~53~ Gioco Senza Innocenti.

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Era tarda sera e il forte vento non accennava a diminuire, le temperature piano piano sarebbero inesorabilmente calate anche nella soleggiata e calda Città degli Angeli, ma il freddo sembrava non importare a un giovane ragazzo che correva con sicurezza tra le vie di Los Angeles. Il ragazzo era stato costretto a lasciare la sua auto a qualche isolato di distanza dalla sua vera destinazione, perché non poteva assolutamente permettersi che qualcuno lo vedesse entrare in quella casa.

"Dobbiamo parlare" annunciò il ragazzo respirando a stento quando un uomo aprì la porta.

"Che ci fai tu qui?" chiese semplicemente l'uomo rigido sulla soglia.

"Non sono nemmeno io entusiasta di vederti, ma dobbiamo parlare" disse il ragazzo riducendo al minimo i convenevoli. Ma nessuno dei due sembrava esattamente propenso a iniziare una conversazione pacifica.

"Mi sembra che abbiamo parlato abbastanza l'ultima volta, non credi?" chiese ancora l'uomo incrociando le braccia al petto. Il ragazzo rise.

"Parlato? Mi hai minacciato!" sottolineò il ragazzo amaramente stringendo forte il pugno lungo i fianchi.

"Ti ho salvato la vita" tagliò corto l'uomo.

"Salvato la vita... tsk" mormorò il ragazzo scuotendo la testa. Odiava essere lì, ma non aveva altra scelta.

"Allora? Tutta qui l'urgenza?" chiese ancora l'uomo impaziente di chiudere la porta. Il ragazzo prese un respiro profondo.

"Dobbiamo parlare del Team Black" disse il ragazzo riuscendo ad attirare la piena attenzione dell'uomo.

"In che senso?" chiese trovando improvvisamente interessante il ragazzo davanti a lui.

"Volevi delle informazioni, no? Bene, le ho" rispose.

"Parla" ordinò con voce possente l'uomo.

"Non m'inviti ad entrare?" chiese il ragazzo con un sorriso soddisfatto.

~~

Quel sabato mi svegliai di buon ora, saltando letteralmente dalla gioia. Finalmente dopo settimane sarei tornata a gareggiare, quando Jacob me lo disse stentavo a crederci, eppure era reale, talmente reale da sembrare un sogno.

"Hai la stessa luce negli occhi che aveva tuo padre prima di fare qualcosa di poco legale. Non so se commuovermi o picchiarti come avrei dovuto fare con lui tanti anni fa" disse mia madre puntandomi addosso la paletta che stava usando per girare i pancakes.

"Seguo le orme di papà! Dovresti essere fiera di me" le dissi mentre portavo in tavola lo sciroppo d'acero.

"Mi chiedo perché. Perché quell'idiota di Shawn non poteva trasmetterti una passione meno pericolosa? Che ne so, la passione per l'arte ad esempio! Avrei preferito avere una figlia pittrice di una che se ne va in giro a fare cose pericolosamente illegali!" disse mia madre venendo a sedersi con un piatto di pancakes in mano.

"Se lo dici così mi fai passare per una drogata" risi mettendo nel mio piatto una piccola torre di pancakes che guarnii con frutti di bosco, panna montata, miele e sciroppo d'acero. Il Paradiso.

"Non mi sorprenderei se tra un po' iniziassi ad assumere sostanza stupefacenti! Una ragazzina in quel mondo... posso solo immaginare le cose terribili che potrebbero succederle!" ribadì lei tagliando, o meglio, assassinando un pancake con il coltello. Probabilmente il suo cervello vedeva la mia faccia su quel piatto, o peggio, quella di Dylan. Risi ancora.

"Non succederà nulla del genere, mamma, te lo prometto" le assicurai per la millesima volta.

"Sarà meglio per te, signorina" disse minacciandomi di nuovo, ma stavolta con il coltello che aveva usato per rendere poltiglia un povero e delizioso pancake, decisamente più minaccioso della paletta. Finimmo di fare colazione in tranquillità, senza più parlare di corse clandestine e simili. Salii allora in camera mia, dove mi decisi una buona volta a prepararmi, di lì a poco sarebbero arrivati Emmett e Roman a prendermi per portarmi al luogo della corsa, dove avremmo trovato Dylan, Max, Austin e, forse, anche Jacob.
Valerie e Sophia erano prese dall'organizzazione del compleanno di quest'ultima, quindi dubitavo della loro presenza. Durante la settimana avevamo contribuito anch'io e Chris, ma l'atmosfera che si creava con me e Valerie nella stessa stanza non era esattamente piacevole.
In ogni caso. Quel giorno decisi di indossare un body nero con scollo all'americana e dei pantaloni larghi a tema militare, il tutto accompagnato da scarponi neri. Mi truccai come ogni giorno della mia vita e legai i capelli in un unica treccia, lasciando qualche ciocca ai lati del viso, un'acconciatura che usavo molto spesso ma che mi piaceva da morire. Misi il cellulare nella grande tasca con cerniera dei pantaloni quando ricevetti il messaggio da Emmett che mi annunciava il loro imminente arrivo. Scesi velocemente le scale e salutai in fretta la mia povera madre rassegnata. Presi la mia giacca di pelle con su scritto 'Team Black' e uscii di casa, ma mentre mi richiudevo la porta alle spalle vidi Victor attraversare il vialetto. Di solito sarei anche stata felicissima di rivederlo, ma quella era una circostanza totalmente diversa.

!SOSPESA! Bad LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora