Capitolo 1

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"Ti amo piccola" mi sussurrò lui all'orecchio mentre eravamo abbracciati.

*******

Mi  svegliai con le lacrime agli occhi e guardai l'ora sul cellulare: le 4:58.
Presi le cuffiette e uscii di casa, decisi che quel giorno non sarei andata a scuola.

Iniziai a camminare senza una meta precisa e pensai al sogno che facevo da ormai quattro giorni: io abbracciata a lui, lui mi sussurra che mi ama e io mi sveglio.
Già, erano quattro notti che sognavo Edoardo, il ragazzo che amavo, nonché il ragazzo che mi picchiava da 5 anni.

La mia migliore amica mi diceva spesso che ero affetta dalla Sindrome di Stoccolma, ma io non ci ho mai creduto, secondo me era una delle solite cazzate che giravano in Internet.

Arrivai nel posto dove andavo sempre quando ero triste o arrabbiata: in spiaggia.                           
Eh già, abitavo a Roma, ma vicino al mare; certo, non era dei migliori, ma era pur sempre mare.

Mi sedetti in riva e guardai nuovamente l'ora: le 5:19.
«Cazzo come vola il tempo» pensai.

Non sapevo cosa fare, quindi decisi di cercare su Internet i sintomi della cosiddetta "Sindrome di Stoccolma" della quale (secondo la mia migliore amica) ero affetta.

Aprii il primo link che trovai e lessi:
La "Sindrome di Stoccolma" in psichiatria descrive uno un particolare stato di dipendenza psicologico-affettiva che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Chi è affetto dalla Sindrome di Stoccolma, durante i maltrattamenti avvenuti durante ad esempio un rapimento, prova un paradossale sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all'amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice. Non è raro ad esempio che persone tenute in ostaggio da un rapinatore, manifestino – durante le indagini della polizia – una chiara volontà di difesa verso quest'ultimo, arrivando perfino a fornire improbabili alibi e scusanti per la sua condotta oggettivamente anti-sociale. Proprio questo paradosso psicologico prende il nome di "Sindrome di Stoccolma", una reazione emotiva automatica, sviluppata a livello inconscio, al trauma creatosi con l'essere "vittima".

Io venivo bullizzata, ma non per questo dovevo essere afflitta da questa sindrome... Però pensandoci meglio avevo difeso Edoardo più volte dopo che mi aveva picchiato quindi magri...
-Ma che cazzo mi sta succedendo- pensai.
Credo di aver espresso il mio pensiero ad alta voce, perché subito dopo udii: -Ti succede qualcosa?-

Era una voce conosciuta, ma non ricordavo di chi, poi vidi una persona sedersi vicino a me e capii tutto.

-Vuoi picchiarmi anche alle... Alle 5:35 della mattina?- dissi io in tono freddo...

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Spazio autrice🌸
Ehy, benvenuti nella mia storia.
È la prima storia che scrivo, quindi non so quanto possa venire bene, vi dico solo che ho in mente parecchi colpi di scena.
Detto questo vi saluto.
Al prossimo capitolo🔥

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