24.

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"Oh cavolo, Jared, non riesco a starti al passo!" Mi lamentai, affannata. Erano le otto e ventidue ed eravamo in ritardo, come sempre, avrei voluto aggiungere.

"Non stai facendo una passeggiata, Alison!" Borbottò, contrariato. "Siamo in ritardo e sai bene che la Robinson è dura." E, da una parte, aveva ragione. Per questo, cercai di accelerare il passo, mentre lui si lamentava del fatto che avesse una lumaca come migliore amica.

Evitai il suo commento, e, quando vidi il cancello della scuola, tirai un sospiro di sollievo. Quando però notai la faccia del preside alquanto aggrottata, risucchiai tutta l'aria che mi ero concessa di espellere. Lanciai una breve occhiata a Jared, per poi camminare verso il preside Walker.

"Bene, bene." Mormorò, incrociando le braccia sotto al petto. "Sapete che ora è, vero?" Domandò, inarcando un sopracciglio.

"Ci scusi, signor preside. Abbiamo avuto un contrattempo, e abbiamo cercato di fare il più veloce possibile." Mentì Jared, perché quella mattina non era andata proprio così.
Aveva dormito a casa mia, ed avevamo fatto una maratona di film per poi addormentarci alle quattro. Quando mia madre aveva spalancato la porta urlando quanto fosse tardi, ci eravamo alzati entrambi di scatto.

"Mh-mh, certo. Andate in classe e non fate più alcun ritardo, altrimenti sarò costretto a mettervi in punizione." Asserì, e lo ringraziai mentalmente. Così, con la borsa sulle spalle, ci avviammo entrambi verso la nostra aula. Come aveva detto Jared, la Robinson sapeva essere davvero dura se voleva, ed era intransigente sui ritardi. Così, dopo aver preso un bel respiro, bussai alla porta ed entrai, seguita a ruota dal mio amico.

In classe, durante quell'ora, regnava un silenzio tombale. Quando puntai i miei occhi in quelli dell'insegnante, la trovai a lanciarmi occhiate poco carine. "Thorne, siediti subito." Sputò acida, lanciandomi un'occhiataccia. Annuii subito, incamminandomi verso il mio banco, mentre ascoltavo le lamentele della prof rivolte a Jared.

In ogni caso, la lezione procedette in modo tranquillo. Ebbi modo di rispondere ad alcune domande e cercai di essere sicura di me stessa ogni qualvolta la Robinson me ne poneva una. Il ragazzo accanto a me mi chiese se avessi potuto rispiegargli l'argomento, ma lo liquidai con una scusa veloce. E no, non perché mi stesse antipatico, semplicemente perché non avevo voglia di tornare sull'argomento quando, a detta della prof, l'avevamo appena concluso e potevamo dedicarci ad altro.

Quando la campanella suonò, raccolsi tutte le mie cose e scappai fuori dall'aula.
"Hey, Al, aspettami!" Urlò Jared, affannato. Mi voltai verso lui, alzando un sopracciglio e facendomi spuntare un ghigno sulle labbra.

"Chi è la lumaca, adesso?" Lo presi in giro, scoppiando a ridere.

"Te la faccio vedere io la lumaca!" Gridò, cominciando a correre nella mia direzione. Iniziai a scappare velocemente, facendomi spazio tra il fiume di studenti che la popolava il corridoio.

"Non mi prenderai!" Dissi, tra una risata e l'altra. Purtroppo per me e per fortuna per lui, andai a sbattere contro qualcuno alto il doppio di me.

Quando riconobbi il suo profumo, alzai lo sguardo verso il paio di occhi verdi che conoscevo da una vita. E, come di consueto, rimasi lì a fissarli. Forse per troppo tempo, o magari per poco.
Comunque, non ebbi tempo di soffermarmici più di tanto, perché Jared posò le sue braccia sui miei fianchi, alzandomi da terra e facendomi fare una giravolta.

"Lasciami!" Gridai, scoppiando a ridere un'altra volta. Quando toccai di nuovo coi piedi per terra, mi voltai verso di lui, dandogli dei colpi sul petto.

"Oh, spero di non aver interrotto niente di importante." Affermò, quando si rese conto della presenza di Davis. Lanciò uno sguardo ad entrambi, per poi farsi spuntare un sorrisetto malizioso.

AGAINDove le storie prendono vita. Scoprilo ora