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La verità è che non mangiai mai così tanto come quella sera a casa dei Laurence. Oltre a quello che avevo visto a tavola, Maddie e Robert avevano ordinato varie pizze ed avevano preparato una lasagna. Mi accarezzai la pancia, pensando di poter esplodere da un momento all'altro.

Durante la cena, ero stata per la maggior parte assieme a Joe, il fratello maggiore di Davis, che era sicuramente più gentile e socievole di quest'ultimo.
"Allora, come va a scuola, Alison? Cosa hai intenzione di fare, dopo?" Mi chiese Maddie, mentre tagliava a fette la torta.

"Va tutto bene, fortunatamente. In realtà non ho un'idea ancora precisa, infondo l'anno è appena iniziato, ma credo che non mi allontanerò molto da Manhattan. Penso che manderò domanda alla Marymount e mi segnerò a lingue." Risposi, prendendo un bicchiere e versando al suo interno della Coca-Cola.

"Magari Davis avesse i tuoi stessi obiettivi!" Si lamentò Maddie, il che mi fece sorridere. Era sempre stata una tipa abbastanza appiccicosa con lo studio, ma a quanto pare questa sua fissa l'aveva trasmessa solamente al primogenito, dato che Davis non aveva molta voglia di studiare.

"Hey!", protestò quest'ultimo, "sono all'ultimo anno e non ho preso nemmeno debiti, perché non siete mai contenti?" Scoppiarono tutti a ridere, tranne me che ero impegnata a bere, ma dentro di me sorrisi comunque.
Mi era mancato, forse, mangiare assieme a loro, tranne per Davis.

Avevo sempre avuto un buon rapporto con la famiglia Laurence. Gli volevo bene e sapevo che per loro ero la figlia che non avevano mai avuto. E no, non lo pensavo solamente, perché un giorno Maddie confermò questa mia idea, quando parlando con mia madre, le confessò che le sarebbe piaciuto avere una figlia come me.

Anche con Joe avevo un bel rapporto, anche se, quando eravamo bambini, lui aveva strappato i vestiti alla mia bambola, e Davis per difendermi aveva rotto un braccio al suo supereroe preferito.
Così, eravamo scoppiati a piangere entrambi, e Davis si era unito a noi poco dopo, quando sua madre lo aveva messo in punizione.

Sorrisi nel ricordare quelle cose, e guardai le persone con le quali stavo cenando quella sera. Era strano, certo, essere di nuovo lì. Di sicuro, avrei voluto che la mia amicizia con Davis non si fosse spezzata, e che io non fossi diventata solamente un ricordo chiuso in un cassetto della sua mente. Purtroppo, era così. Da quando aveva conosciuto Brayden e le altre persone del liceo, aveva accantonato la nostra amicizia, come se avesse messo della sabbia in una mano e ci avesse soffiato sopra.

Mi ero sentita distrutta, forse mi sentivo così ancora adesso, e qualche anno fa avrei fatto di tutto per abbracciarlo ancora una volta, per parlare di nuovo con lui e per riavere il vecchio Davis, ma Grace e Jared mi ricordavano ogni volta quando lui mi aveva buttata via, come se fossi un vecchio giocattolo. E per lui, forse, ero proprio questo: un giocattolo. Un giocattolo da utilizzare a proprio piacimento. Fu Joe a risvegliarmi dai miei pensieri, quando mi propose di andare a sederci sull'altalena in giardino.

Così, ci alzammo dalle sedie, e ci dirigemmo in giardino, sotto lo sguardo di Davis.
"Non ti ricordavo così, sai?" Affermò Joe, mentre prendevamo posto sull'altalena.

"In che senso?" Domandai, confusa. Tirava un po' vento, ma comunque era fine ottobre e quindi era normale. Portai le gambe al petto, abbracciandole, sperando di trovare calore.

"Nel senso che da bambina eri molto timida, non riuscivi a mettere su in discorso senza arrossire o finire per fare casini. E poi, sei diventata molto più bella. Non che prima non lo fossi, sia chiaro! Ma sei davvero bella, Alison. Forse, da bambino avrei dovuto provarci, magari avresti acconsentito. Ehm, l'ho detto davvero?" Scoppiò a ridere, arrossendo leggermente.

AGAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora