Capitolo 10: Alya Holmes?

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Un'altra settimana aveva lasciato spazio allo sbocciare di metà aprile, e lo smarrimento aveva accompagnato Adrien per tutto il tempo, quasi avesse intenzione di spodestare Nino dal suo ruolo di migliore amico. Ladybug continuava a visitarlo, e quel momento era diventato la luce delle sue giornate. Non poteva pensare ad un pomeriggio in cui la ragazza non si presentava alla sua finestra con un sorriso smagliante e tanta voglia di chiacchierare. Più che un'abitudine, era diventato un bisogno. Allo stesso tempo, tuttavia, non era in grado di immaginare di entrare in classe e non vedere il tenero rossore sulle guance di Marinette mentre farfugliava qualche breve saluto a lui rivolto. Innamorato di Ladybug e profondamente attratto da Marinette... Plagg aveva trovato pane – o meglio, camembert – per i suoi denti. Non faceva altro che prenderlo in giro, da mattina a sera, sul fatto che fosse un casanova, che tenesse il piede in due scarpe e altre stupidaggini a cui cercava di non dare ascolto.
«Okay, Agreste. Spiegami questo.»
Adrien si ritrovò bruscamente strappato via dai suoi pensieri e riportato alla realtà da Alya, che gli stava sventolando il cellulare a pochi centimetri dal viso.
Mancavano circa dieci minuti alla campanella che avrebbe dato inizio alle lezioni di quella giornata, ed il modello si era trovato davanti la ragazza occhialuta, il suo migliore amico e la giovane per cui aveva da poco accettato di avere una cotta. Il biondo bloccò la mano ballerina dell'amica per osservare con chiarezza ciò che esponeva il suo telefono, e sgranò gli occhi. Era una fotografia scattata sicuramente la sera prima, che ritraeva Ladybug in procinto di entrare in camera sua. Era sicuro della data dello scatto perché, solitamente, la supereroina gli faceva visita il pomeriggio, mentre quella volta – scusandosi in ogni maniera possibile – si era presentata verso le nove di sera, dicendogli di aver incontrato un contrattempo.
«Ma che succede?» intervenne Nino, che sembrava non avere idea di ciò che stava succedendo, ed affiancò il suo amico per assistere a ciò che lo aveva ammutolito.
Marinette fu l'ultima a vedere quell'immagine, e trasalì, portandosi una mano alle labbra dischiuse in sbigottimento.
«Bro'?» quasi esclamò il deejay, spostando lo sguardo attonito sul suo amico, che non aveva idea di che parole far incespicare tra i suoi denti in sua difesa.
Si abbandonò ad una risatina acuta e dalla nota isterica, pregando ogni divinità conosciuta perché potesse riuscire a prendere tempo. Purtroppo, sapeva che ancora otto, lunghissimi e sicuramente atroci minuti lo separavano dalla tanto bramata interruzione di quel dibattito, dettata dalla prossima campanella.
«Allora?» incalzò Alya, uno sguardo di aspettativa e sospetto dietro alle sue spesse lenti da vista.
«Uhm... b-beh...» balbettò il modello, deglutendo nervosamente e quasi sperando di soffocarsi con la saliva per poter essere trasportato via e non venire costretto a soddisfare il bisogno di risposte che sapeva stesse attanagliando tutti e tre i suoi amici.
«Tutto quello che devi fare è dirmi cosa ci faceva Ladybug in camera tua alle nove e mezza di sera.» sentenziò, ferma, la blogger, portandosi una mano al fianco destro, mentre l'altra reggeva ancora il cellulare con la foto incriminata.
«L-lei... n-nulla... mi ha semplicemente fatto un saluto, siccome, non si sa perché, molti supercattivi sembrano avercela con me, quindi mi conosce.» si aggrappò a quella precaria scusa come un corridore fa con una bottiglietta d'acqua fresca in una giornata di pieno sole, dopo la maratona più lunga della sua vita.
«Un saluto...» sibilò la bruna, riponendo il dispositivo elettronico nella sua tasca. «Un saluto.» ripeté, incrociando le braccia al petto.
Adrien era seriamente spaventato dal cambiamento del tono di voce di quella ragazza che gli aveva sempre incusso un certo senso di timore, quando s'addentrava nel cappotto dello Sherlock Holmes dell'ultimo millennio.
«Sono rimasta lì per più di mezz'ora.» lo informò, esaminando con finto interesse le sue unghie curate. «E non l'ho più vista uscire. Ora, te lo chiederò un'ultima volta, biondino: che cosa ci faceva Ladybug in camera tua dalle nove e mezza di sera in poi?» se le parole fossero state capaci di uccidere, quel "biondino" tirato tra le labbra della castana avrebbe costretto la scuola a contattare un'agenzia di pompe funebri per il povero giovane modello.
Adrien giurò di poter sentire alle spalle il muro immaginario contro cui era stato inchiodato. «Io... lei... – inciampò sulle sue stesse parole – mi ha fatto visita perché sono stato di nuovo coinvolto in un attacco akuma e lei voleva assicurarsi che stessi bene.»
«Così tardi alla sera?»
«E' una supereroina che deve conciliare il lavoro di sorvegliare una metropoli, quello di mantenere un'identità segreta, di vivere una sana vita civile e di badare agli affari suoi. Chissà quanti impegni avrà.»
Alya sembrava ancora insoddisfatta, a giudicare dal suo cipiglio guardingo, e pareva essere ancora in cerca di risposte. «Per quanto tempo è rimasta?» lo interpellò nuovamente, storcendo le labbra.
Adrien sospirò, socchiudendo gli occhi e riflettendo sulle due principali opzioni che gli si paravano davanti: dirle la verità o inventarsi un'altra scusa. In tutta onestà, era stanco di aggiungere bugie e confusione a quella situazione già spinosa. «Tutta la notte.» ammise, pronto a distogliere lo sguardo per sentirsi leggermente più libero di arrossire d'imbarazzo, finché non sentì un leggero mormorio da parte di una ragazza da lui ben conosciuta. Marinette guardava il pavimento con le mani strette al petto, gli occhi e parte del viso nascosti dietro alla frangetta corvina, così che risultasse difficile – se non impossibile – agli altri di assistere a ciò che stava accadendo tra le emozioni che lasciava trasparire il suo viso. Sembrava l'unico ad aver notato quel particolare, quindi accantonò momentaneamente il pensiero e si preparò ad affrontare qualsiasi tipo di sfogo o reazione esagerata da parte della sua amica.
«Che cosa?!» sbraitò – per l'appunto – Alya, il viso segnato da un profondo sgomento, le labbra dischiuse in milioni di domande mai pronunciate e gli occhi sgranati a mostrare quanto fosse sorpresa.
Si riprese con una certa rapidità, scuotendo violentemente la testa e facendo così ondeggiare le ciocche castane. «Tu conosci la sua identità segreta?» gli puntò un dito malfidato contro, che lui osservò timoroso, come se fosse una spada accostata al suo petto.
«No.» si limitò a rispondere, indietreggiando brevemente.
«Sicuro?» azzardò ancora la blogger, stringendo le labbra in una smorfia poco convinta.
«Alya, non conosco la sua identità segreta.» il biondo prese coraggio e mise tutta la sua fermezza in quella frase, drizzando le spalle.
«E allora come fate...» Alya si prese una pausa, cominciando a gesticolare freneticamente con le mani, abbozzando una probabile azione mimata che nessuno tranne lei comprese. «Ma sì, come fate a... beh, hai capito, su.»
Oh.
Il modello sgranò gli occhi, dischiudendo involontariamente le labbra costernate. Prese fiato per parlare, ma un'altra voce fece il suo ingresso nella conversazione, spezzando quel silenzio tremendamente imbarazzante.
«Alya!» sbraitò Marinette, piantando una mano sulla spalla sinistra dell'amica, mentre una tinta scarlatta zampettava curiosamente sulle sue guance. «T-ti sembrano cose da chiedere?!» la rimproverò, quasi la blogger avesse indossato i panni della piccola Manon, a cui era scappata una parolaccia.
«N-non facciamo assolutamente niente, in ogni caso.» si affrettò a dichiarare il biondo, scuotendo la testa con talmente tanta enfasi che quasi sentì le vertigini.
«E allora che diamine avete fatto per tutta la notte?» domandò la castana, come se non avesse colto la reazione di entrambi i suoi migliori amici.
«Alya, credo tu stia esagerando.» intervenne anche Nino, coprendole le spalle con un braccio. «Mi sa che lo stai terrorizzando.» aggiunse, ridacchiando leggermente e additando il suo amico, che non aveva più idea di dove posare lo sguardo.
«Oh, andiamo!» fece Alya, una nota teatrale nel suo tono esasperato. «Il tuo amico, qui, passa la notte con Ladybug e quella che esagera sarei io?»
«Alya, stai tranquilla.» s'intromise nuovamente Marinette.
«Questa finisce dritta sul Ladyblog.» sentenziò, con una sicurezza micidiale, la blogger, riacchiappando il telefono.
«Sei pazza?!» l'apostrofò la corvina, poggiando una mano sul cellulare dell'amica per distogliere la sua attenzione dai movimenti fulminei delle sue dita su di esso. «Tu non la posterai da nessuna parte.» asserì, scuotendo la testa.
«Marinette, questo è uno scoop incredibile, lasciami fare.» protestò la bruna, tentando di allontanarsi dall'amica.
«Alya, ti rendi conto che il Ladyblog è accessibile a tutti?» la moretta si accinse nell'arduo compito di far ragionare la mente ostinata della sua compagna. «Se Papillon vedesse quella foto, potrebbe prendere di mira Adrien, perché sa che interagisce più volte del normale con Ladybug, è questo che vuoi?»
Alya concentrò gli organi visivi sull'aspirante fashion designer, le labbra leggermente dischiuse in stupore e indecisione. «Beh, non ci avevo pensato.» ammise, bloccando lo schermo del cellulare.
«Sei troppo impulsiva, a volte.» la rimproverò Marinette, le braccia conserte.
La bruna era in procinto di contestare, ma il trillo acuto e monotono della campanella d'inizio lezione s'interpose tra la sua volontà di controbattere e quella di ascoltare degli altri. Sospirò e lasciò correre, scrollando le spalle. Affiancò il suo ragazzo e con lui cominciò una lieve conversazione, addentrandosi tra le mura scolastiche. Nel frattempo, Adrien e Marinette li seguivano ad un paio di metri di distanza, immersi in un imbarazzante quanto scomodo silenzio.
«Grazie mille, Marinette.» fu il timido ringraziamento che lasciò le labbra del modello, mentre la sua mano destra massaggiava, imbarazzata, il suo collo.
La corvina annuì, sorridente. «Di nulla, Adrien.» quasi si sorprese di non aver tartagliato parole senza senso in momenti casuali del suo breve discorso.
«Non so cosa farei senza di te.» mormorò, più a se stesso che a lei, il biondo, curvando le labbra nell'accenno di un sorriso affettuoso.
Detto ciò, forse non ancora pronto ad assistere alla reazione dell'amica, accelerò di poco il passo, dandole la possibilità di affiancarlo nuovamente, ma allo stesso tempo non permettendole di accogliere il suo viso nel campo visivo.
Marinette spalancò la bocca, la sorpresa facilmente leggibile sul suo viso già arrossato. Non sapeva come avrebbe dovuto interpretare quella risposta, che le lasciò comunque una sensazione indubbiamente piacevole proprio al centro del petto. Si morse il labbro, sentendo l'amarezza macchiare quella nuova emozione, a cui si amalgamò perfettamente, dando vita ad un sapore agrodolce nella bocca della corvina. Se per Alya era stato facile cogliere in flagrante il suo sgattaiolare nella stanza della sua cotta, prima o poi quell'informazione si sarebbe diramata per tutta Parigi, precipitando inevitabilmente nelle mani sbagliate, se lei non avesse cessato in tempo.
Marinette sospirò, stringendo spasmodicamente una delle bretelle del suo zaino tra le dita.
Doveva fare la cosa giusta.
«Mi dispiace, Adrien...» sussurrò appena, entrando, anche lei, nell'istituto.


Alzi la mano chi ha una mente simile a quella di Alya🌚🙋‍♀️

Che cosa farà Marinette, adesso?🤔

Spero vi sia piaciuto!✨✨

Alla prossima❤️

Call it what you want ~ Miraculous LadybugDove le storie prendono vita. Scoprilo ora