presenza.

"Ehi, vi va di fare una gara a chi arriva primo a quell'albero laggiù e torna indietro?"

Non sapeva cosa inventarsi per movimentare un po' la situazione, ma i due davanti a lei non sembravano nemmeno sentirla, intenti com'erano a scambiarsi dolci baci e sguardi imbarazzati.

Andrea sbuffò e decise di camminare un po' per gli affari suoi, allontanandosi dai due che nemmeno si accorsero di lei. Camminò in groppa alla sua cavalla per un bel pezzo prima di arrivare a una radura con un prato ricco di bellissimi fiori colorati. Scese da cavallo e assicurò le redini a un tronco d'albero, camminò al centro di quella distesa di colori, riempiendosi le narici del loro profumo intenso. Si gettò gioiosa a terra, immergendosi tra quei fiori, sparendo alla vista. Ridendo, rotolò su sé stessa, schiacciando lo zainetto che aveva alle spalle e quei malcapitati fiori che erano finiti sotto di lei, continuando a ridere felice. Si rimise in ginocchio e due occhi castani e profondi la stavano fissando dal margine della radura. Il cuore prese a correrle veloce nel petto, lo sguardo con cui Patrick la stava fissando la fece sentire strana. Un sentimento antico invase il suo cuore, ma non seppe dargli un nome. Restò a fissarlo interdetta, incapace di reagire, finché non si alzò in piedi senza distogliere il contatto visivo con lui. A quel punto lui si avvicinò, continuando a fissarla negli occhi.

"Perdonami, non volevo spaventarti."

"No... non mi hai spaventata."

"È che da quando ti conosco è la prima volta che ti vedo così spensierata e sorridente. Non lo eri mai stata."

Questo discorso la fece scurire in volto. "Da quanto tempo mi conosci, in realtà?"

"Dal nostro primo anno di tirocinio."

"Tirocinio?"

Patrick sorrise. "Dal tempo in cui arrivi sei un chirurgo eccezionale, Andrea. Hai preso la specializzazione proprio qui, all'ospedale di Seattle, e prima di saltare nel passato stavi per diventare primario di cardiochirurgia."

Andrea rimase a bocca aperta. "Diventare che?"

Patrick non potè evitare di sorridere. "Non sapevo che volevi diventare chirurgo già a questa età."

"Veramente è sempre stato il mio sogno studiare medicina. Sei sicuro di conoscermi bene come dici?"

Patrick non seppe rispondere a quella domanda. "Conosco la te del futuro, quella matura e responsabile. Dedita al lavoro e organizzata in tutto, anche nella vita."

Andrea fece una smorfia. "Sembro proprio una con la puzza sotto il naso. Non devo divertirmi molto da grande."

Che cosa significava, che adesso credeva a quello che le diceva? Patrick era sempre più confuso.

"Vuoi dire che adesso mi credi?"

Fece un passo verso di lei, speranzoso, ma istintivamente Andrea ne fece uno indietro, per mantenere la stessa distanza.

"No, non vuol dire che adesso ti credo. Ma..."

Di colpo sentirono la voce di Annabelle in lontananza chiamarla preoccupata.

"Annabelle ti sta chiamando."

Andrea ignorò il richiamo della sorella e guardò quell'uomo particolare.

Bloccata Nel TempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora