11

132 11 2
                                    

Presi il mio caffè appena uscito e mi voltai, rimanendo ferma a guardare la sua figura a pochi metri da me. Non accennava una parola, un gesto, nulla.

Pronta ad uscire, parlò.

-Cosa stai combinando?- mi chiese, facendo un passo in avanti, sentendo qualcosa opprimersi nel mio corpo.

-Me ne esco dal caso- dissi semplicemente, sorseggiando il caffè caldo fra le mie mani.

-Perché?- mi chiese, scuotendo la testa.

-E me lo chiedi anche?- risposi, alzando la voce, buttando con rabbia il bicchiere del caffè appena finito.

Risi amaramente, scuotendo la testa, diretta verso la porta ma il suo corpo mi bloccò.

-Spostati- dissi con voce dura, vedendo i suoi occhi marroni non lasciare i miei. Il suo atteggiamento rigido era una risposta secca e negativa.

Estrassi la mia pistola dalla fondina, puntando la canna alla sua testa.

-Non lo faresti mai- disse, continuando a tenere il suo sguardo fisso sul mio.

Rimasi qualche minuto con la pistola tra le mani e il dito sul grilletto, ma non ci riuscii.

-Cazzo- dissi facendo cadere le braccia, indietreggiando e rimettendo la pistola al suo posto, portando il mio sguardo sulla parete alla mia destra.

-Non è per me che lo fai, vero?- mi chiese, sentendolo fare un passo verso di me.

Alzai la mano, intimidendolo di fermarsi lì dov'era.

-Tu fai parte di tutto questo, Connor. I devianti, Jericho, Markus, Amanda, la CyberLife...mi sono stancata di vivere con la paura costante che tra un momento e l'altro potresti non ritornare. E mi chiedo, perché mai stanotte tu te ne sia andato: cosa avevi da fare di meglio, fare rapporto ad Amanda?!- urlai indicandolo, vedendolo indurire lo sguardo, facendo sparire i lineamenti delicati che aveva sempre.

-Ciò che faccio per la CyberLife, non è di sua competenza, agente-

-Allora da adesso in poi fammi il piacere di sparire, perché non sono di tua competenza- dissi sorpassandolo, scontrandomi con Hank, che ci guardò entrambi preoccupato, forse aveva sentito il nostro dibattito ma sinceramente non mi importava.

Sorpassai anche Hank e mi diressi alla mia scrivania, cercando di fermare le lacrime che cercavano di uscire dai miei occhi e cercare di non scoppiare a piangere davanti al mio computer.

Posai le mani sulla scrivania, chiusi gli occhi e cercando di respirare a pieni polmoni, provando a reprimere il bisogno di scoppiare a piangere.

Dopo i primi due respiri, mi alzai e corsi in bagno, chiudendomi, sedendomi e scoppiando a piangere, come una bambina. Portai le mani sul volto, cercando di diminuire i singhiozzi e le lacrime.

-Karen...- una voce calma e dolce si sentì dietro la porta del bagno in cui ero. Scossi la testa, singhiozzando.

-Vai via- dissi con voce rotta, rannicchiandomi ancora di più.

-Per favore- sentii dirgli, sentendo una mano posarsi sulla porta, quasi volesse toccarmi.

Alzai la testa, portando le mani sulle mie gambe e alzandomi, posai la mano sulla maniglia della porta aprendola lentamente.

Vidi davanti a me la divisa di Connor: non avevo voglia di guardarlo, o forse non ne avevo il coraggio, né di far incontrare i nostri sguardi.

Posò le sue dita sotto il mio mento, obbligandomi a guardarlo negli occhi.

CONNOR - THIS FUCKING DEVIANTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora