Capitolo 7°~ Battaglia persa

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Nico's Pov

Il secondo mese di gravidanza di Will è quasi finito ed un po'di pancia inizia già a farsi vedere. Si può definire, dagli ematomi viola e rossi che ha sul corpo, che le violenze continuano e dato che inizia a diventare sempre più magro, senza però sgonfiare le sue curve, temo che le brutalità subite stiano influendo sul suo modo di essere. Conobbi Will anche fuori dal palazzo, infatti, quando l'ho visto, mi è sembrato subito un volto familiare.
Prima che fosse scelto il biondo era un ragazzo solare e gentile; lo è ancora ma sta perdendo, giustamente, la sua solarità. Will prima era in grado di far sorridere ogni bambino che curava, adesso invece non è capace nemmeno a sorridere lui. Poche volte l'ho visto sorridere adesso come faceva una volta; inoltre era diventato afefofobico (N/a paura del contatto fisico), ogni volta che lo tocco di spalle o anche quando stiamo insieme, anche se solo provo a toccarlo, ritrae la mano spaventato o ha dei piccoli e brevi attacchi di asma.
Mi sto dirigendo da mio padre per chiedergli di portare Will con me al viaggio di affari che farò al confine tra le due terre dei miei cugini: Percy e Jason.

Appena arrivo davanti alla sala del trono sento delle urla ed inizio a temere il peggio, ma quando vado ad aprire il portone che mi separa da quelle grida furiose vedo che al posto del mio biondo c'è un piccolo omega dai capelli corvini e lunghi fino alla metà del collo piangere. Cazzo. Mio padre è proprio stronzo. Quel bambino dovrà avere almeno undici o dodici anni.
Dagli occhi neri come la pece continuano a uscire calde lacrime che gli rigano il volto dalla pelle diafana mentre continua a subire i suoi colpi violenti.
"Padre!" Intervengo facendolo fermare.
"Che cazzo vuoi!" Mi urla lui di rimando.
"Devo parlarle di una cosa" dico io deciso.
"Non vedi che sono occupato?" Dice lui prendendo l'omega per l'avambraccio.
"Ti sbarazzo subito di questo "problema" dico io avvicinandomi al corvino che intanto indietreggia ad ogni mio passo.
Lo prendo io per il braccio strappandolo con forza dalle mani sudice di mio padre, costringendolo ad alzarsi, e lo porto fuori dalla sala.
"V-voi volete uccciderm-mi?" Domanda balbettando.
"Come ti chiami?" Domando io senza rispondere alla sua domanda.
"Charlie" risponde ancora scosso dai singhiozzi.
"Ok Charlie" inizio ascugandogli una lacrima
"Smetti di piangere e dimmi perché lo stai facendo" dico deciso ma con un tono dolce.
"I-il signore m-mi ha chiamato per... N-non lo s-so... F-farneticava qualcosa s-sulla violenza." Dice lui non smettendo di balbettare.
"Poi p-però ha iniz-iato a p-picchiarmi perché s-sono balbuziente e... E lui la trovava fastidiosa come cosa e-e allora." Continuava il piccolino.
"Tranquillo mi hai detto abbastanza. Ora vai nella tua stanza o dal tuo alfa e tranquillizzati. Ok?"
Lui annuisce vigorosamente e risponde: "Si! G-grazie signor-e"
E si allontana. Non so come mio padre riescano ad odiare le persone che balbettano. Io le trovo carine.
Ritorno nella sala del trono e mio padre è lì ad aspettarmi con uno sguardo che dire infuriato sembra un eufemismo.
"Allora" inizia lui. "Di cosa mi vuoi parlare, Nicolas"

Cavolo.

Era da tanto che non mi chiamava così.

"T-ti volevo chiedere... Per quel viaggio di affari... Posso portare Will con me?" Chiedo insicuro. Lui mi guarda stranito e poi dice:
"Fammi capire... Prima porti Will dal dottore poi vuoi portarlo con te... Mi nascondi qualcosa Nicolas?"
Merda. Perché continua a chiamarmi così?
"No padre. Non lo farei mai. Io ho pieno rispetto per voi."
In questo momento mi viene da ridere per l'enorme puttanata che ho detto.
"E io dovrei crederti dopo quello che è successo con Elizabeth?"
"Non vorrei mettere in mezzo questo discorso padre"
"Io invece sì. Ascolta bene le mie parole. Fai un passo falso e tu e la fighettina finite come Beth"
Minuti infiniti di silenzio.
"Non ho ingravidato Will, ma anche se fosse, cosa ci sarebbe di male?" Sbotto
"Il fatto che stai diventando genitore con una puttana!" Mi urla lui di rimando.
"Will non è una puttana!"
"E allora come mai si fa scopare da tutti nel castello? E comunque ti ho già proposto un sacco di principi e principesse, come mai le rifiuti?"

"Primo perché sono gay e tutti i principi che mi hai presentato mi facevano schifo! Secondo ho capito che Will è l'omega della mia vita e quindi ho il dovere di proteggerlo, portandolo con me lo proteggerò al meglio, da te e dagli altri alfa arrapati che non vedono l'ora di infilare il loro cazzo in un buco."
"Beh... Anche Elizabeth era l'omega della tua vita eppure...non hai fatto un buon lavoro... Comunque l'ho detto e lo ribadisco... Non puoi portare Will con te!"
Sento le lacrime pizzicare gli occhi ma non voglio mostrarmi debole a lui.
Non potevo rispondergli a tono perché se no avrebbe fatto una carneficina.

Esco sbattendomi la porta alle spalle. Non me ne frega niente se non mi vuole far portare il biondino. Io lo porterò in un modo o nell'altro con me, perché lo amo e non permetterò a niente e nessuno di torcergli un capello.

Mi avvio verso la stanza del mio amato ricciolino per poi fermarlo davanti alla porta. Busso ed entro anche se non mi ha risposto.
Lo vedo girato di spalle alla porta.

Forse non mi ha sentito...

Lo abbraccio da dietro accarezandogli il ventre appena gonfio. Lui sussulta girandosi di scatto con gli occhi pieni di paura ed il fiato irregolare.
"Hey piccolo..." Dico strofinando il mio naso sul suo. Lo vedo sorridere tranquillizzandosi e mi si scioglie il cuore a quel sorriso sincero.
"Che cosa ha detto vostro padre, Signore?" Chiede flebilmente.
Mi si spegne il sorriso.
"Ehm... Vedi William... Lui ha detto che non posso portati con me."
I suoi occhi si riempiono di lacrime. Da quando è incinto è sempre più sensibile.
"Hey... Non piangere..." Dico ascugandogli una lacrima che gli riga la sua guancia rossa e piena di lentiggini.
"Mi inventerò qualcosa. Ti porterò con me. Lo prometto"
Lo prometto, ti porterò con me.
Lo prometto, ti farò ritornare il sorriso.
Lo prometto, la nostra famiglia sarà sicura.
Lo prometto, renderò i miei figli felici.

Lo prometto, ti renderò felice.

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