La macchina di Kevin arriva sotto il palazzo puntuale, alle nove precise, perciò corro giù dalle scale per non farlo scendere a suonare il citofono. Arrivo alla portiera con il cuore che ha aumentato i battiti e busso sul finestrino dopo aver notato il ragazzo al cellulare.
Lui alza lo sguardo e mi sorride sbloccando le porte.
Mi lascio crollare sul sedile con la borsetta in grembo. «Esiste un gelato al gin?», chiedo osservando il parcheggio del condominio. Ho la sensazione che se guardassi Kev negli occhi scoppierei a piangere, perché nel suo sguardo vedo Chanel e la sua capacità di aprirmi come uno schiaccianoci con una nocciolina. Mi fido di Kevin e so che se dovessi confessargli qualsiasi cosa lui al massimo la direbbe alla sua ragazza, ma non mi sembra il momento di inscenare una crisi soprattutto perché sono uscita per cercare di distrarmi proprio dalla stessa.
«Se devi dimenticare qualcosa o qualcuno, basta la presenza di Giovani a mandare in pappa il cervello», replica il portiere appoggiando l'iPhone nel vano sotto la radio e ingranando la prima per dirigersi verso il centro di Parigi.
Mi lascio sfuggire una risata leggera. Ho fatto bene a uscire, perché ho passato mezz'ora in casa sull'orlo del pianto. Non avere la compagnia di Chanel è stato in parte positivo – avrebbe sicuramente suggerito di rassegnare le dimissioni come fa sempre, e dopo tutte le riflessioni della giornata un altro consiglio del genere mi avrebbe fatto impazzire – ma è stato più che altro negativo perché non mi ha distratta dai miei stessi pensieri.
L'ennesimo messaggio della serata spunta sul mio cellulare. Dato il momentaneo silenzio nell'abitacolo, sblocco l'affare per dire a Julian che stiamo arrivando e di non rompere dato che siamo in perfetto orario, ma mi accorgo con stupore che non è Draxler ad avermi scritto.
Le mie dita rimangono sospese sulla tastiera tanto a lungo da far insospettire Kevin.
«Ti ha scritto il Papa?»
La mia gola si è d'un tratto insecchita, perciò la voce mi esce strozzata: «Papa Edinson Cavani».
Trapp ridacchia leggermente per la battuta, rimanendo curioso. «Che dice?»
Leggo il messaggio ad alta voce ringraziando l'ora tarda e la situazione interna all'auto che permette alle mie guance rosse di non essere notate dal mio amico. «È più di una settimana che non ti vedo, mi manchi come il campo da calcio durante gli allenamenti in palestra. 19 luglio, Detroit. Sarai il mio portafortuna».
L'uomo al mio fianco mi tira una leggera gomitata sorridendo apertamente. «Qualcuno è stato colpito da una freccia gigante di Cupido», commenta facendomi arrossire ancora di più.
Digito velocemente a Edinson che cosa voglia dire con quella data, e la risposta arriva più in fretta di quanto pensassi.
"È la prima partita. Non torno a Parigi prima di agosto, non posso aspettare così tanto."
Strabuzzo gli occhi. Nel messaggio successivo il calciatore conferma di volermi allo stadio, negli States. Nel cervello i neuroni si sbattono uno contro l'altro perché non so cosa rispondergli. Si parla di un luogo lontano quattromila chilometri e di un biglietto aereo che costa centinaia di euro.
Mi limito a rispondere che è un mercoledì, esattamente in mezzo alla settimana lavorativa, ma non arrivano più risposte. In compenso dopo un istante il cellulare inizia a suonare per una chiamata, proprio di Edinson.
«Oh, puxa», borbotto in portoghese.
Lascio continuare la suoneria fino alla fine prima che Kevin mi tiri un'altra gomitata sul braccio esclamando intanto: «Ray, rispondi, diamine!».
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Euphoria {Neymar}
FanfictionSan Paolo, 2013. Rayane prende un volo intercontinentale verso la sconosciuta Europa, alle spalle un'adolescenza da accantonare e davanti a sé un nuovo, libero e affascinante mondo. Parigi, 2017. Rayane esce di fretta dalla sede Renault per andare a...