Il sogno e il risveglio

359 8 2
                                    



Ero ancora a quello stupido ballo in maschera, come tutte le notti. A volte non vedevo l'ora di sprofondare nel sonno per rivedere quei bellissimi occhi blu e quel sorriso un po' sghembo.

Ero in cima alle scale, con il cuore che batteva più veloce del solito ma anche io ero una principessa, come tutte le presenti; respirai e cominciai a scendere la navata, pregando di non cadere.

Tutti gli invitati si voltarono a vedere la dama dal vestito rosso, ampio ma semplice, che risaltava le forme per poi cadere morbido fino ai piedi, la maschera argento.

La sala sembrava sotto un incantesimo mentre mi guardavano, risvegliandosi solo quando giunsi al termine delle scale, in prossimità della grande sala da ballo. Vidi mia sorella Katerina e il mio amico Godric che mi fecero un cenno, ma, mentre mi avviavo verso di loro venni bloccata: eccolo, era lui.

"Perdonate, bellissima dama rossa, mi concedereste una passeggiata fuori?"

Guardai il giovane che sorrise e mi persi negli occhi blu come le profondità del lago, senza riuscire a dire altro, sorrisi.

Jack mi condusse nei bellissimi giardini del suo palazzo, abbastanza vicino alla sala da ballo da poter sentire il valzer. Senza dire niente cominciammo a ballare, e non staccai mai un secondo gli occhi da lui.

"So che sei tu, Selena. Riconoscerei quegli occhi ovunque."

Jack tolse la maschera prima a me, poi a lui, tenendomi più stretta a sé del dovuto.

"Sai, sono contenta di essere qui, con te. Tu...mi piaci molto."

"Selena, io mi sono innamorato di te, dei tuoi occhi, del tuo sorriso, delle tue mani, della tua persona."

Eravamo fermi, molto vicini e Jack, sfiorando la mia guancia, si protese verso di me, dandomi un bacio leggero e dolce che sentii in tutto il corpo.

Avrei voluto che il sogno si fermasse, avrei voluto continuare a guardare quegli occhi e sentire il respiro sulla mia pelle, invece andò avanti.

"Jack, io non posso..Non posso diventare regina al tuo fianco."

"Perché non puoi? Noi stiamo insieme.. Noi ci apparteniamo."

Lo abbracciai per l'ultima volta, decisa ad andarmene per sempre.

E mi svegliai.

Il mio nome è Crista, sono una spia ed un'assassina. Va bene, Crista è il mio secondo nome, però non importa.

Lo stesso sogno mi tormenta ogni notte da anni e mi sveglio sempre con la malinconia nel corpo, giusto per cominciare bene la giornata.

Quel mattino scesi le scale della mia bellissima casa e vidi Godric, che mi chiese cosa fosse successo. Gli raccontai del sogno, di nuovo.

La ragazza era la mia antenata Selena, io sono, diciamo, la sua reincarnazione. Sono uguale a lei di aspetto, solo che ho i capelli lisci. Perché, vi starete chiedendo?

Beh, riassumo tutto dicendo che Selena, principessa delle sirene, creatura pura, si è innamorata di un vampiro, creatura del male e bla bla e non di uno qualsiasi, proprio di colui noto come Dracula. Questa unione proibita fece incazzare davvero molto le due fazioni, che decisero di uccidere Dracula e di scagliare una maledizione su Selena: si presenterà una sua discendente che avrà la sete di sangue del vampiro e soffrirà perché non potrà stare con la persona che ama. 

Ah, brucerò anche sul rogo proprio come successe a Selena, neanche fossimo ancora nel 1800.

Sinceramente non mi preoccupò mai questa profezia, l'amore era una cosa sciocca e che non potevo permettermi con il mio lavoro, sarebbe stato solo una debolezza.

Godric era lo stesso amico di Selena e ora mio, lavoravamo insieme all'Ordine, un'agenzia di ammazza-tutto molto efficiente.

Io ero scappata ormai da due anni e da poco ero in città, una scelta rischiosa quella di tornare ma ero annoiata.

Me ne andai perché Michael, il nostro capo, aveva uno strano modo di gestire le operazioni: si faceva i propri comodi, senza tener separato il concetto di bene e male. Ci faceva uccidere la gente in base ai suoi piani personali; detto questo non sono mai stata una moralista però non era cosa intelligente assecondare i piani personali di un uomo che poteva persino uccidere il Presidente in un batter d'occhio.

Indossai dei jeans stretti e una maglietta nera, occhiali da sole e uscii.

Mi hanno sempre insegnato ad essere paranoica, a guardarmi in giro in vista di eventuali sospetti che volessero uccidermi quindi nel momento in cui vidi persone sospette che si stavano avvicinando in modo furtivo imprecai, maledicendo me stessa per essere tornata in questa città e girai in un vicolino, sperando di potermi liberare in fretta degli inseguitori.

Sapevo di dover restare a Seattle, dannazione.

Un uomo si piazzò davanti a me ghignando, mentre altri mi accerchiarono.

Feci una smorfia.

"Non ci posso credere, Michael ha mandato così tanti uomini per una sola persona? Sono lusingata."

Spiccai un balzo e atterrai l'uomo di fronte a me, passando agli altri quattro. Non ero così fuori allenamento come pensavo e, incassando qualche colpo, riuscii comunque a metterli fuori gioco tutti. tra calci e pugni ben piazzati. 

Quando mi girai soddisfatta per tornare sui miei passi venni immobilizzata da un altro uomo, il quale mi fece svenire con una velocissima mossa che feci fatica a vedere, senza che potessi fare niente per fermarlo.

Vergognoso, davvero. A pensarci bene non riuscii a vedere nemmeno lui.

Mi risvegliai con un colpo di tosse legata ad una sedia, in un posto che conoscevo come le mie tasche, l'Ordine.

Le mura bianche da ospedale psichiatrico e il niente intorno a me erano esattamente gli stessi di sempre e forse non volevo ammetterlo ma quel posto, dopotutto, un po' mi mancava.

Certo, potevo rimanere a Seattle e garantirmi una sana e lunga vita, fatta di routine e caffè da Starbucks ogni mattina e magari avrei incontrato un bellissimo ragazzo che mi avrebbe regalato una rosa o sarei potuta andare al college ma per chi vive tra due mondi come me potrebbe non essere facile raggiungere la piena felicità.

Michael era lì, con il solito sorriso da idiota su quella faccia da imbecille; rise.

"Ciao, bambolina."

I used to love him, but I had  to kill him [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora