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I raggi del sole filtrarono attraverso la finestra, puntando i miei occhi e costringendo questi ad aprirsi di scatto.
Sentivo un grande mal di testa. Non avevo chiuso occhio, avevo pianto tutta la notte e quella mattina il mio umore era ancora più a terra rispetto alla sera prima.

Mi costrinsi ad alzarmi per andare a fare una doccia, ma quando entrai in bagno e notai la mia figura riflessa allo specchio, ebbi l'impulso di scappare.
Avevo due grandi borse sotto agli occhi, il mascara sbavato a causa delle lacrime e i capelli in un groviglio.
Lanciai uno sguardo all'orologio e mi meravigliai che fossero solo le sei. Così, decisi di farmi una doccia, nel vano tentativo di sciogliere i nervi e di tranquillizzarmi.

Dopo la litigata di ieri, Davis era rientrato in casa e aveva detto di aver da fare, andandosene via. Ovviamente, nessuno dei nostri amici ci aveva abboccato, e così avevo dovuto sorbirmi le loro domande e le occhiate per tutta la serata. Poi, stanca, me ne ero andata insieme a Jared, mentre Brayden e Grace erano rimasti lì insieme a Colton. In fondo, era colpa mia e di Davis se la serata era stata rovinata, e allora la mia amica e il suo ragazzo-ma-non-ragazzo avevano deciso di restare a fare compagnia al padrone di casa.
In macchina, ero scoppiata a piangere e Jared aveva accostato, accogliendomi fra le sue braccia per cullarmi. Mi ero calmata un po', anche se poi quando ero rientrata in casa, avevo ricominciato a piangere.
E allora avevo realizzato una cosa, di nuovo, per la seconda: io e Davis eravamo impossibili. E più provavamo ad avvicinarci, più l'universo trovava il modo di spingerci lontano.

Uscii dalla doccia, sicuramente più rigenerata e pulita. Asciugai i capelli velocemente, e tornai in camera per vestirmi. Presi una t-shirt bianca ed infilai i jeans che avevo ieri sera, tanto erano puliti.
Cercai di coprire le occhiaie nel miglior modo possibile, e corsi al piano di sotto per prendere lo zaino.
Erano le sette meno un quarto e sapevo che era troppo presto per avviarsi verso scuola, ma ne approfittai per prendere la strada più lunga, ovvero quella che passa per il centro di Manhattan.
Al piano di sotto, come ogni mattina, trovai mia madre ed Alex a fare colazione, mentre di Evan nessuna traccia.

"Buongiorno." Mormorai, avvicinandomi alla sedia per recuperare lo zaino.

"Non fai colazione?" Mi chiese mamma, accigliandosi. Facevo sempre colazione perché ero consapevole che avrei toccato cibo solamente alle dodici e mezza, in mensa. Ma quella mattina la fame era pari alla mia voglia di uscire, cioè zero.

"Questa mattina no. Magari mi fermo al bar accanto a scuola, eh? Vado, adesso." E, prima che potessero ribattere, uscii di casa sbattendo la porta alle mie spalle.

Camminai lentamente, avevo più o meno un'ora e un quarto per l'inizio delle lezioni e così me la presi con comodo.
Lanciai uno sguardo alla casa di Davis e me ne pentii subito quando lo trovai affacciato alla sua camera con una sigaretta in mano. Mi lanciò un'occhiata e poi chiuse subito la finestra, rientrando in camera.

Scossi la testa, proseguendo la mia camminata. Era davvero stupido quello che era successo tra me e lui: avevamo discusso per una stupidaggine, perché lui sapeva benissimo che non ero ancora pronta.
Sbuffai, per quella situazione insostenibile e camminai a passo più svelto. Avevo bisogno di stare con i miei amici, altrimenti avrei rischiato di impazzire.

Dopo un quarto d'ora di camminata, diedi uno sguardo all'orologio che segnava le sette e venti, e rallentai il passo solo quando l'edificio apparve nel mio campo visivo.
I ragazzi erano già dentro, seduti sul prato. Qualcuno trafficava con il cellulare, qualcun altro aveva un libro tra le mani ed altri ancora erano a fumare, a scherzare e ridere con gli amici.

Individuai la chioma castana di Grace, e al suo fianco c'erano anche gli altri: Brayden, Jared e Colton. Tutti tranne lui.
Mi avvicinai a loro e mi stampai in faccia un sorriso forzato. "Ciao a tutti!" Esclamai, cercando di essere il più convincente possibile. Sapevo che loro sapevano, ma preferii non dimostrare quanto veramente stessi male.

AGAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora