I debiti del passato si pagano nel futuro

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Bambolina a me. Gli volevo spaccare le ossa e nonostante fossi umiliata di trovarmi in quella stanza interrogatori, cercai di essere spavalda e stronza come al solito.

"Sai che non mi piacciono i nomignoli."

"E tu devi sapere, Femke, che sei qui per un motivo."

Femke era il mio nome in codice con cui Michael soleva chiamarmi, se devo essere sincera, mi era mancata la vecchia e temeraria Femke, mi era mancato sentire l'effetto di potere sulla pelle che si ha quando si è giudici di una vita.

Pensai subito che con quell'affermazione Michael si riferisse alla mia fuga due anni fa ma presto scoprii che non era così: lo vidi passarsi le mani tra i capelli castani e lo sguardo si fece cupo, preoccupato..vecchio; mostrava esattamente il peso che aveva sulle spalle, il peso del mondo, sostanzialmente.

La nostra associazione creava e distruggeva governi, Michael era Dio in Terra.

"Ci sono stati strani attacchi alla nostra associazione ultimamente. Alcuni dei nostri agenti più in gamba sono stati fatti fuori in modo inusuale, oserei dire troppo facilmente e in modo spietato. Ho bisogno che tu sia qui, Crista."

Quando pronunciava il mio nome si trattava di una cosa molto seria.

Sospirai, in fondo sapevo che sarebbe stata solo una questione di tempo e poi mi avrebbe trovata, tanto valeva eliminare chi voleva distruggere l'Ordine, dopotutto mi ha chiesto un favore; certo, se fossi rimasta a Seattle...

"Slegami e possiamo parlarne."

Senza troppe cerimonie mi slegarono e mi misi a sedere al tavolo, imitata da Michael.

"Allora, lascia che ti parli di come va qui ora, Femke. Abbiamo un nuovo soldato, credo che superi persino te."

Feci un verso incredulo.

"Come osi insinuare una cosa del genere? Io non vendo il posto di migliore a nessuno. Chi è lo stronzo?"

"Sono io." affermò una voce profonda dall'angolo.

Non guardai il nuovo arrivato, cercai semplicemente di non sbatterlo contro il muro violentemente e ucciderlo.

Il ragazzo prese posto vicino a Michael, quindi di fronte a me e a quel punto dovetti per forza alzare lo sguardo, e lo vidi.

Erano quegli occhi blu dei miei sogni, ma senza il bel sorriso sghembo, sostituito da una linea dura, contratta dalla sorpresa di vedermi. Non riuscivo a crederci, quel ragazzo era Jack, era Dracula.

Chissà se Michael lo sapeva.

"Dannazione Crista!" urlò il capo " ascoltami quando parlo."

"S-si, certo. Dicevi?"

"Dicevo che lui si chiama Jack e sarà il tuo compagno e allenatore, due anni persi pesano e ho bisogno che tu sia invincibile, preparata."

Mi alzai di scatto dalla sedia, ancora scossa e mi imposi a questa sciocchezza.

" Non voglio un cazzo di allenatore o compagno. Lavoro da sola e lo sai."

Anche Michael si alzò, arrabbiato e mi venne vicino puntandomi il dito.

"Non mi interessa, è già tanto che non ti abbia frustata a morte per la tua scappatella, ragazzina. Questa volta sarò molto più duro, quindi vai. E basta."

Non gli ricordai che gli stavo facendo un favore ad essere lì, perché era vero, chi disertava veniva punito e spesso ucciso. Lasciai la sala senza dire nulla e mentre quei due discutevano andai in giro per l'agenzia e un certo sollievo mi accolse quando notai che non era cambiato niente: al piano terra c'era ancora la zona in cui informatici e strateghi coordinavano le missioni in tempo reale e ai piani di sopra le sale per allenarsi e gli uffici dei superiori.

Andai verso il reparto delle armi, situato in un remoto angolo del piano terra e Luke mi salutò con un caloroso sorriso.

"Ehi Luke, come te la passi?"

"Sicuramente meglio di te, Crista!"

Luke era un uomo sui trent'anni, affascinante e dai capelli castani ricci.

Era il miglior fabbricatore di armi nel mondo e anche un amico, sebbene usare quell'appellativo all'Ordine fosse un rischio. Luke mi aveva sempre coperta quando cercavo di evadere o quando rubavo armi, due anni fa ebbi la sua tacita benedizione prima di partire.

"Mi sei mancato, Luke." lui sorrise ma non feci in tempo a dire niente perché una voce si intromesse nella conversazione.

"Crista." disse la voce calda e profonda del mio futuro compagno.

"Devi venire con me."

Senza dire una parola lo seguii in ascensore e capii che stavamo andando ad allenarci. Non sapevo se avere o meno paura di lui, l'unica certezza era che non mi convinceva e che non era quello che diceva di essere.

D'altra parte perché Godric e Kira non mi hanno detto della sua presenza? Questo particolare l'avrei sicuramente chiarito a cena con loro, traditori.

Vlad Dracula che si aggirava all'Ordine e rispettava le regole era piuttosto sospetto e poi perché cavolo non era morto? I ricordi della mia antenata parlavano chiaramente: doveva essere morto, ucciso dai suoi simili; era una minaccia per chiunque, una minaccia molto potente. Persino nel mondo soprannaturale si era convinti della sua morte, gli stessi vampiri lo credevano.

"Sai Crista, penso che abbiamo cominciato con il piede sbagliato." affermò d'un tratto Jack mentre entravamo in quella che chiamavo "stanza bianca", in cui ci si allenava. Forse era bianca perché in questo modo si poteva vedere quanto sangue riuscivi a far colare dal naso avversario.

"Sai Jack, a me non frega proprio niente. Non sarei mai dovuta tornare qui a Nais."

Senza dire niente mi sferrò un pugno, facendomi indietreggiare e sanguinare il naso e ovviamente macchiai il pavimento.

Dio, che male.

Raccolsi la mia rabbia per quel pugno e mi scagliai contro di lui in una serie di pugni a vuoto, in compenso ne incassai altri due, fino a quando quell'aria di superiorità non lo fece deconcentrare e colsi l'opportunità per tirargli un bel destro.

Certo che era veloce, molto veloce e preciso nei movimenti, calcolatore.

"Bene, Crista. Adesso so che almeno un pugno lo sai tirare."

Autch, cattivo. Sfoderai la mia aria da "chissenefrega" e lui inarcò un sopracciglio.

"Visto che oggi non sei pronta per un allenamento ti dirò una cosa e poi sarai libera di andartene."

Incrociai le braccia al petto e guardai quel ragazzo dai capelli neri spettinati e gli occhi di ghiaccio fissi nei miei che per poco mi fecero abbassare lo sguardo.

"Ora ti dico quello che puoi e non puoi fare. Non fare quella faccia da spaccona con me, non comportarti come la ragazzina irrispettosa che mi hanno detto che eri. Devi avere disciplina se vuoi forza. Non tollero errori, spero di essere stato chiaro."

Ero decisamente stufa di quei discorsi inutili, ero sempre stata la migliore in quell'agenzia e lui mi faceva apparire come una perfetta idiota irresponsabile qualunque, nemmeno mi conosceva.

"Io invece ti dirò quello che non farò. Non eseguirò i tuoi ordini da maestro Jedi, perché ho ventidue anni e faccio quello che mi pare e questa è la mia faccia."

Uscii dalla porta senza essere fermata e tornai a casa mia, decisa a scoprire chi fosse quell'idiota.

Feci una doccia e cercai di lavare via la brutta sensazione che mi aveva assalito per tutto il giorno; dovevo assolutamente accertarmi che fosse davvero Dracula, se così fosse stato, dovevo ucciderlo per quello che aveva fatto a Selena, alla mia famiglia e soprattutto a me.

Trovai Godric seduto a guardare la TV e senza troppe cerimonie, la spensi per avere la sua totale attenzione.

"Chi è quello che sembra Dracula? Dimmelo."

I used to love him, but I had  to kill him [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora