Capitolo 7

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Qualche settimana dopo

«Andiamo, Leo. Ce la puoi fare! Impegnati di più! Sei o non sei il leader del gruppo?», spronai Leonardo a continuare l'allenamento.

Eravamo bloccati da quasi due ore nel dojo perchè Leo era ostinato ad imparare alla perfezione il Migi Kesa Giri, un taglio in diagonale dalla spalla destra all'anca sinistra.

Era venuto a chiedere il mio aiuto quando, dopo la cinquantesima volta che ci provava, non lo riusciva a fare ancora bene.
Sinceramente non sapevo come avesse fatto ad imparare il Hidari Kesa Giri in meno di mezz'ora, quando per questo, che a parer mio era anche piú facile, ci stesse impiegando piú di un'ora.
Era un bravissimo combattente e per un minuto pensai che continuasse a sbagliare soltanto per passare maggiore tempo insieme a me, perchè altrimenti non c'era altra spiegazione; però scartai subito quell'ipotesi, che sciocchezza!

«Riprova».

Prese in mano la spada e con un taglio netto, ruppe a metà il ciocco di legno di fronte a noi; purtroppo non era il modo giusto.

«Allarga di piú le gambe e l'impugnatura tienila ben ferma con tutte e due le mani. - lo guidai, mostrandogli bene la posizione mettendomi di fianco a lui - Dai, la cinquantasettesima volta è quella giusta, me lo sento!», non potei trattenere una risata.

«Si, continua. Prendimi pure in giro, intanto sono io quello che non riesce a connettere braccia e gambe. Sono piú scoordinato di un ubriaco che cammina per strada», disse ormai perdendo anche l'ultima speranza.

«Dai, non ti abbattere! Non si nasce imparati. Bisogna riprovare e riprovare finchè non si riesce nell'impresa», lo presi per le spalle e cercai di fargli coraggio.

«È facile per te dirlo, visto che riesci a fare tutto al primo colpo», disse guardandomi negli occhi, deluso.

«Non è affatto vero! Mi sono esercitata per molto tempo. Se vuoi raggiungere i tuoi obiettivi devi metterci una buona dose di volontà, non solo l'impegno», usai un tono fermo e deciso, determinata a fargli cambiare idea e continuare.

«Posso metterci tutta la volontà di questo mondo, tanto non verrà mai nel modo giusto», si allontanò e rimise la katana nel fodero dietro la sua schiena. L'altra l'avevo usata io per fargli vedere la maniera giusta in cui quella tecnica doveva essere eseguita.

Stava per uscire dal dojo quando la mia voce lo fermò: non l'avrei fatto andare via cosí facilmente.

«Sono sicura che Raffaello lo saprebbe fare meglio di te, nonostante la katana non sia la sua arma preferita», dissi con tono di sfida e poi volevo farlo innervosire, sperando che abboccasse.

Arrestò i suoi passi ma senza girarsi verso di me. Lo vidi stringere i pugni alle mie parole, bingo.

Incrociai le braccia e continuai imperterrita, con un sorrisetto in volto.
Sapevo che tra lui e il fratello c'era questa sottospecie di rivalità, che comunque non condividevo affatto.
Tra fratelli bisognerebbe sostenersi a vicenda, a qualunque costo. Non potrei mai pensare di odiare qualcuno sangue del mio sangue, rompere un legame indissolubile per delle stupidaggini, era fuori discussione!
In quell'occasione, però, questo fatto fu a mio vantaggio.

«Scommetto che lo imparerebbe in cinque minuti», dissi stuzzicandolo.

A quel punto si lasciò sfuggire una risata.
«Ne sei proprio sicura?», si girò nella mia direzione.

«Sicurissima», risposi guardandolo negli occhi.

«Staremo a vedere».
Successe tutto nel giro di pochi secondi. Leonardo sfoderó la sua spada e, a grandi passi, si avvicinò al pezzo di legno ancora intatto. Feci in tempo a scansarmi che con un colpo preciso, lo tagliò e, questa volta, nella maniera giusta.

TMNT | You saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora