Il triangolo delle bugie

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Christian

-di questi passi non finirò mai!- sbuffo facendo cadere a terra gli scatoloni pieni di documenti

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-di questi passi non finirò mai!- sbuffo facendo cadere a terra gli scatoloni pieni di documenti. Passo una mano sulla mia fronte grondante di sudore e mi lascio cadere sulla poltrona in pelle nera di Thomas. Osservo lo studio che man mano prende corpo, ho sistemato alcune bottiglie di liquore su dei ripiani scavati nei muri e un tavolo da bigliardo. E sempre stato un gioco che mi aiuta a riflettere e a rilassarmi, oltre alla corsa e alla box. Stiracchio i muscoli delle spalle indolenziti e inizio a riordinare i documenti che c'erano nei scatoloni. La vibrazione del mio cellulare inizia a far tremare il portapenne già abbastanza esposto fino a farlo cadere a terra. Sblocco la chiamata e sbuffando per l'ennesima volta mi abbasso con gli avambracci sulle gambe e il cellulare tra la spalla e l'orecchio.
-chiunque tu stai non è momento!- sbotto infastidito mentre raccolgo le penne.

-si Christian anche io solo felice di sentirti!- ride Antony dall'altro capo del telefono

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-si Christian anche io solo felice di sentirti!- ride Antony dall'altro capo del telefono.
-sono chiuso dalle quattro di questo pomeriggio del cazzo a sistemare questa merda di ufficio, e tu dovresti essere qui ad aiutarmi, come se non bastasse ho appena scoperto che il figlio di Thomas e un perfetto idiota pezzo di merda, quindi o la smetti di fare l'idiota e mi dici cosa vuoi o...- cerco di allungarmi con la mano per raccogliere una matita finta sotto la scrivania ma estraggo qualcos'altro.
-Hey calma amico! Volevo solo chiederti se potresti venire a prendere il tuo vecchio all'aeroporto- osservo la chiave che ho tra le mani curioso. Mi alzo posando il portapenne più in dentro e rigiro quella chiave tra le mani. Cosa potrà mai aprire?
-Christin ci sei!!!- la voce di Antony mi desta dai miei pensieri.
-quindi sei già arrivato?- Chiedo tirando un sospiro.
-si, ora potresti muovere le tue chiappe e venirmi a prendere!- alza il tono di voce.
-Okay, sarò lì tra poco- chiudo la chiamata, osservo ogni angolo di questo studio per capire cosa potrebbe aprire questa chiave, ma mi sfugge. Il mio sguardo fluttua ancora per qualche istante prima di prendere le chiavi dell'auto e scendere in garage. L'aria di Seattle inizia a farmi male, quando sono solo, la maggior parte delle volte mi viene sempre da pensarla. E ora ritornare dopo anni nella stessa città mi fa sentire così vicino a lei, ma allo stesso tempo così lontano... se solo non avessi perso il controllo a Cuba ora le cose sarebbero diverse.
-dannazione!- sbatto le mani contro il volante, cambio velocemente marcia e scarico la mia rabbia sull'acceleratore.
Parcheggio davanti all'aeroporto e ancora con il motore accesso apro la portiera e con lo sguardo cerco una china bionda insolita.
-Mahone sono qui!- Antony alza la mano e la sventola nella mia direzione.

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