Epilogo

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«Moccioso, guarda che ti sei addormentato.» una vocina s'intrufolò, rapida, nell'orecchio di Adrien, che contrasse le labbra in una smorfia, premendo il viso sulla schiena della giovane addormentata accanto a lui, in modo da bloccare quel fastidio. «Piantala di stritolare quella ragazza e vammi a cercare del camembert!»
Il biondo tentò con tutte le forze che aveva in corpo di ignorare quella voce petulante, ma non riuscì ad intrufolarsi nuovamente nel meraviglioso sogno di cui era stato il protagonista fino a poco più di un minuto prima, così sbuffò, aprendo gli occhi.
«Plagg, sta' zitto, una buona volta.» bofonchiò, la voce ancora impastata dal sonno, mentre sfregava le dita su una delle sue palpebre per scacciare la voglia di tornare a dormire. «Sai esattamente dove tengo il tuo formaggio, vai a prendertelo.»
La creaturina dal manto scuro sbuffò, assestando un pizzicotto sulla guancia del detentore del suo Miraculous, che gemette di dolore, già pronto a riservargli un insulto ben piazzato. «So dove tieni il camembert a casa tua, non qui!» protestò, incrociando le zampine al petto.
Adrien, sentendosi più sveglio, si guardò intorno e notò immediatamente l'abbondanza di rosa e nero che non aveva mai caratterizzato camera sua, oltre all'arredamento che faceva intendere che quella fosse la stanza di una ragazza.
La consapevolezza si fece strada tra le sue cellule cerebrali, riportando la sua mente ai ricordi più recenti: Marinette era la sua ragazza da due giorni e una notte, e stava riposando al suo fianco, il gracile corpo coperto da comodi abiti destinati ad essere utilizzati come pigiama, mentre lui indossava ancora i vestiti del giorno precedente, eccetto la maglietta, abbandonata da qualche parte, presumibilmente a causa del caldo.
«Mi sono addormentato!» esclamò, in un sussurro, una volta incanalati gli ultimi ricordi della sera precedente: impaziente di rivederla, dopo una giornata ricca di impegni quali un servizio fotografico di due ore e mezza, l'abituale allenamento di scherma ed una lunga lezione di piano, aveva vestito i panni del paladino di Parigi e si era fiondato a casa della sua ragazza. Aveva promesso a se stesso che sarebbe stata una breve visita – siccome sapeva di aver bisogno di riposo – ma era entrato nel mondo dei sogni dopo qualche discorso insensato e le lievi e dolci carezze della bella Dupain-Cheng.
«Volete fare silenzio, voi due?» borbottò la voce assonnata della ragazza dei suoi sogni, seguita da un lamento infastidito.
Adrien si voltò verso di lei e gli comparve un dolce sorriso in volto, nel notare quell'adorabile broncio che adornava il suo viso.
Marinette sbadigliò stancamente, alzandosi a sedere e passandosi una mano in viso, spostando lo sguardo sull'orologio da parete fissato al muro opposto: le sette meno cinque del mattino.
«Il tuo fidanzato, qui, mi vuole far morire di fame!» strepitò Plagg, drammatico, portandosi una zampetta sul piccolo stomaco, che brontolava in preda ai morsi della fame.
«Credimi, Plagg, se tu mai dovessi morire – spoiler: non è possibile, sei immortale – di sicuro l'ultimo motivo da biasimare sarebbe la fame.» intervenne Tikki, raggiungendo gli altri tre, mentre stendeva all'aria le corte zampine.
Prima che i due kwami cominciassero a battibeccare come una coppia di sposini, un gridolino strozzato trafisse l'atmosfera.
«C-che diamine ci fai mezzo nudo? V-vestiti!» strillò Marinette, colpendo con un cuscino il viso di Adrien, la precisione micidiale, premendosi poi entrambe le mani in viso.
Il biondo sbatté le palpebre, perplesso, dopodiché mise su il suo solito sorriso da Stregatto, afferrando entrambi gli esili polsi di lei tra le dita e facendo in modo di scoprire il suo volto arrossato. «Accecata dalla troppa bellezza, mon cœur?» ironizzò, piantandole un bacino sul naso.
«Quanto mi piacerebbe esserlo dalla modestia, ogni tanto.» sbuffò la corvina, tentando di mantenere un tono infastidito, ma la sua voce tremò leggermente, tradendola.
Il modello portò una delle sue mani alle proprie labbra, sfiorando le nocche con la bocca. «Non l'hai negato.» gongolò, carezzandole una guancia.
La quindicenne alzò gli occhi al cielo, sospirando, mentre un sorriso di resa si estendeva sul suo volto rosato. «Vado a prepararmi.» annunciò, scendendo la scaletta che conduceva al pavimento della sua camera, mentre passava le dita tra i suoi capelli corvini. «E dovresti farlo anche tu, se non vuoi fare tardi.» lo informò, già pronta a chiudersi in bagno in modo da approfittare delle sue due sveglie fatte ragazzo e kwami per vestirsi in tutta calma.
Forse – ma solo forse – avrebbe colto addirittura il tempo di rilassarsi qualche minuto in doccia, nonostante l'avesse già fatta la sera prima, giusto per darsi una rinfrescata di cui tutti necessitavano, a giudicare dal calore già abominevole, per essere appena il settimo giorno di giugno.
Tuttavia, aveva sottovalutato le intenzioni della mente tanto subdola quanto acuta del biondo, il quale si era nuovamente appropriato – seppur delicatamente – di uno dei suoi polsi, e l'aveva esortata a voltarsi verso di lui con un gesto rapido ma elegante, tipico del gatto di strada che contribuiva alla protezione di Parigi.
Non trovò nemmeno un ritaglio di tempo per arrossire alla vicinanza dei loro volti, poiché il contatto ancora poco familiare della bocca del modello contro la sua volle tenere un momento per sé, in cui l'attenzione andava rivolta a quel gesto, non alla reazione di lei.
Che appaia credibile o meno, non erano intercorsi numerosi scambi del genere, tra i due neofidanzati e probabilmente, da biasimare, erano la timidezza di lei e l'impazienza di parlare di lui, uniti al poco tempo in cui riuscivano a ricavare un momento in cui fossero soli – o quasi, considerata la costante presenza dei loro custodi dalle ridotte dimensioni.
Ad aggravare quella situazione, presenziava poi il fatto che nessuno, tranne i suddetti protettori, fosse a conoscenza della loro relazione appena sbocciata, siccome era necessario che, in primis, fossero loro a processare fino in fondo quella situazione troppo meravigliosa ed incredibile, per sembrare anche tangibile, prima che altre persone ne venissero a conoscenza.
Marinette si rese ben presto conto che quel bacio avrebbe toccato un nuovo livello, rispetto ai poco numerosi e casti contatti che avevano precedentemente sperimentato.
Sarebbe stato un vero e proprio Bacio con la B maiuscola che, chissà, magari avrebbe distrutto le sue speranze di riuscire ad entrare nella doccia, ma le avrebbe, in futuro, fatto pensare a quanto ne fosse valsa la pena.
Chiudendo gli occhi in modo da non fissare il vuoto e per concentrarsi su ciò che stava effettivamente avvenendo, si sentì accogliere tra le braccia del suo ragazzo e, tentennante, lasciò che le sue mani blandissero delicatamente il viso di lui, mentre le loro labbra si cercavano, lente, nel silenzio della Parigi mattutina. Le scintille bruciavano sotto alle palpebre di entrambi, facendo spazio alle loro emozioni, che avevano preso a fondersi in un miscuglio perfetto, ed accontentandosi di apparire come un lieve sottofondo, che ricopriva quel momento di magia.
Adrien non trattenne un lieve sorriso, sulle labbra della giovane, che tracciava, con movimenti delicati e morbidi, la linea della sua mascella, mentre la sentiva tremare fievolmente, di tanto in tanto, quasi stesse faticando ad incanalare tutti quei sentimenti in una volta sola.
Sorprendendo entrambi, fu proprio Marinette a caricarsi in spalla la responsabilità di approfondire quel bacio assonnato, tenero, schiudendo le labbra, mentre contribuiva ad incrementare il loro contatto dando una maggiore inclinazione alla testa. Le sue braccia circondarono il collo di lui e le sue piccole mani trovarono il loro posto preferito nella chioma spettinata e morbida di capelli dorati, mentre lei si vedeva ricambiato un movimento delle labbra.
«Nathalie...» cominciò la stilista, venendo interrotta dalla bocca di Adrien sulla sua. «... verrà a svegliarti tra poco.» concluse, sapendo di non riuscire a trovare la forza di concludere quel fatidico Bacio con la B maiuscola.
«Mh-hm...» grugnì, disinteressato, il biondo, che aveva appena richiamato a sé una scoperta che lo aveva colpito pochi giorni prima: avrebbe continuato a baciare quelle labbra per ore ed ore, se gli fosse stato possibile.
«Credi che ci daranno un taglio o continueranno a togliermi l'appetito?» sussurrò appena Plagg, seduto accanto alla sua compagna millenaria, sul cuscino del letto di Marinette.
«Da' loro ancora qualche minuto...» la kwami fece scivolare lo sguardo verso il basso, incorporando la sua protetta ed il giovane modello ancora impegnati a mostrare all'altro il loro amore, nel suo campo visivo. «... o qualche ora.»
Il dio dal manto scuro esalò un lamento inorridito. «La lingua si usa per assaporare il camembert, non per infilarla in bocca ad una povera ragazza inconsapevole.»
Tikki alzò gli occhi al cielo, sbuffando. «E la voce si usa per dire cose intelligenti, non per elogiare uno stupido formaggio.»
«Sei gelosa del camembert, sugar cube
«Nei tuoi sogni, stinky sock

Call it what you want ~ Miraculous LadybugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora