Londra,una ragazza e due ragazzi strani.
'Caro diario,
scrivo e racconto la mia storia a te perché non c'é nessuno a sostenermi e ho bisogno di parlarne con qualcuno.
Inizio dall'inizio..
A quei tempi avevo solo 7 anni e mia madre fu investita da un camion mentre attraversavamo la strada.Ma prima di lasciare questo mondo,mi diede un bracciale e mi disse di tenerla sempre con me.
Da quel giorno iniziai a non parlare più,mio padre pensava che avevo una malattia alla gola e un giorno mi portó all'ospedale per dei controlli.I dottori gli dissero che non avevo niente che ero solo io a non voler parlare,così inizió ad abituarsi alla cosa e io anche.
Lui,pilota gli aerei,e dopo la morte di mia madre continuó a lavorare senza sosta lasciandomi sempre a casa da sola.
Cambiamo casa ogni anno per via del suo lavoro e io non faccio amicizia con nessuno sia perché so che li dovevo lasciare e sia perché non parlavo.
Poi a 15 anni ho conosciuto un oggetto molto interessante:la lametta.
Mi tagliavo,anzi mi taglio,quando sono triste e sola,praticamente sempre.Devo dire che mi aiuta molto,mi fa sentire bene...
Adesso ho 18 anni e sono maggiorenne.Da qualche anno ho riniziato a parlare e per mio padre é stato un soglievo.Mi trovo su un aereo per andare a Londra,lì ci sarà una nuova scuola,nuovi ragazzi che mi prenderanno ingiro e nuovi momenti da passare sola.
Ti scriveró più tardi,adesso devo andare.
Tua Angel xx'Mi trovavo sull'aereo diretto per Londra insieme a mio padre che mi disse che forse questa volta saremmo rimasti per sempre lì,in Inghilterra.
Avevo sempre amato l'Inghilterra da quando ero piccola ma mio padre non mi ci portava mai.
Londra era sempre stata la mia città preferita a adesso ci stavo andando a vivere.
"Siamo arrivati."mi avvertì mio padre.Scendemmo dal aereo e prendemmo le nostre valiggie.Appena finimmo uscimmo dal aeroporto e i rumori della città invasero subito le mie orecchie.Prendemmo un taxi e andammo verso la nostra nuova casa.
Facemmo mezz'ora di viaggio ed arrivammo a destinazione.
"Ecco la nostra nuova casa,piccola mia."la casa non era molto grande ma neanche molto piccola,fuori era accogliente.
Entrai dentro,era semplice e moderno,con pareti dipinte di bianco,mobili nuovi e altre cose.Salii le scale e andai nella mia stanza.
Disfai le valigge,mi cambiai e scesi.
"Papà io vado a scuola a prendere la divisa,ci vediamo dopo!"urlai prima di prendere la giacca.Sarei dovuta andare a scuola per prendere la mia divisa,perché il giorno dopo sarebbe riniziata la tortura.
"Ok! Stai attenta!"urló mio padre dalla cucina.
"Si,papà.Ciao!"e uscii.Iniziai a camminare per le strade di Londra,quando qualcuno mi colpì e mi fece cadere.
"Ahi!"dissi massaggiandomi il sedere.
"Oddio scusa,non volevo.Stai bene?!Ti sei fatta male?!"chiese la ragazza che mi aveva appena colpita.Aveva i capelli lisci,era mora e aveva gli occhi scuri.Aveva un trucco leggero,indossava una maglietta bianca semplice,un paio di pantaloni neri aderenti e ai piedi portava delle vans nere.
Mi porse la mano per aiutarmi e io gliela strinzi.
"Non ti preoccupare..."risposi alle sue domande."Sto bene."continuai.
"Scusa ancora,adesso peró devo andare.Ciao! Ci si vede in giro!"disse correndo e sparendo tra la folla.Continuai a camminare fino ad arrivare alla mia nuova scuola.
C'erano centinaia di ragazzi e una lunga fila che portava all'ingresso della scuola.Mi avvicinai all'ultimo ragazzo della fila e gli chiesi se dovevo mettermi in coda per prendere la divisa.
"Si,devi aspettare qui."rispose.
"Ah ok.Grazie."lo ringraziai e aspettai il mio turno.Dopo circa 30 studenti arrivó finalmente il mio turno.Presi la mia divisa e le chiavi del armadietto,poi uscii dal edificio.Appena fuori mi scontrai con un ragazzo molto,e dico MOLTO,più alto di me.
"Sta più attenta ragazzina!"disse il ragazzo con voce dura e roca.Alzai lo sguardo per vedere chi fosse e incontrai degli occhi verdi ma scuri,a dir poco spaventosi ma allo stesso tempo bellissimi.Il ragazzo aveva dei capelli ricci e disordinati,portava una camicia a quadri,al collo aveva una collana a forma di aeroplanino,era ricoperto di tatuaggi,indossava dei jeans neri con la parte delle ginocchia strappate e un paio di stivaletti.
"Ma se sei stato tu a venirmi addosso!"quasi urlai dalla rabbia.
"Come osi!"ringhió si avvicinó sempre di più ma il ragazzo che stava con lui si mise in mezzo.
"Haz,fermati lasciala perdere.Non ne vale la pena é solo una ragazza."disse.Il riccio si calmó,giró i tacchi e andó a parlare con delle ragazze.Stavo per andarmene quando una mano mi strinze il polso.
"Scusa per il mio amico.Ma lui s'incazza molto facilmente."disse scusandosi il ragazzo che si mise in mezzo.Quest'ultimo non era molto diverso dal suo amico.Peró lui sembrava molto più simpatico dell'altro,aveva i capelli scopigliati,gli occhi azzuro-ghiaccio,indossava una maglietta bianca,un pajo di jeans neri e un paio di vans,anch'essi neri.
"Non ti dovresti scusare tu,ma quello là."dissi.In quel momento mi squilló il telefono,lo presi e risposi.
"Pronto?"
"Angel."rispose la voce di mio padre."Dove sei?"mi chiese.
"A scuola,ma sto per arrivare."risposi.
"Hai preso la divisa?"domandó.
"Si,papà."
"Allora,torna a casa. Ho una bella serata per te!"
"Arrivo!"
"Ti aspetto!"
Riattaccai,rimisi il telefono in tasca e dissi al amico del riccio che dovevo tornare a casa.
"A ok.Vieni in questa scuola?"domandó.
"Si e sono nuova,mi sono appena trasferita quà a Londra."risposi sorridendogli.
"Allora ci vediamo domani."disse ricambiando il sorriso.
"Ok,ciao!"lo salutai e tornai a casa.
LOUIS POV
Si vedeva che quella ragazza era nuova perché nessuno avrebbe risposto in quel modo a Harry e se non ci fossi stato io sarebbe finita male.
Adesso che ci penso mi ero scordato di chiedergli come si chiamava.Vabhé glielo chiederó o lo scopriró domani.
"Louis,andiamo!"disse Harry distogliendomi dai miei pensieri.
"Andiamo."uscimmo dall'edificio e ci dirigemmo alla sua auto.
"Quella ragazzina era molto carina."disse Harry mettendo in moto dopo che eravamo saliti.
"Già.Ma credo che questa volta sarà difficile che il famoso Harry Miscopotutteleragazzedellascuola Styles riesca a portarsela a letto."risposi guardando il finestrino.
"Tu credi?"domandó il riccio.
"Non é che credo ne sono sicuro!"affermai sicuro e deciso.
"Lo vedremo."affermó lui continuando a guidare.