La sera aveva fatto il suo ingresso e, come ogni volta, stavo facendo un giro per la città di New York saltando da un tetto all'altro, facendo cosí svolazzare i miei lunghi capelli ramati che ogni volta mi ostinavo a tener legati in una mezza coda, lasciando un piccolo ciuffo cadermi sull'occhio sinistro.
Quella sera avevo decido di indossare una semplice tuta, costituita da una maglietta bianca con sopra una felpa con il cappuccio di color grigio e con dei pantaloni del medesimo colore insieme alle mie adorate adidas bianche e nere. L'unico gioiello che portavo sempre con me era una catenina con un ciondolo che si apriva in tre parti: nella parte sinistra c'era una piccola foto che raffigurava mio padre che sfoggiava il suo sorriso smagliante, al centro c'era una mia foto di quando avevo circa 5 anni e, infine, nella parte destra c'era la foto di mia madre.
Mia madre la ricordavo bene.
Lei, che con i suoi lunghi capelli biondi ed occhi azzurro cielo faceva girare la testa a tutti quanti a causa della sua straordinaria bellezza, lei, che aveva lasciato me e mio padre Anthony troppo presto.
Sarah, questo era il suo nome, era una donna dalle mille sfumature, una persona che non si faceva abbattere dal primo ostacolo che incontrava. Aveva combattuto fino all'ultimo respiro, prima che la sua mano gelida lasciasse quella mia e di mio padre, abbandonandosi poi in quel letto d'ospedale che, ormai, la stava ospitando da mesi. Non mi sarei mai dimenticata di lei, anche se me l'ero goduta soltanto per i primi sette anni della mia vita.
Quei pochi ricordi, i nostri momenti insieme erano tutti immagazzinati nella mia mente, senza permettere a nessuno di immischiarsi e rovinare cosí quelle piccole gioie che avrei conservato per il resto dei miei giorni.Mi ero fermata su un tetto di un grande palazzo, quando qualcosa (o meglio qualcuno), nel vicolo proprio sotto di me, catturò la mia attenzione.
Vidi un grosso furgone dai vetri oscurati e dietro di esso c'erano i Kraang che stavano mettendo dei grandi scatoloni nel mezzo a loro disposizione.
I famosi Kraang (o piccoli mostriciattoli come li chiamavo io) erano dei cervelli alieni con il corpo da androide e provenivano da un'altra dimensione, la cosiddetta Dimensione X. Non sapevo nient'altro su di loro, ma una cosa l'avevo imparata: non erano poi cosí furbi!
Devo fermarli, qualunque sia il loro piano, pensai.
Con un balzo, atterrai proprio in mezzo a due Kraang che non persero tempo e cominciarono subito a spararmi con le loro armi a plasma. Ma questi due stupidi robot non sapevano contro chi avevano a che fare!
All'età di 13 anni avevo scoperto di possedere una sorta di potere, un qualcosa di magico.
Riuscivo a spostare gli oggetti con un semplice movimento delle mani. Una volta ero rimasta a casa da sola, stavo sdraitata sul mio comodo letto e volevo accendere la televisione ma il telecomando si trovava sulla scrivania, cosí, senza nemmeno rendermene conto avevo alzato il braccio e il telecomando aveva cominciato a fluttuare in aria. Ero rimasta a bocca aperta, non ci potevo credere! Avevo dei poteri, dannazione!
Inoltre, mi capitava di avere dei presentimenti a volte, ma non davo molto peso a questo particolare.
Mio padre, ovviamente, non sapeva nulla di tutto questo e non doveva saper niente. Impazzirebbe sicuramente, conoscendolo!
Dovevo ancora prendere la mano, però, con questa telecinesi.Con un semplice gesto della mano destra, feci scontrare i due Kraang che caddero a terra in mille pezzi quando un altro robot disse «Kraang, quella è l'umana Kira, la dobbiamo portare dal Kraang Supremo, ci serve per perfezionare il mutageno».
Il mutageno!? Kraang Supremo!?
Cosa diavolo volevano da me?Detto questo, vidi almeno quattro Kraang venirmi incontro, io feci una capriola in aria, andando dall'altra parte del vicolo e con un colpo li stesi tutti e quattro, mandandoli a sbattere contro la parete, rompersi in tanti pezzi e vedere quel disgustoso cervello uscire dal corpo del robot mal ridotto e fuggire.
Un ghigno si formó sul mio volto.Ero migliorata tanto nelle arti marziali e questo lo dovevo soltanto al mio maestro Hamato Yoshi. Chissà che fine aveva fatto?
Senza voltarmi, sentii che un Kraang si stava avvicinando, un'altra capriola e con un calcio lo misi a terra. Andò avanti cosí fino a quando non distrussi tutti quei simpatici robot.
Strofinai le mani una contro l'altra con un sorriso soddisfatto sul volto, quando ci fu un altro dei miei famosi presentimenti.
Mi sentivo osservata, mi guardai intorno, non c'era anima viva, allora alzai lo sguardo e vidi quattro figure che si trovavano sul tetto dal quale avevo avvistato i Kraang.
«Ma che diavolo...», non feci in tempo a formulare la frase che sentii uno sparo e vidi un Kraang, rimasto ancora nel corpo dell'androide, strisciare, visto che non aveva piú le gambe, verso di me con la sua arma in mano.
Cominciai a vedere tutto sfuocato: abbassai lo sguardo e vidi che il mio fianco destro stava sanguinando, quello stupido Kraang mi aveva colpita.
Caddi a terra dolorante, riuscii a tenere gli occhi aperti giusto per vedere uno shuriken trapassare la testa del Kraang e vedere una figura dalla benda rossa avvicinarsi a me con cautela.
Poi buio....
****
Spazio autriceCiao a tutti! Mi chiamo Veronica e questa è la prima storia che scrivo qui su questo fantastico mondo che è Wattpad e sí, è sulle Tartarughe Ninja! Diciamo che questo è piú che altro un esperimento. Voglio vedere fin dove posso arrivare e, sinceramente, spero il piú lontano possibile.
So che questo capitolo non è un granchè ma spero che vi sia piaciuto e se è cosí fatemelo sapere nei commenti e lasciate qualche stellina se vi va! Detto ciò ci vediamo alla prossima!
Mi scuso per eventuali errori.Un bacio
-V.
STAI LEGGENDO
TMNT | You saved me
FanfictionEra già notte fonda, la piccola Kira stava saltando da un tetto all'altro, come era suo solito fare, quando vide in un vicolo un grosso furgone nero e gli alieni conosciuti come Kraang che stavano sistemando sul mezzo delle grosse scatole di colore...