Capitolo 4

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La sveglia incominciò ad intonare Whatever it takes, facendomi svegliare di soprassalto. Stupida sveglia!
Scostai la coperta e poggiai i piedi nudi sul pavimento; subito un brivido mi percorse la schiena.

Un odore forte arrivò prepotente alle mie narici, ah giusto mi trovavo nelle fogne. Ricordi della sera precedente affiorarono nella mia mente: l'allenamento delle tartarughe, i discorsi di Michelangelo, Raph con i suoi occhi verdi - che erano i piú belli che avessi mai visto - e il suo sorriso, con il quale riusciva a farti dimenticare addirittura chi eri.

Kira, cosa diavolo stai dicendo?

Mi stiracchiai e decisi, finalmente, di alzarmi da quel comodo letto, uscii dalla stanza e andai in cucina.
Nessuna tartaruga in vista, quindi dedussi stessero ancora tutti dormendo, beati loro.
Guardai l'ora sul mio cellulare, le sette del mattino. Avevo solo trenta minuti per preparami e raggiungere quell'edificio chiamato comunemente "scuola". Non fraintendetemi, non odiavo la scuola - anzi andavo anche piuttosto bene - ma quella mattina proprio non avevo voglia di stare sei lunghe ore seduta su quella sedia scomodissima, stando attenta a non addormentarmi.
Purtroppo non avevo scelta!

Decisi di lasciar perdere la colazione; avrei mangiato qualcosa al bar della scuola. Raccolsi la mia roba, vale a dire la felpa e il mio telefono. Misi le scarpe ma, prima di andare, volevo salutare e ringraziare i miei nuovi amici, se cosí potevo definirli. Presi carta e penna e lasciai un post-it attaccato al frigorifero, con su scritto:

"Grazie per avermi ospitato, ragazzi. Siete stati davvero gentili e spero di potervi rivedere presto! Un bacio."
-Kira

Mi precipitai fuori dal rifugio per poi dirigermi verso casa per recuperare lo zaino con i libri di scuola e dare il buongiorno a papà, ovviamente. Una volta fuori dal tombino, salii su una scala antincendio per andare sul tetto del palazzo di fronte e, cosí, mi ritrovai di nuovo a saltare da un edificio all'altro. Non mi piaceva proprio camminare come le persone normali, infondo neanche lo ero.
Non sentivo piú dolore al fianco grazie ai miracoli di Donatello e al ricordo del sorriso raggiante di Raph.

Ancora Kira! La vuoi smettere, dannazione?

Senza accorgermene, mi ritrovai sul mio balcone; la portafinestra era aperta, cosí entrai.
Un silenzio assordante riempiva il piccolo appartamento nel quale abitavano io e mio padre. Non era tutto questo lusso ma, era molto accogliente.
La stanza piú grande era il soggiorno dalle pareti bianche con un piccolo angolo cottura. Se proseguivi per il corridoio, raggiungevi la camera da letto, dove ovviamente dormiva Anthony, con un piccolo bagno annesso, il bagno principale a destra della camera mentre alla fine del corridoio si trovava la mia stanza: il mio piccolo angolo di paradiso.

Passai davanti la stanza da letto di papà, che aveva la porta socchiusa, e diedi un'occhiata. Anthony stava dormendo beatamente nel letto matrimoniale, mi dava le spalle.
Decisi di non disturbarlo ulteriormente e, cercando di far scricchiolare il meno possibile le assi di legno del pavimento, mi diressi verso la mia camera per prendere la cartella della scuola.
Guardai l'ora sulla piccola sveglia, posta sul comodino accanto a letto, le sette e venti minuti.
Oh cavolo, ho solo dieci minuti!
Mi catapultai fuori dall'appartamento alla velocità della luce e, proprio in quel momento, il mio stomaco cominciò a fare capricci.
Non puoi aspettare che arrivi a scuola, per l'amor del cielo?! Dopo potrai divorare tutto quello che vuoi, te lo prometto!

Arrivai giusto in tempo per sentire la campanella suonare, segnando cosí l'inizio delle lezioni.
Stavo per mettere piede nella mia aula, quando mi sentii prendere per il polso. Mi girai di colpo, pronta per dare un pugno in faccia alla persona che mi aveva afferrato per il braccio, per vedere due occhioni azzurri troppo familiari guardarmi, accompagnati da un sorrisetto sornione, Jake.

«Ciao, piccola pulce!», disse il bel ragazzo dai capelli biondo scuro di fronte a me.
«Jake, quante volte ancora devo ricordati che io ho un nome?», gli dissi con una punta di fastidio nella voce.
«Beh, pensavo ti piacessero i miei nomignoli», disse facendomi un occhiolino e poggiando entrambe le mani sulla parete dietro di me, ai lati della mia testa, bloccandomi cosí ogni possibile via di fuga.
«Beh, pensavi male! Ora lasciami, devo andare in classe», dissi guardandolo negli occhi, e che occhi.
«Esci con me. Stasera. Ti vengo a prendere alle sette».

E tutta questa confidenza da dove l'aveva presa?!

Stavo per ribattere ma, «E non accetto un no, Katherine», aggiunse con voce ferma e determinata, pronunciando il mio nome lentamente, troppo lentamente, facendomi cosí, di colpo, sentire un caldo tremendo.

Odio quando mi chiama con il mio nome intero.

Jake Sanders, uno dei ragazzi piú affascinanti di questo istituto. Le persone erano attratte da lui. Aveva tutte le ragazze ai suoi piedi, beh, tutte tranne io. Per questo non faceva altro che starmi appiccicato, e questa cosa stava cominciando a mandarmi sui nervi.
Era da circa un anno che avevamo intrapreso questa specie di "relazione", vale a dire lui che cercava di sciogliere il mio cuore e farmi cosí finire tra le sue braccia, parole sue.
Togliendo il suo egocentrismo però, restava un ragazzo davvero dolce e disponibile. Per essere un diciassettenne, era un ragazzo in gamba; non glielo avrei mai detto comunque.

«Almeno dimmi che ci penserai», continuò lui con il suo sguardo fisso su di me.
«D'accordo. Te lo dirò dopo le lezioni», risposi ormai rassegnata.
«Grande! A dopo Hardy», disse chiamandomi per cognome - odio anche questo, e lui lo sa - e mettendo una mano a coppa sulla guancia sinistra per poi avvicinarsi piano.

Ecco. Ti bacerà, ti bacerà! Il mio subconscio continuava ad urlare.

Non mi resi conto di aver chiuso gli occhi fin quando non sentii le sue labbra sulla mia guancia, lasciandoci sopra un bacio. Lui poi, tranquillo e senza degnarmi di uno sguardo, si rifugiò in classe.

Io rimasi appoggiata al muro, completamente paralizzata.
Che cosa era appena successo?!

Aprii gli occhi, non riuscivo a muovere un muscolo.
Le mie gote bruciavano, soprattutto la destra, sulla quale Jake aveva lasciato un leggero ed innocuo bacio, non si era mai spinto cosí oltre.

Non capivo. Cosa mi prendeva? Calmati Kira, dannazione!

Lui non mi piaceva, oh cavolo, assolutamente no.

Misi la mano sul punto dove le sue labbra avevano toccato la mia pelle e attimi prima mi ritornarono in mente in un battito di ciglia.

O forse?

TMNT | You saved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora