Quando Alya si era svegliata, quel soleggiato sabato mattina, aveva afferrato il cellulare per controllare l'ora ed assicurarsi che non fosse troppo tardi per rimanere abbracciata al suo ragazzo, prima di autoimporsi di alzarsi dal letto. La giornata precedente, Nino l'aveva invitata a casa sua, dicendole di aver annullato l'uscita con il suo migliore amico perché questi gli aveva riferito di non sentirsi al pieno delle forze. La blogger non se l'era fatto ripetere due volte, ed aveva trascorso pomeriggio e nottata a casa Lahiffe, riuscendo a terminare con il suo fidanzato un'intera serie televisiva in quel lasso di tempo.
Ciò che catturò l'attenzione della bruna, quando questa osservò lo schermo del cellulare, non furono le cifre imponenti che dettavano l'orario, ma le numerose notifiche di messaggi che aveva ricevuto. L'aspirante giornalista sbloccò immediatamente il dispositivo, calando il pollice sull'icona che presentava novantacinque messaggi non letti, inviati tutti dalla stessa persona: Marinette. Solitamente, era Alya a bombardare l'amica di notifiche – specialmente se riguardavano particolari a proposito dei supereroi parigini – e proprio per quel motivo questa percepì l'agitazione invaderle prepotentemente il petto.
La prima ventina di messaggi presentavano il nome della giornalista in erba in maiuscolo, accompagnati da una decina di altri che recitavano lettere accostate in modo apparentemente casuale, a loro volta seguiti dal nome del ragazzo di cui l'amica era perdutamente innamorata, terminando con un'altra serie di parole prive di senso.
Doveva sicuramente essere successo qualcosa con Adrien. Tuttavia, quando aveva avuto luogo questo fantomatico avvenimento? Il biondo stesso aveva riferito a Nino di non sentirsi bene. Alya pose fine a quel turbine di domande digitando un unico messaggio alla sua migliore amica, riferendole che si sarebbe presentata sotto casa sua in meno di dieci minuti.
Si sfilò di dosso la maglia del suo ragazzo, che aveva preso in prestito come pigiama, e scivolò nei suoi abiti in tutta fretta. Schioccò un bacio a fior di labbra a Nino, che sollevò leggermente le palpebre assonnate.
«Tra poco Marinette impazzisce, sono sicura che c'entri Adrien, ma non ho idea di cosa possa essere successo.» mormorò, scherzosamente, scompigliando affettuosamente i capelli del fidanzato.
«Dovere di migliore amica?» sorrise il moro, la voce impastata dal sonno e rotta da uno sbadiglio.
«Esatto.» la bruna lo salutò con un bacio degno di essere chiamato tale, prima di alzarsi definitivamente in piedi. «Ti terrò aggiornato.» lo avvisò, recuperando la borsa dalla sedia su cui l'aveva poggiata la sera prima.
«Ci conto.»«Marinette...» pronunciò Alya, sentendo di essere sul punto di perdere la pazienza. «Sono dieci minuti che non dici una parola.» le ricordò, sospirando.
Una volta uscita dalla casa del suo fidanzato, la bruna si era impegnata a camminare il più velocemente possibile verso la boulangerie Dupain-Cheng, per ritrovarsi davanti una Marinette silenziosa e velata di rosso sulle guance, il viso segnato da quella che pareva essere stata una notte priva di sonno. Questa aveva a malapena trovato il coraggio di pronunciare un "Ciao" sconnesso ed appena udibile. A quel punto, le due si erano dirette in un bar del posto per consumare insieme la colazione, che avevano portato via per terminarla su una panchina agli argini della Senna.
La corvina prese un lungo sorso del milkshake che aveva ordinato, come se avesse il potere di trasmetterle la calma di cui aveva grande necessità.
E poi scoppiò.
Cominciò a sproloquiare freneticamente aneddoti privi di senso, interrotti da balbettii e mordere di labbra, provocando un lungo sospiro comprensivo da parte della giornalista in erba.
«Mari, calmati.» fece lei, con tono rasserenante, mentre le teneva entrambe le mani sulle spalle per infonderle sicurezza. «Sono io, stai tranquilla.»
«A-Ad... Ad-Adrien...» cominciò la moretta, prendendo fiato.
Ovviamente, la causa del ridursi dell'amica in un brodo di giuggiole balbettante e dal colore scarlatto era proprio il bell'Agreste.
«Immaginavo c'entrasse lui.» rifletté Alya, ad alta voce.
Tuttavia, non voleva ancora abbandonarsi al pensiero che il giovane modello avesse mentito a Nino. Non le sembrava il genere di ragazzo che raccontava frottole ai suoi amici, perché questi erano semplicemente troppo importanti per lui. Poteva anche darsi che il giovane dai capelli color grano avesse provocato indirettamente quella reazione fin troppo esagerata anche per la povera Marinette. Che fosse stato il protagonista di un servizio fotografico particolarmente provocante o che risultasse semplicemente troppo per la giovane moretta? La bruna non sentì di potersi aggrappare fermamente a quella possibilità, siccome era difficile che avessero selezionato un sedicenne per posare in abbigliamento intimo.
«L-lui ha... n-noi... e-ecco, io...» l'aspirante stilista si schiarì la voce, una mano accostata alle labbra.
«Eravate insieme, ieri?» Alya si affidò alla decisione di cercare di arrivare dritta al punto, siccome la sua amica non sembrava pronta per prendere le redini di quella conversazione.
Marinette non disse nulla, ma si limitò ad annuire, tremante.
Va bene, il subdolo Agreste aveva ingannato Nino con una menzogna. D'altra parte, la bruna sapeva di averlo già perdonato, in quanto la situazione faceva riferimento all'intenzione del biondo di passare del tempo con la quindicenne dai nervi a fior di pelle.
«E...?» incalzò, ora impaziente di affondare nei dettagli di quello che immaginava essere il pomeriggio precedente tra i suoi due migliori amici.
«E' venuto a casa mia...» soffiò la giovane, piantando le labbra sulla cannuccia della sua bevanda e bevendone un altro sorso. «Ma... n-non so perché... non che mi sia dispiaciuto! Sono solo... c-cioè...»
«Marinette, io non sono Adrien, potresti per cortesia fare uno sforzo e non balbettare ogni due parole?» buttò lì, cauta, la blogger, terminando ciò che rimaneva del suo caffellatte.
«Io volevo baciarlo.» annunciò – riempiendo i polmoni di ossigeno – la mora, giocherellando con la buffa cannuccia rosa.
«Tesoro, tu vuoi sempre baciarlo.» le rammentò la blogger, picchiettandosi la tempia con un dito.
«L-lo so, solo che...»
Siccome Alya la conosceva probabilmente meglio di chiunque altro, era perfettamente in grado di intuire che Marinette si stava impegnando con una certa fatica a continuare la frase, ma senza successo.
«Non... non avrei mai pensato che la cosa fosse reciproca...» pigolò appena la corvina, lo sguardo basso sulla sua bibita ancora non terminata, suscitando lo sbigottimento e la confusione della Ladyblogger.
«Eh?» gracidò questa, assottigliando gli occhi in due fessure, come a voler incorporare quell'informazione che le era stata spinta tra le mani dalla sua dolce migliore amica.
«Lui... m-mi ha detto che v-voleva baciarmi.» riuscì a tartagliare la povera moretta, le guance rosse d'imbarazzo e le labbra martoriate di smarrimento e sovrabbondanza di eventi accaduti troppo in fretta.
L'esaltazione risalì rapidamente nel corpo della giovane giornalista, aggrappandosi ad ogni fibra del suo essere e rischiando di schizzare fuori da tutti i pori presenti sulla sua pelle. «Davvero?!» sbottò, permettendo ad un sorriso di tirare prepotentemente i muscoli del suo viso.
L'aspirante fashion designer sorseggiò a lungo il suo milkshake, annuendo debolmente.
«Spero proprio che tu l'abbia accontentato.» fece, spiccia, Alya, incrociando le braccia al seno.
Sentì tutto quell'entusiasmo scivolare via dal suo petto quando la compagna scosse la testa. «Mia madre è entrata poco prima che... beh, lo sai...»
La castana scattò repentinamente in piedi, facendo sobbalzare quell'ammasso di parole farfugliate ed imbarazzo che era la sua migliore amica. «Andiamo al centro adozioni, convincerò i miei ad accoglierti in casa come figlia acquisita – chiuse il petto nella presa delle braccia – posso dare le due piccole pesti ai tuoi, sorellina.»
La corvina scoppiò a ridere, non mostrandosi tesa per la prima volta in quella mattinata intera. «Per quanto la proposta mi sembri allettante, i dolci di mio padre mi mancherebbero troppo.»
Le due si concessero altri scambi di battutine ironiche – che terminarono con una lunga sessione di risate – guadagnandosi sguardi smarriti da parte dei signori anziani che passeggiavano loro accanto per apprezzare lo sbocciare di una fresca giornata di maggio.
«Un attimo...» Alya si lasciò andare a quell'intervento, portando una mano avanti. «Quali erano le circostanze, prima che tua madre distruggesse i miei sogni?»
La vide scrollare le spalle con un timido sorriso. «Abbraccio della pace.» mormorò solo, lo sguardo incollato al vuoto, come se stesse rivivendo il momento che – la bruna lo sapeva – aveva avuto un che di magico ed un forte effetto nel cuore dal battito accelerato della sua amica.
«Ha osato profanare il sacro rituale dell'Abbraccio della Pace domandandoti un bacio? E' oltraggioso!» esordì, il tono che grondava di una musicalità teatrale, enfatizzando il nome dell'atto protagonista della loro attuale conversazione. «D'altra parte, sono molto tollerante, perciò chiuderò un occhio, ma solo perché tu sei coinvolta.»
«Ne sono lusingata.» asserì la fashion designer in erba, prima di abbandonarsi ad una nuova serie di risate.«Ch-Chat, guardami...» singhiozzò Ladybug, permettendo al partner di poggiare il volto stanco sulle sue gambe piegate e premute sul marciapiede freddo. «A-andrà tutto bene, te lo prometto.»
Quella notte, Marinette era stata bruscamente trascinata fuori dal suo sonno quando un boato e l'urlo agghiacciante di un dolore trattenuto senza successo si erano librati per l'aria parigina. Non si era nemmeno presa il disturbo di svegliarsi completamente, quando aveva intimato alla kwami della Fortuna di concederle di assumere le sembianze della coraggiosa Ladybug. Giunta alla fonte del suono terrificante, si era ritrovata davanti una scena che aveva colmato il suo corpo di orrore puro: Chat Noir era disteso a terra, oppresso dalle macerie fresche di ciò che restava di un edificio lì vicino, e subito le era saltato alla vista un rivolo scarlatto che scendeva da sotto le sue ciocche dorate, attraversandogli la tempia sinistra e rompendosi a terra. Un akumizzato dalla risata maniacale e gli occhi carmini iniettati di pura cattiveria le stava puntando contro uno scettro, mentre le urlava parole che lei non afferrò. La testa le pulsava di incoraggiamenti dediti a portare il suo partner ferito via di lì il prima possibile. La supereroina avrebbe di certo abbandonato la battaglia per prendersi cura del suo compagno di lotte, se il supercattivo non l'avesse attaccata. A quel punto, guidata da una ribollente ira, aveva combattuto con tutte le sue forze, ricorrendo per la prima volta ad una violenza sovrumana per sconfiggere il suo nuovo nemico. In pochi minuti, aveva purificato l'akuma e permesso alla calma ed al silenzio della notte di estendersi su tutta Parigi, ma non aveva controllato che l'uomo stesse bene, come era solita fare. La rabbia le pulsava ancora nelle vene, quando si accasciò per controllare personalmente la situazione del suo collega.
«M-my lady, sono solo un po' ammaccato.» il ragazzo tentò di ridacchiare, ma tutto ciò che produsse la sua gola fu un rauco lamento di dolore.
La giovane era scoppiata in lacrime non appena lo aveva soccorso, e si era resa conto che il potere del Miraculous Ladybug non aveva avuto molto effetto sul suo corpo ferito. La sua tuta era lacerata in più punti, che lasciavano intravedere tagli, lividi e lesioni di più generi, ma la ferita più pericolosa era sicuramente quella alla testa.
«Smettila, idiota!» gridò Ladybug, stringendo il ragazzo a sé in un abbraccio bisognoso, amareggiato, disperato. «Stai sanguinando e tutto quello che sai fare è innervosirmi con le tue stupide battute, irresponsabile che non sei altro!»
«L-Ladybug...» lo sentì mormorare, così riportò lo sguardo sui suoi occhi socchiusi e spenti, risucchiando un respiro timoroso.
La giovane guardò con orrore come le palpebre dell'eroe celarono le sue iridi smeraldine, chiudendosi in un lugubre silenzio.Non mi odiate, vi prego!😭
Va bene, ne avete motivo, siccome ho distrutto le vostre speranze di un bacio Adrienette e potrei aver ammazzato Chat, ma, andiamo, un po' di pietà!
A parte tutto, spero di cuore che vi sia piaciuto!☺️
Alla prossima❤️
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Call it what you want ~ Miraculous Ladybug
Fiksi Penggemar«Secondo te è strano che qualcuno possa innamorarsi due volte della stessa persona?» «Perché questa domanda?» «... perché a me è successo.» E' mai possibile che una semplice frase, qualche parola mugugnata in un'intonazione fievole, possa rivoluzion...