Capitolo 14 - See ya, Xan.

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L'aria che si respira al lavoro è diversa dal solito, soprattutto dall'ultimo mese in cui la tensione si poteva tagliare con un coltello da burro. Mentre attraverso il corridoio percepisco eccitazione e festosità. Mi chiedo se mi sono dimenticata un giorno fondamentale per l'azienda, ma non riesco a darmi una risposta. Ultimamente sono poco concentrata sul lavoro da Rocha e molto sulla vita da Rayane, ma questo quando vado in ufficio mi preoccupa perché il signor Bernard non tollera distrazioni, come mi ha già dimostrato.

La mia scrivania è come sempre piena di carta, noto attraverso la parete trasparente prima di entrare, ma il capo è fuori dal suo ufficio, a braccia incrociate davanti all'uscio. Aggrotto la fronte assumendo un'espressione confusa. Non l'ho mai visto prima delle dieci e mezza di mattina, per di più in quella posizione. Sta parlando con un uomo alto quanto una porta che mi dà le spalle, e non sembra molto tranquillo e sereno.

Di sicuro non sono nella posizione e non ho il ruolo per chiedere cosa stia succedendo o per intromettermi nella conversazione, perciò l'unica cosa che posso fare è lavorare.

Con un sospiro mi chiudo la porta dell'ufficio alle spalle e mi siedo sulla poltrona girevole. Mentre afferro il primo fascicolo da controllare si proiettano nella mia mente le parole di Chanel sull'impiego che ho in azienda.

Per quanto la paga sia ottima, stamattina mi sono svegliata rimpiangendo di non lavorare in un locale con orari più flessibili e avere a che fare con persone sempre diverse come la mia amica, anziché riempire moduli su moduli e passare otto ore – e a volte anche di più – davanti allo schermo del computer. Ho studiato per questo ma non è quello a cui aspiro a fare per tutta la vita.

La fatica che ho fatto per farmi assumere qui però almeno per ora mi tiene incollata alla sedia senza darmi l'energia per rassegnare le dimissioni e uscire per sempre da questo edificio.

Accendo il monitor e la scheda Word e mi metto al lavoro cercando di limitare i miei pensieri alle pratiche e ai dati che devo controllare e provando a non scervellarmi su Cavani, Neymar e tutto ciò che i due comportano nella mia vita.

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È mezzogiorno e mezzo quando distolgo lo sguardo dalla mia scrivania per un rumore di tacchetti maschili nel corridoio che attira la mia attenzione. Alexandre è appena uscito dal suo ufficio, ma anziché andare verso le scale per pranzare al bar o in un locale vicino all'azienda si dirige verso la parte opposta del piano.

Mi alzo di scatto e faccio qualche piccolo passo sulle stiletto raggiungendo la parete. Anche se Roger mi sta fissando confuso dal mio movimento, non presto interesse a lui ma all'altro mio collega che ora entra con tranquillità nell'ufficio del capo.

Strabuzzo gli occhi d'istinto per poi assottigliare lo sguardo sospettosa. Perché è stato convocato? Perché non sembrava per niente agitato?

Improvvisamente mi ricordo della mia conversazione avuta proprio con Bernard e mi mordicchio il labbro inferiore con nervosismo. Che gli stia parlando per una promozione?

Roger interrompe il mio flusso di pensieri picchiettando con insistenza sulla parete del proprio ufficio per richiamare la mia attenzione. Gli rivolgo un'occhiata curiosa e lui ribatte con un'altra irritata.

Alzo gli occhi al cielo. Qui nessuno si fa gli affari propri, evidentemente.

Mi arrendo recupero dalla scrivania il mio cellulare e apro la porta per andare a mangiare, lanciando intanto uno sguardo infastidito al mio collega, che è ancora attaccato alla sua parete a fissarmi.

Il bar è pieno a metà dato l'orario non ancora di punta. Uno degli sgabelli al bancone è libero, perciò mi avvicino a grandi passi a esso e lo occupo in fretta cercando nel frattempo un pranzo tra i tramezzini e le insalate in vetrina.

Euphoria {Neymar}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora