Capitolo 13: Lapsus Freudiano

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—Lapsus freudiano, ovvero lo scivolone sulla buccia dell'inconscio. Il lapsus – un vocabolo latino che in genere viene tradotto con termini come errore o caduta – è stato interpretato da Freud con una chiave di lettura originale, che ha suscitato varie riflessioni sia sul versante teorico che su quello clinico. In linguaggio colloquiale, indica l'espressione a parole involontaria di una verità che si tenta di mantenere nascosta, persino a se stessi.—
Adrien sbuffò, chiudendo la pagina internet del dizionario con un sonoro "click" del mouse. Dopo aver pronunciato quella stramaledetta frase in cui affermava – esonerato da qualsiasi genere di dubbio – di provare amore nei confronti della sua compagna di classe, Plagg lo aveva deriso per un tempo che gli era sembrato interminabile, ma che in realtà era bastato alla lancetta dei secondi per intraprendere poco più di due giri dell'orologio. La divinità quantistica aveva concluso il suo sproloquio canzonatorio con la frase "E' un perfetto esempio di Lapsus Freudiano, moccioso, fai qualche ricerca", il tutto accompagnato da risa espansive ed irritanti. Dunque, dopo una giornata scolastica a dir poco agonizzante, in cui non aveva fatto altro che agitarsi sulla sua sedia e perdere la già fioca attenzione nelle spiegazioni dei vari insegnanti, si era chiuso in camera, mettendosi subito alla ricerca di quei due termini che accostati in quel modo gli sarebbero sembrati privi di senso. In sostanza, le intenzioni dell'esserino millenario dalla lingua troppo lunga – per i suoi gusti – intendevano fare riferimento ad una frase che racchiudeva una pura verità che lui non sarebbe stato nemmeno in grado di ammettere a se stesso, a quanto pareva. Eppure il biondo era perfettamente al corrente che gli impulsi elettrici del suo cervello avessero avuto il totale intento di fare riferimento a Ladybug, come sua amata, non a Marinette. Era, perciò, quello il motivo per cui si ricorreva al termine "lapsus" – errore, caduta?
Come se il modello non ne avesse avuto a sufficienza, la sua mente era stata completamente assorbita dalle parole di Plagg e da quella sua rischiosa e sciocca affermazione, che non gli aveva nemmeno dato il permesso di ascoltare la spiegazione che Marinette aveva fornito a Nino, ad Alya e – avrebbe dovuto, perlomeno – a lui a proposito del suo comportamento di quella mattina con Luka. Dunque, ecco un altro motivo per sentirsi ansioso: le interazioni della bella corvina con il suo amico musicista. Gli erano parsi vicini – troppo, troppo vicini – quella mattina, così tanto da imprimere immagini vivide nella sua memoria a – si spera – medio termine, facendogli inevitabilmente temere che il cuore della ragazza fosse già stato monopolizzato da un altro.
«Basta!» sbuffò il biondo, alzandosi in piedi e portandosi le mani alla testa dolorante.
Era sfiancante rimanere chiuso nella sua stanza in cerca di risposte e a sospirar d'amore – per Ladybug, ovviamente. La supereroina non gli faceva visita da un bel pezzo, ma come biasimarla? Probabilmente si era resa conto che quei contatti fossero in qualche modo rischiosi per entrambi, perciò aveva deciso di tirarsi indietro. Era la cosa giusta da fare, dopotutto. Certo, la compagnia della giovane in rosso lo faceva sentire al settimo cielo, e le sue visite erano costantemente accolte ed apprezzate – a volte anche più del dovuto – ma restava il fatto che, sotto la maschera da felino, interagiva spesso con lei – durante le battaglie sul fronte Le Papillon e, soprattutto, in occasione delle ronde notturne per la capitale della Francia – perciò se lo sarebbe fatto bastare. In quel momento, desiderava vedere tutt'altra persona.
Quella volta, però, l'avrebbe approcciata diversamente: non poteva ricorrere, ogni volta, alla suit in pelle nera – e al povero, quanto piagnucoloso Plagg – per risolvere i suoi problemi.

Per quanto tentasse, non era in grado di costringere il suo cuore a rallentare i battiti. Era tutto troppo travolgente, ed il fatto di non indossare la caratteristica maschera del gatto più sicuro di sé e chiacchierone di tutta Parigi lo faceva sentire spoglio, di fronte ad un pubblico grondante di sguardi accusatori. Adrien prese un profondo respiro. Sarebbe andato tutto bene, finché avesse tenuto i nervi ben saldi e avesse preso in prestito un pizzico dell'atteggiamento spensierato del suo alter ego. Esitante, spinse la porta della boulangerie Dupain-Cheng per aprirla, venendo subito accolto dal tintinnio del campanello, affisso in modo che i proprietari si accorgessero di quando un cliente entrava o usciva dal negozio. Avrebbe potuto bussare alla porta di casa – con tutte le probabilità sarebbe stato accolto immediatamente da Marinette, invece di passare sotto gli sguardi curiosi dei coniugi Dupain-Cheng – ma addentrarsi nell'odore di dolci e pane fresco gli permetteva di tranquillizzarsi quanto bastava per calmare il suo bisogno di trattenere il fiato e di entrare in uno stato di asfissia o, al contrario, iperventilazione. Fortunatamente, Sabine non era impegnata con alcun cliente, in quel momento, perciò non gli avrebbe chiesto di attendere. «Buon pomeriggio, madame Dupain-Cheng.» la salutò cordialmente, chinando lievemente la testa.
«Oh, che piacere, Adrien!» gli sorrise immediatamente la donna, facendogli cenno di avvicinarsi al bancone. «Che cosa ti porta qui?» gli domandò, con dolcezza materna, che lui accolse a pieni polmoni, come una boccata d'aria fresca in un clima soffocante.
Il ragazzo si massaggiò la nuca, un sorriso imbarazzato che danzava sulle sue labbra. Era intenzionato a comprare qualcosa per due motivi principali: presentarsi alla boulangerie semplicemente per domandare informazioni sulla presenza o meno della figlia dei proprietari gli pareva scortese – soprattutto senza preavviso – e i dolci di Tom erano i migliori in città. «Potrei avere uno di quei croissant?» domandò, additando un piatto dei suddetti dolci esposti in vetrina.
La donna sorrise ed afferrò un piatto da quella che lui suppose essere una piccola credenza posta sotto al bancone, risvegliando la curiosità nella mente del biondo. Non avrebbe dovuto porgergli un sacchetto? Soppesò su quel pensiero: dopotutto, era lei la proprietaria del negozio e pertanto aveva ben in mente cosa fare. Quando, però, la donna gli porse l'oggetto in ceramica, che presentava due croissant fumanti, la lieve punta di curiosità si trasformò in stupore. Prima che il biondo potesse anche solo prendere fiato per dar voce alla sua perplessità, Sabine parlò: «Marinette è in camera sua, sentiti libero di rimanere quanto vuoi.»
Bersaglio colpito con una precisione micidiale. Era davvero così ovvio che il principale motivo per cui il ragazzo aveva raggiunto in tutta fretta la pasticceria fosse il bisogno di vedere la dolce moretta?
«Uh... io...» titubò il modello, cercando di abbozzare una frase di senso compiuto, nonostante non avesse la minima idea di come replicare.
«Vai, o i croissant si fredderanno.» rise comprensiva madame Dupain-Cheng, strizzando l'occhio in un'innocente presa in giro.
Adrien non pose fiducia nei suoi precari tentativi di inventare scuse che potessero far credere alla donna che non si fosse diretto alla boulangerie unicamente per far visita alla sua amica dai capelli corvini. Dopotutto, la sua principale e maggiore intenzione era proprio quella che lui cercava di celare.
«Grazie mille, madame.» pronunciò, offrendole l'accenno di un sorriso imbarazzato.
«Sabine.» puntualizzò la madre della sua cotta, da poco rivelatasi essere tale. «Chiamami pure Sabine.» gli concesse, mostrandogli un sorriso materno.
«Come desidera, Sabine.» acconsentì il biondo, sapendo in cuor suo che avrebbe continuato a riferirsi alla donna con l'appellativo di "madame", siccome la sua educazione gli aveva sempre imposto certe formalità, in presenza di adulti.
Scrollandosi di dosso quei pensieri, il giovane ringraziò che gli venisse permesso di attraversare la porta che conduceva all'appartamento della famiglia franco-cinese, il piatto di croissant dall'aroma invitante tra le mani.
«Avresti anche potuto farti offrire del camembert, da tua suocera, eh.» sbuffò Plagg, svolazzando fuori dal suo nascondiglio nella tasca interna della giacca leggera del modello di casa Agreste.
Il ragazzo sorvolò sul termine "suocera" con un'alzata d'occhi. «Prima di venire qui ti sei divorato un'intera confezione di formaggio, non fare l'ingordo.» lo rimproverò a voce bassa, in modo che la sua amica – ancora ben chiusa in camera sua ed ignara dei due intrusi nell'abitazione – non lo sentisse parlare apparentemente da solo.
«Sì, ma come sopravviverò alle vostre disgustose smancerie?» protestò, puerile, il kwami, incrociando le corte zampine al petto.
«Non ci sarà nessuna smanceria, puoi stare tranquillo.» ribatté il detentore del Miraculous del Gatto Nero, sbuffando, ma concedendosi un lieve rossore sulle guance.
«Immagino.» ironizzò la creaturina fluttuante, carezzandosi la coda. «Di sicuro sei venuto qui per fare i compiti.»
Adrien si lasciò andare ad un sospiro infastidito, ma non contestò, e fece qualche passo per l'appartamento, ammirando l'arredamento curato e modesto, che gli infondeva un senso di tepore e sicurezza, in grande contrasto con i brividi che gli provocava la freddezza marmorea di Villa Agreste.
«Ricorda, ragazzo: vacci piano.» ricominciò Plagg, svolazzando di fronte al viso del protetto con lo sguardo severo di un padre responsabile. «Niente lingua.»
«Plagg...» uggiolò il biondo, sentendo il calore prendere nuovamente spazio sulle sue guance.
«Va bene, va bene.» si arrese la divinità quantistica. «Possiamo fare un'eccezione, ma voglio che vi teniate i vestiti addosso.»
«Plagg!» sbottò, sottovoce, l'adolescente, premendosi una mano sul viso color vermiglio. «Sei indecente!» lo rimproverò, scuotendo spasmodicamente la testa.
«Ehi!» protestò la vocina del kwami della Distruzione, una nota indignata nel timbro acuto. «Tu metti la bocca sul collo della tua presunta amica e l'indecente sarei io?»

BUONASERA!

AVETE VISTO SANDBOY? S P E T T A C O L A R E !!!👏🏻

Tornando al capitolo... come potevo non mettere un po' di Adrienette? Beh, anche nel prossimo... NO SPOILER!⚠️

Mi dileguo, susu, spero vi sia piaciuto!

Alla prossima❤️

Call it what you want ~ Miraculous LadybugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora