Capitolo 11 - Uh-uh.

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«Alô, fofinha».

Rimango impietrita qui dove sono, quasi totalmente paralizzata da quella voce e soprattutto da quella parola. Perché Neymar si è avvicinato? Perché cavolo vuole rendere tutto più difficile? Perché non ha capito che tutto quello che ho fatto in questi giorni l'ho fatto per cancellare definitivamente quello che è successo prima di Parigi?

«Come osi chiamarmi così dopo quattro anni?», sputo in portoghese girandomi verso il mio nuovo e non voluto interlocutore e assottigliando lo sguardo. È strano parlare la mia lingua madre dopo anni in cui avrei voluto dimenticarla. È strano parlarla qui a Parigi, perché mi riporta alla mente la mia vita in Brasile, i ricordi piacevoli ma anche quelli che mi tormentano nei peggiori incubi. Ed è ancora più strano, per non dire fastidioso, parlarla con Neymar.

Il brasiliano si è infilato una maglietta da allenamento nera e ha gli occhiali da sole infilati tra i riccioli corti e scuri.

Per un attimo penso agli altri calciatori ancora in giardino e mi chiedo se si siano interessati a noi. Spero che la conversazione non prenda una brutta piega, perché spiegare a qualcun altro parte della mia storia sarebbe come togliere a un alcolizzato la birra. Maledettamente doloroso e controproducente.

Anche se al momento non mi dispiacerebbe un intervento di uno degli altri a interrompere il nostro inaspettato dialogo.

Dicono che gli occhi, al contrario del resto del corpo, non cambiano mai durante la vita di un uomo. Quelli di Neymar, anche se sono di un castano comune, mi provocano ancora quel misto di emozioni che mi colpiva a sedici anni. Imbarazzo, timidezza, ma anche attrazione e desiderio. Eppure sono cresciuta, è successo tutto quello che è successo, e a queste sensazioni si aggiungono anche il disprezzo e la repulsione. Anche se non sono così forti come io pensassi, noto con una punta di dispiacere e una stretta alla bocca dello stomaco.

«Cosa contano quattro anni se il sentimento è lo stesso di Santos?», chiede lui aggrottando la fronte. 

Mi ricordo l'ultima volta che abbiamo parlato in Brasile. Ero arrabbiata con mio fratello e gli avevo chiesto di incontrarci dopo l'allenamento. Ero andata a casa sua, dove c'era Rafaella intenta a prepararsi per uscire con un'amichetta. Mi ero sfogata e lui mi aveva ascoltato con attenzione nonostante la stanchezza delle ore passate sotto il sole del Brasile. Avevamo fatto l'amore, ci eravamo detti "ti amo". Non era la prima volta, ma fu la prima in cui mi resi conto che volevo passare tutta la mia vita con lui.

Sembra uno scherzo del destino ma una settimana dopo ero in aeroporto a prendere il volo della notte per Parigi.

«Quale sentimento? Quello per te era amore? Se quella è la tua definizione di amore ti consiglio di cambiare dizionario, Silva», ribatto incrociando le braccia sotto il seno. Pensare al passato mi ha stretto lo stomaco come un limone spremuto per fare la limonata.

Sulla fronte di Neymar si forma una ruga ancora più profonda. «Mi hai lasciato senza dire una parola. Sei fuggita non so dove senza dire niente a nessuno. Non pretendevo che lo dicessi a tua sorella o a tua madre, ma a me. L'ultima volta che ti ho visto abbiamo fatto l'amore, Rayane! Non c'era nulla che non andasse!», conclude incrinando il tono di voce. Sta cercando di non perdere il controllo e di non urlare ma evidentemente il suo temperamento irascibile non è cambiato di una virgola.

Sospiro con pesantezza scuotendo il capo. È difficile rientrare a contatto con un passato che volevo e pensavo di essermi lasciata alle spalle da quattro anni. Questo mi fa capire che il mondo è troppo piccolo e che non sono per niente al sicuro dal Brasile anche a diecimila chilometri di distanza.

«Forse andava tutto bene dal tuo punto di vista, bobo. C'è un motivo per cui sono venuta a Parigi e tu ne sei parte. Meno parliamo meglio è, Neymar», dico il suo nome, ma con un tono tagliente che esprime una rabbia che non pensavo di covare nei suoi confronti. Sì, sono furibonda per quello che mi ha fatto, ma non credevo proprio che sarei mai riuscita a rivolgermi a lui in questo modo.

Euphoria {Neymar}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora