Capitolo 17: Dov'è Adrien?

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Dopo aver passato il resto di una notte perlopiù insonne tra le braccia del compagno di combattimenti, la Marinette sotto mentite spoglie si era costretta ad abbandonare l'ospedale verso le sei di mattina, quando il sole aveva accennato il principio della sua salita verso il cielo limpido, velando di rosa le ormai spente luci della città dell'amore. Aveva salutato in un sussurro la forma dormiente di Chat Noir, decidendo di non svegliarlo, dopodiché si era gettata nel vuoto, recuperando poi la stabilità grazie al suo yo-yo. Si era preparata in tutta fretta ed aveva lasciato a Tikki un numero maggiore di biscotti, rispetto a quelli che questa era abituata a ricevere, in modo da ringraziarla per tutti gli sforzi a cui si era sottoposta per permetterle di stare accanto al suo partner.
E, in quel momento, in piedi al fianco di Nino ed Alya a due passi dall'ingresso scolastico, non poteva credere alle sue orecchie.
«Che cosa vuol dire che Adrien è scomparso?»
Il deejay si massaggiò la nuca con la mano, esalando un sospiro impensierito. «L'assistente di suo padre ha chiamato a casa mia verso le cinque di mattina, per chiedere se fosse da noi.» ammise, scuotendo la testa.
«Hanno chiamato anche me.» confermò Alya, lo sguardo preoccupato.
Non era possibile. Prima, Chat Noir veniva ricoverato in ospedale con una ferita alla testa e adesso, Adrien era scomparso senza lasciare traccia.
Un momento.
La corvina si portò una mano alle labbra, permettendo a quel pensiero assurdo di farsi strada nella sua mente abbondante di informazioni. Bizzarro come poteva sembrare, la giovane si sentì di associare – fosse anche solo per un secondo – la figura della sua cotta a quella del suo partner. Era un pensiero troppo intricato, forse ridicolo e che innescava diverse reazioni nella mente priva di riposo della povera aspirante stilista.
«Sappiamo altro?» domandò, ansiosa di scavare più a fondo.
Sebbene quel nuovo paragone risultasse quasi impensabile, ormai aveva piantato le radici nel cervello della moretta, che aveva intenzione – ma anche una certa paura – di venirne a capo.
«Non molto...» ammise il moro, scuotendo la testa con fare sconfitto. «Solo che, apparentemente, tutti i suoi vestiti sono in casa, tranne il pigiama.»
Uscire in pigiama in un orario presumibilmente compreso tra la tarda notte e la mattina presto? Chi era in grado di concepire e mettere in atto un'idea simile?
Non risultava così bizzarro se ci si addentrava nel pensiero che, per il ragazzo, non fosse stato necessario badare ai vestiti perché coperti da qualcosa come un costume da supereroe. Marinette non si spiegava come la sua mente potesse star elaborando con tale serietà quell'idea totalmente assurda.
Adrien e Chat Noir? Mondi completamente diversi! Dolce ragazzo con atteggiamento da gentiluomo, immediatamente approvato dai suoi genitori, contro irritante flirt dalla parlantina maliziosa, che non si poneva limiti a parlare di ciò che chiunque avrebbe interpretato come una varietà singolare di doppi sensi. Caratteristiche fisiche simili, sì, ma non erano certo gli unici ragazzi a Parigi dai capelli biondi e gli occhi color smeraldo.
La campanella trillò rumorosamente, estirpando Marinette dai suoi pensieri.
«Andiamo.»

