Capitolo 4

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INSANO
se bastasse una sola parola per descrivere il giorno seguente, questa, è quella che subito,  fra le tante,  senza pensarci troppo, e senza un motivo troppo preciso, mi viene in mente.
peccato che una sola parola non basta.
e non ne bastano, dieci, cento, mille.
e non bastano i fiori, e non bastano i telegrammi, e non bastano gli abbracci e i finti "mi dispiace, condoglianze, si forte".
come lo vuoi definire il giorno in cui ti prepari per andare al funerale di quella che un tempo era stata la tua migliore amica?
a 23 anni ti prepari per andare in discoteca, ai funerali non ci pensi proprio.
strano eh?
sono le 9.05 e io in bagno mi guardo allo specchio... ho come l'impressione che i miei capelli sono troppo biondi, troppo gialli, troppo allegri per un funerale.
fosse per me, indosserei solo gli occhiali,
giusto perché al posto degli occhi ho due palle da hockey.
Checco è al piano di sotto, sento l'odore del caffè che è appena salito, ma a me viene solo voglia di vomitare.
vomitare tutta la rabbia e il dolore che in questi giorni ho dovuto ingoiare.
INSANO
come la vita di Spencer, e tutte quelle persone di merda che frequentava ultimamente e che ci hanno allontanate.
Mio fratello con una certa delicatezza ma accentuata quella mattina dalla situazione, bussa alla porta del bagno.
"tesoro, il caffè"
"si arrivo"
Dico con un filo di voce e non so nemmeno se mi ha sentita dall'altra parte non risponde, dopo un po' lo sento dire
"no... fa con calma, prenditi tutto il tempo che ti serve"
INSANO.
di tutto quello che è stato il funerale, ho cercato di dimenticare il più possibile.
Due ore dopo circa, sono a casa di Spencer. Ci sono tanti parenti, ma adesso non piange più nessuno.
vagano, da una stanza all'altra, e qualcuno chiede a Patrizia, la mamma di Spencer, se vuole mangiare qualcosa.
potete immaginare che la sua risposta è sempre la stessa. Ci sono stata un'infinità di volte in questa casa, a ridere e scherzare, eppure adesso guardandola mi sembra di perdermi, ho come l'impressione di non conoscerla abbastanza, e mi viene solo voglia di piangere.
Lentamente, come se fosse rispettosa del mio dolore, Patrizia, si avvicina a me, ha gli occhi gonfi le lacrime secche sul volto.
La guardo, mi guarda. Ci guardiamo.
Patrizia, sempre delicatamente, stavolta mi parla sul serio
"di sopra c'è una scatola per te, sono salita prima e... non volevo farmi i fatti vostri, ma poi l'ho vista e..."
L'imbarazzo era più che evidente.
cerco di tranquillizzarla
"tranquilla, è tutto okay... ma.. per me?"
"si"
"vado"
salgo in quella che fino a due giorni fa era stata la sua camera, sulla scrivanie vedo qualcosa, ha la forma di una scatola con su scritto
"PER EMMA"
avverto un colpo al cuore.
Mi salgono dei brividi lungo la schiena
poi lo stomaco mi si contorce fino a farmi male, e poi di nuovo il cuore che batte così forte che ho paura di sentirmi male.
La porto in macchina, e decido che aprirò tutto a casa, ora dovevamo andare al cimitero.
accanto a me c'è antonino che mi stringe la mano e un po' mi fa sentire a casa.
mi tira verso di lui, e appoggio la testa sulle sue spalle.
la mia testa troppo pesante, le sue spalle troppo forti mi stringe a se lui c'è sempre stato per me, rappresenta un po un fratello maggiore anche io ci sono sempre stata per lui soprattutto quando ha detto di essere gay.
ora stanno andando via tutti, camminano lenti e tutti in una fila ordinata. Sembrano tante formichine.
Per qualche assurdo motivo mi viene da sorridere per un istante, a lei sarebbe piaciuto anzi le sarebbe piaciuto da matti tanta attenzione l'avrebbe fatta sorridere e Spenser quando rideva era meravigliosa..
"ti aspetto in macchina"
Mi dice Antonino muovendomi leggerete la mano per farmi svegliare dai miei pensieri
"va bene"

Il paradiso non esiste ma stavolta non sarà l'inferno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora