Presi il mio caffè appena uscito e mi voltai, rimanendo ferma a guardare la sua figura a pochi metri da me. Non accennava una parola, un gesto, nulla.
Pronta ad uscire, parlò.
-Cosa stai combinando?- mi chiese, facendo un passo in avanti, sentendo qualcosa opprimersi nel mio corpo.
-Me ne esco dal caso- dissi semplicemente, sorseggiando il caffè caldo fra le mie mani.
-Perché?- mi chiese, scuotendo la testa.
-E me lo chiedi anche?- risposi, alzando la voce, buttando con rabbia il bicchiere del caffè appena finito.
Risi amaramente, scuotendo la testa, diretta verso la porta ma il suo corpo mi bloccò.
-Spostati- dissi con voce dura, vedendo i suoi occhi marroni non lasciare i miei. Il suo atteggiamento rigido era una risposta secca e negativa.
Estrassi la mia pistola dalla fondina, puntando la canna alla sua testa.
-Non lo faresti mai- disse, continuando a tenere il suo sguardo fisso sul mio.
Rimasi qualche minuto con la pistola tra le mani e il dito sul grilletto, ma non ci riuscii.
-Cazzo- dissi facendo cadere le braccia, indietreggiando e rimettendo la pistola al suo posto, portando il mio sguardo sulla parete alla mia destra.
-Non è per me che lo fai, vero?- mi chiese, sentendolo fare un passo verso di me.
Alzai la mano, intimidendolo di fermarsi lì dov'era.
-Tu fai parte di tutto questo, Connor. I devianti, Jericho, Markus, Amanda, la CyberLife...mi sono stancata di vivere con la paura costante che tra un momento e l'altro potresti non ritornare. E mi chiedo, perché mai stanotte tu te ne sia andato: cosa avevi da fare di meglio, fare rapporto ad Amanda?!- urlai indicandolo, vedendolo indurire lo sguardo, facendo sparire i lineamenti delicati che aveva sempre.
-Ciò che faccio per la CyberLife, non è di sua competenza, agente-
-Allora da adesso in poi fammi il piacere di sparire, perché non sono di tua competenza- dissi sorpassandolo, scontrandomi con Hank, che ci guardò entrambi preoccupato, forse aveva sentito il nostro dibattito ma sinceramente non mi importava.
Sorpassai anche Hank e mi diressi alla mia scrivania, cercando di fermare le lacrime che cercavano di uscire dai miei occhi e cercare di non scoppiare a piangere davanti al mio computer.
Posai le mani sulla scrivania, chiusi gli occhi e cercando di respirare a pieni polmoni, provando a reprimere il bisogno di scoppiare a piangere.
Dopo i primi due respiri, mi alzai e corsi in bagno, chiudendomi, sedendomi e scoppiando a piangere, come una bambina. Portai le mani sul volto, cercando di diminuire i singhiozzi e le lacrime.
-Karen...- una voce calma e dolce si sentì dietro la porta del bagno in cui ero. Scossi la testa, singhiozzando.
-Vai via- dissi con voce rotta, rannicchiandomi ancora di più.
-Per favore- sentii dirgli, sentendo una mano posarsi sulla porta, quasi volesse toccarmi.
Alzai la testa, portando le mani sulle mie gambe e alzandomi, posai la mano sulla maniglia della porta aprendola lentamente.
Vidi davanti a me la divisa di Connor: non avevo voglia di guardarlo, o forse non ne avevo il coraggio, né di far incontrare i nostri sguardi.
Posò le sue dita sotto il mio mento, obbligandomi a guardarlo negli occhi.
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CONNOR - THIS FUCKING DEVIANT
FanfictionLavorare con gli androidi non mi è mai piaciuto, e chissà perchè ho ragione. I've never liked working with the androids, and who knows why I'm right.