«Il Lucky Charm deve aver avuto effetto, dopotutto.» mormorò Ladybug, portando lo sguardo sullo yo-yo stretto nella sua mano destra.
Chat Noir ciondolava al suo fianco, camminando in cerchio sul tetto dell'edificio su cui si erano appartati per non essere colti dai soliti fan che spesso li atterravano di abbracci e richieste di selfie ed autografi. Quella mattina, verso le dieci, il dottore aveva esaminato personalmente le sue ferite, rimanendo estremamente sorpreso di non notare altro che una cicatrice appena visibile, nascosta tra i fili dorati dei suoi capelli, dove la notte prima aveva scorto una lesione di una serietà piuttosto importante. Non vedendo il bisogno di altra permanenza, aveva proposto al supereroe di lasciare l'ospedale, offerta che questi aveva immediatamente accolto, con una certa allegria. Il medico, tuttavia, lo aveva informato di aver bisogno di interagire con un tutore, che fosse a conoscenza del suo breve ricovero, siccome era piuttosto evidente che il biondo fosse ancora minorenne. Dopo diverse suppliche, però, Chat Noir aveva convinto l'uomo a dimetterlo senza bisogno di certe generalità, perché sapeva di non poter rivelare nulla a proposito della sua identità, nemmeno a chi aveva contribuito a curare le sue ferite.
«O forse è stata la forza del nostro amore, insettina.» ammiccò, rigirandosi il bastone tra le mani con aria maestrale.
«Nei tuoi sogni, micetto.» ridacchiò scherzosamente la coccinella, sedendosi a gambe incrociate sul tetto, invitando il compagno a fare lo stesso.
Questi obbedì, accomodandosi di fronte a lei ed assumendo la sua stessa posizione. «Allora?»
«Allora cosa?» proferì la corvina, aggrottando le sopracciglia da sotto la maschera.
«Mi sembra tanto lo scenario di una chiacchierata molto seria...» dedusse, mostrandole il migliore sorriso da Stregatto nel suo repertorio. «Hai finalmente intenzione di dichiararmi il tuo amore eterno?» ridacchiò rumorosamente quando la corvina gli colpì lievemente una spalla, sbuffando stizzita.
«Se davvero volessi dichiararmi a te, non lo farei su un tetto accessibile agli sguardi invadenti di tutta Parigi.» brontolò, incrociando le braccia al petto. «Non ha nulla di romantico.»
Sollevò con sospetto un sopracciglio quando il partner le offrì un sorrisetto smaliziato, e si preparò psicologicamente ad una battutina che reggesse la sfumatura del suo sguardo: «E' quello il vero motivo, my lady?» cominciò, abbandonando la sua posizione a gambe incrociate per avvicinarsi alla compagna. «Oppure prrreferisci un posto appartato perché non vuoi che proprio i due supereroi di Parigi gettino la capitale in uno scandalo mai visto prima?»
La ragazza gli spinse una mano contro il viso, sentendosi arrossire rapidamente. «Non hai proprio limiti, eh?» gracchiò, la voce più acuta di quanto si aspettasse.
«Questa mia qualità un giorno ti tornerà utile, ma coccinelle.» Chat Noir fece le fusa, per poi ritornare alla sua posizione precedente.
«F-fai il serio, stupido!» sbraitò Ladybug, gonfiando le guance dalle sfumature rossastre. «Sì, ho bisogno di parlarti e no, non ho intenzione di dichiararmi a te.» concluse, soffiando uno sbuffo esasperato.
«Sono tutt'orecchi, mia signora.» il sedicenne improvvisò una riverenza, prima di assumere uno sguardo leggermente più serio.
«Hai sentito che Adrien Agreste sembra scomparso?» buttò lì, quasi casualmente, la giovane, per nulla intenzionata a far trapelare ciò che desiderava ottenere, aprendo quel discorso.
Il ragazzo-gatto spalancò gli occhi dalla sorpresa, mentre l'accenno di un sapore d'angoscia impastava la sua bocca. Come aveva fatto a non pensarci prima? Nathalie doveva essere andata in camera sua, quella mattina, e non trovando sue tracce, aveva allertato suo padre, che, di sicuro, era andato su tutte le furie, ordinando al Gorilla di riportarlo a casa. Era, senza dubbio, la volta buona in cui il suo genitore l'avrebbe messo in punizione a vita. Era già uscito di casa senza permesso due volte consecutive, quasi tre anni prima, per sperare di frequentare anche solo un giorno di scuola, poi si era susseguito quel ventiquattro dicembre in cui, deluso dal comportamento scostante del padre anche durante quella prossimità al Natale, era uscito nella neve sotto le spoglie del supereroe felino di Parigi. La lista non terminava lì. C'era stata quella volta in cui – già in punizione, per giunta – aveva raggiunto la sua lady sul tetto su cui erano soliti ritrovarsi, in quanto lei aveva dichiarato di avere fondati sospetti sull'identità del loro nemico numero uno. Infine, il pomeriggio in cui era sgusciato via dalla sua camera per sperare di raggiungere il cinema ed assistere al lungometraggio che aveva visto sua madre protagonista, sapeva di essere già stato scoperto a pochi minuti dalla sua piccola fuga, causando – come se non fosse abbastanza – l'akumizzazione della sua guardia del corpo.
«Il modello?» fece, casuale, come se non sapesse nulla a proposito della sua stessa versione civile.
«Proprio lui.» rispose immediatamente la corvina, resa ancora più sospettosa dalla curiosa reazione del collega alla menzione del nome del ragazzo in questione.
«Ah... bene.» esalò il biondo, grattandosi la nuca, e distogliendo lo sguardo.
«Come sarebbe a dire "bene"?» sbottò la supereroina, scoccandogli un'occhiata indignata. «Un ragazzo sparisce e tu non sai dirmi altro?»
Il comportamento così bizzarro del partner stava innescando seri dubbi nella mente della paladina di Parigi. Non c'era motivo che lui si atteggiasse in quel modo, se non fosse stato perché lei lo aveva colto alla sprovvista, parlandogli di un ragazzo che poteva rivelarsi la sua versione civile.
«Beh, cosa pensi che possa fare? – l'eroe si mise sulla difensiva, stringendosi nelle spalle – quel ragazzo viene da una famiglia molto ricca, perciò lo staranno già cercando con tutti i mezzi necessari.»
Ladybug assottigliò gli occhi, diffidente. Ancora non comprendeva perché stesse sospettando con tutta quell'angoscia che il suo partner e la sua cotta fossero la stessa identica persona, ma aveva deciso di venirne a capo.
«Non credi che, in quanto difensori di Parigi, dovremmo dare un contributo alle ricerche?» continuò, imperterrita, giocherellando casualmente con le sue mani.
«Noi proteggiamo la città dai supercattivi, non ci occupiamo di persone scomparse.» le ricordò l'eroe, scuotendo la testa.
«Okay, che cos'hai contro di lui?» la giovane andò dritta al punto, piantandosi le mani sulle gambe.
Il biondo incrociò le braccia al petto. «Assolutamente nulla, semplicemente non credo che sia nostro dovere cercare un ragazzo che, in preda alla solitudine, ha deciso di staccarsi dal suo monotono stile di vita.»
Bingo.
«E tu come sai tutte queste cose sul suo conto?» fece, guardinga, la giovane coccinella, storcendo le labbra in una smorfia poco fidata.
Se la corvina fosse venuta a capo di quella storia e avesse scoperto che Adrien altri non era che l'alter ego di Chat Noir, si sarebbe messa ad urlare lì ed in quel momento.
Il gattone si pizzicò la lingua tra i denti, ben coperto dalle labbra serrate, e trattenne un'imprecazione.
Dannazione.

CATALYST VERRÀ TRASMESSO DOMANI E IO SONO PRONTISSIMA.

Anyway, vi è piaciuto il capitolo? Spero vivamente di sì !!!
Alla prossima❤️

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