~51~ Promesse Sussurrate.

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Corsi da lei e le fui accanto in un lampo.

"Lasciami! Voglio stare da sola" urlò non appena le mie mani si poggiarono sulle sue braccia nel tentativo di avvicinarla a me e stringerla.

"Non vado da nessuna parte" le dissi senza lasciarmi demoralizzare dalle sue proteste e tentativi di picchiarmi. Se picchiarmi l'avrebbe aiutata allora gliel'avrei lasciato fare, ma sapevo che la violenza non sarebbe servita.

"Sono sempre stata sola, me la cavo alla grande quindi vattene" tentò ancora con la voce spezzata dai singhiozzi e le lacrime che non accennavano minimamente e rallentare la loro corsa.

"Ci sono io con te, Sophia. Non ti lascio, non sei più sola" dissi riuscendo finalmente a stringerla forte tra le mie braccia.

"NO! LASCIAMI! LASCIAMIII" urlò dimenandosi con tutte le sue forze ma io non la lasciai andare, anzi, la stringevo sempre più forte a ogni suo gesto di ribellione. Ne seguì una serie di insulti poco carini per i minuti successivi, ma alla fine si arrese, allacciando le braccia attorno alla mia vita e affondando il viso in lacrime nel mio petto. Mi sedetti a terra, posizionando Sophia tra le mie gambe e avvicinandola ancora di più a me. L'abbracciai e appoggiai la guancia sui suoi capelli castani. Continuò a piangere e a tremare per i minuti successivi ma non le dissi nulla, non aveva bisogno delle mie domande in quel momento, doveva solo sfogarsi, buttare fuori tutto quello che teneva dentro. Non era la prima volta che la vedevo piangere, lo aveva già fatto quando era preoccupata per Dylan, ma quella volta il motivo era completamente diverso.

"È andata via per sempre... Ma io ho bisogno di lei, non posso- non posso andare avanti e sorridere senza di lei" disse alla fine tra un singhiozzo e l'altro. Il dolore che sentivo nella sua voce era immenso, represso da anni. La perdita della famiglia Black risaliva a 5 anni fa, un arco di tempo che può sembrare grande ma quella ferita era fresca e lo sarebbe stata ancora per tanto tempo, forse anche per sempre. Anch'io soffrivo per la morte di mio padre, ma il mio dolore era minuscolo in confronto a quello di Sophia, io avevo solo un vago ricordo di lui, mentre Sophia era cresciuta insieme a sua madre, amandola ogni giorno di più. Una volta Dylan mi accennò del rapporto tra sua madre e sua sorella, un'amore indescrivibile.

"Ma puoi farlo per lei" dissi e questo fece scattare qualcosa dentro Sophia visto che si staccò da me fissando i suoi occhi gonfi e arrossati su di me.

"No che non posso... Quando è morta ha portato con sé anche un pezzo di me che non tornerà mai più. Per tutti questi anni ho finto di essere felice mentre la mia famiglia si distruggeva sotto i miei occhi... La Sophia piena di gioia e di solarità è morta in quella fredda notte di Febbraio del 2011, in quella poltrona, accanto al suo corpo freddo e inerme" disse asciugandosi le guance con le maniche della sua camicia. Rimasi in silenzio, doveva sfogarsi, dire tutto quello che teneva rinchiuso nel suo cuore, io potevo solo ascoltare. Lei si alzò e prese a camminare freneticamente per la stanza con il respiro irregolare e sul punto di ricominciare a gridare e a piangere. Mi alzai anch'io, feci un passo ma non mi avvicinai. Sophia si fermò accanto alla porta, si abbassò e raccolse la foto procurandosi qualche taglietto sulle mani a causa dei pezzi di vetro. La guardò triste prima di ricominciare a parlare.

"Dylan non lo sa... ma quella notte fui io a trovare il cadavere di nostra madre" confessò e mi si mozzò il fiato quando immaginai una ragazzina di nemmeno 12 anni che entrava in una stanza scoprendo poi che la mamma non respirava più.

"Dylan era ad una corsa, papà aveva il turno di notte. Ero nel mio letto, quando mi svegliai all'una e ventitré minuti di notte a causa di un incubo. Scesi al piano di sotto per bere un bicchiere d'acqua quando vidi il braccio di mia madre penzolare fuori dal bracciolo della poltrona. Corsi da lei in cerca di conforto da quel brutto incubo. Di solito mi stringeva a sé attorno a una bella e calda coperta e mi raccontava delle bellissime storie, ridevamo un po' e dopo mi portava a letto, mi rimboccava le coperte, mi dava il bacio della buonanotte e restava con me fino quando non mi addormentavo. Avevo 11 anni e in un primo momento pensavo stesse dormendo, aveva gli occhi chiusi, le labbra socchiuse e una macabra espressione di pace. Provai a svegliarla ma-" iniziò a raccontare ma si bloccò quando le lacrime ricominciarono a scorrere. Feci qualche passo verso di lei fermandomi giusto un paio di passi prima. Volevo che sapesse che io ero lì, che non era costretta a continuare ma sapevo che voleva farlo per condividerne il peso.

!SOSPESA! Bad LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora